Sciopero studenti, corteo pro Palestina a Napoli: blitz alla sede di FdI

Lo slogan: «Stop al genocidio e stop alla riforma Valditara»

ll corteo pro Palestina a Napoli
ll corteo pro Palestina a Napoli
di Alessio Liberini
Venerdì 17 Novembre 2023, 16:59 - Ultimo agg. 22:32
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«Povertà educativa e sionismo. Tutto merito vostro. Stop genocidio e stop riforma Valditara». E' stato questo il testo dello striscione che ha aperto il partecipato corteo partito in mattinata da piazza Garibaldi per raggiungere, a suon di cori, fumogeni ed azioni di protesta, l’esterno della Regione Campania in via Santa Lucia.

In occasione della Giornata Internazionale degli Studenti, circa 500 scolari degli istituti di Napoli e provincia hanno percorso le vie del centro cittadino sfilando con bandiere e cartelli a favore del popolo palestinese. La manifestazione, promossa in tutta la Regione dall’Unione degli studenti della Campania, ha visto unire nelle sue rivendicazioni due questioni di grande interesse per i giovanissimi: il diritto allo studio e l’odierna crisi in Medio Oriente.

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Per entrambe le tematiche, gli studenti hanno rivolto aspre critiche verso l’attuale esecutivo, guidato dalla premier Giorgia Meloni. Una prima contestazione è stata messa in atto poco dopo la partenza, quando la marcia è arrivata al corso Umberto. Qui un gruppetto di attivisti della rete studentesca per la Palestina si è staccato dal corteo per raggiungere l’esterno della sede provinciale di Fratelli d’Italia - presidiata dalle forze dell’ordine – esponendo uno striscione che recitava «Governo Meloni criminale, chi si astiene è complice».

«Gli abbiamo ribadito che chi resta indifferente davanti a questo genocidio è complice ed ha le mani sporche di sangue – motiva Giulia, studentessa italo-palestinese – Il nostro Governo si è astenuto nel voto della risoluzione Onu che chiedeva una tregua umanitaria, ovvero lo stop ai bombardamenti su Gaza che al momento ha già procurato oltre 11mila morti di cui 5mila bambini».

Il dissenso è poi proseguito anche in piazza Bovio, dove un altro gruppo di studenti ha raggiunto il portone del palazzo che ospita la sede partenopea della compagnia di navigazione israeliana Zim. Accusata, dai manifestanti, di collaborare con lo stato ebraico tramite l’invio di armi dall’Europa verso la Terra Santa. «Fermiamo le navi della morte. Boycott Israel free Palestine», questo il testo dello striscione srotolato dinanzi il domicilio campano della compagnia al grido di «assassini in giacca e cravatta».

La stessa compagnia, inoltre, è stata al centro delle proteste anche questa mattina a Salerno.

Dove all’alba portuali e aderenti ai sindacati di Si Cobas e Usb hanno bloccato il varco di ingresso del porto per impedire l’ingresso dei tir che dovevano occuparsi del carico e scarico della Tyrrhenian Container, una nave della Zim appena attraccata in Campania e diretta ad Haifa che si occupa anche del traffico d'armi verso Israele.

Ad ogni modo, lo sciopero non ha comunque escluso le tante istanze legate ai diritti del mondo dell’istruzione: dal benessere piscologico, passando per l’edilizia scolastica fino alla convocazione della Conferenza regionale per il diritto allo studio. Quest’ultima richiesta, infatti, motiva il perché la mobilitazione odierna ha raggiunto, come tappa finale, Palazzo Santa Lucia.

«Lo scorso anno – racconta Anita Maglio dell’Uds della Campania – l’assessora Lucia Fortini, in occasione degli stati generali per la scuola pubblica campana, ci aveva promesso di convocare questa conferenza, sancita dalla legge regionale per il diritto allo studio all’articolo 10, ma ad oggi non siamo mai stati convocati. Anzi attendiamo ancora notizie dalla Regione».

L’Unione degli studenti della Campania, inoltre, in merito alle criticità legate alla “povertà educativa” ha scelto di invitare al corteo anche i diversi comitati cittadini per la difesa e l’estensione del reddito di cittadinanza, presenti oggi insieme agli studenti. «Quando una persona resta senza lavoro o non può lavorare – conclude Maglio – non viene intaccato solo il diritto al presente e alla dignità ma anche il diritto al futuro e allo studio perché se una famiglia non può arrivare a fine mese come si potrebbe mai permettere il costo dei libri scolastici per i propri figli?».

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