Riciclaggio internazionale, base a Napoli e soldi sporchi in Lituania: «Anche i vip nel mirino dei pm»

Tutto ruota intorno a Michele Scognamiglio, napoletano del 1973, formalmente residente in Lettonia

La conferenza con il procuratore Nicola Gratteri
La conferenza con il procuratore Nicola Gratteri
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16:45
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C'è un mondo intero in quei due fogli elettronici, in formato Excel. Ci sono i nomi di 6.127 clienti (tra persone fisiche e aziende), che avrebbero consegnato soldi di origine sospetta (comunque non dichiarati) per portarli al sicuro all'estero. Nomi di vip della finanza, di semplici artigiani o commercianti, di professionisti di riconosciuta esperienza, tra avvocati e fiscalisti, con una prevalenza di medici e chirurghi. È questo il quadro che emerge dall'inchiesta condotta all'alba di ieri mattina, sotto il coordinamento della Procura napoletana di Nicola Gratteri, che ha messo a frutto il lavoro del pool rappresentato dai pm Claudio Onorati, Maria Sofia Cozza, Silvio Pavia e Vincenzo Piscitelli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Milita. Anni di lavoro sotto traccia tra sequestri, intercettazioni e appostamenti dei finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria del colonnello Paolo Consiglio, per mettere a segno il blitz decisivo: è stata smantellata un'azienda di intermediazione finanziaria con sede a Portici, al settimo piano di un condominio borghese e riservato di via de Lauzieres, strettamente collegata con una banca d'affari a Vilnius in Lituania, ma anche con altri sportelli finanziari europei rigorosamente blindati da regimi fiscali speciali. Tutto ruota attorno alla «Trustcom financial Uab», gestita dal presunto organizzatore di un centro di riciclaggio internazionale: si chiama Michele Scognamiglio, napoletano del 1973, formalmente residente in Lettonia a Riga. Finisce in cella, assieme ai suoi presunti collaboratori, vale a dire Marco Spinola (Gallipoli, classe 1987), Gianluca Giordano, classe 1993, ma anche Rita Gargiulo, nata nel 1975 e residente a Portici, legata sentimentalmente allo stesso Scognamiglio. Finiscono agli arresti domiciliari invece, Concetta Maisto e Alessandro Orefice; mentre sono stati notificati obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria per Carmen Barbato e Felice Salomone.

Ma conviene partire da una premessa, che viene scandita dal procuratore Gratteri, ieri alla sua prima conferenza stampa da quando è insediato al Centro direzionale: «Con le nuove leggi non avremmo potuto ottenere questo risultato, arrivando a sequestrare milioni di euro e a bloccare flussi finanziari per due miliardi e 600 milioni».

Chiaro riferimento alla riforma della giustizia, che impone ai pm di chiedere il sequestro dei cellulari, che - a detta del procuratore - rischia di rallentare la macchina investigativa.

Ma entriamo nel merito del blitz. Tra i beni sequestrati vi sono 15 immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), quattro immobili a Riga in Lettonia (di cui due appartamenti di lusso), una villa ad Ercolano con piscina e campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht. E non è tutto. È stato eseguito il sequestro di oltre 25 milioni di euro, corrispondente al guadagno netto ottenuto dall'organizzazione attraverso il riciclaggio all'estero di somme superiori a 2,6 miliardi di euro. Un flusso d'affari ricostruito grazie all'analisi di centinaia di carte di credito e di schede telefoniche trovate nei caveaux dell'azienda con sede a Portici. Ma come si arriva a scoperchiare questo pentolone? Tutto nasce dall'inchiesta a carico di Luigi Scavone, ex patron di Alma spa, condannato per un'evasione fiscale di 70 milioni di euro (ma estraneo alle accuse odierne). Tornato in libertà dopo un periodo di detenzione cautelare, Scavone si sarebbe adoperato per parcellizzare la residua parte dell'enorme ricchezza accumulata in frode allo Stato (e detenuta anche all'estero) accantonandola con meccanismi di anonimizzazione. E si sarebbe rivolto a Michele Scognamiglio, mettendo involontariamente gli inquirenti sulle tracce di un giro di affari internazionale fondato sull'uso della moneta elettronica e sui rapporti con un istituto in Lituania. Scrive il gip Maria Laura Ciollaro, a proposito della porticese Trustcom: «Un laboratorio elettronico di spionaggio e controspionaggio», completamente blindato e a prova di intercettazioni. Il gruppo avrebbe addirittura usato tecnologia militare israeliana per eludere intercettazioni e controlli. Ieri notte, oltre a decine di schede Sim, telefoni cellulari, hard disk, laptop, timbri e documentazione inerente a società estere, sono state rinvenute due macchinette conta-soldi ed una macchinetta per realizzare pacchetti sottovuoto (per pressare le banconote), nonché una cassaforte che è stato possibile aprire solo con l'ausilio dei Vigili del Fuoco, al cui interno erano occultati 210.110 euro divisi in mazzette sottovuoto e così ripartiti. Sono spuntate anche armi da fuoco e di precisione. 

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Nel corso del blitz è stato scoperto un file composto da due fogli denominati “For natural person” e “For legal person”, contenenti le liste dei titolari di conti Trustcom, la società finita nel mirino della Procura. Si tratta, complessivamente, di circa 6.127 clienti. Ma chi è il patron di questa colossale operazione internazionale? Autore di una campagna pubblicitaria spregiudicata sui paradisi fiscali e società offshore («Esci dalla crisi, naviga in acque sicure», uno degli spot), tanto da pubblicare un libro sull'argomento: avrebbe ideato così un sistema aziendale votato a spacchettare e smaterializzare le riserve in nero. In che modo? In azienda, lavoravano 15 dipendenti (oggi indagati), che trasferivano i soldi all'estero. In cambio, i clienti ricevevamo carte di credito personalizzate (ogni card costava 750 euro) per accedere a un platfond e intascare soldi tramite sportelli bancari dedicati qui in Italia. Quando i clienti avevano bisogno di altri contanti, dall'Europa dell'Est partiva la staffetta di spalloni. In questo caso veri, quelli in carne e ossa, con le valigette tradizionali, con doppio fondo e soldi sotto vuoto. 

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