Scontri al corteo di Pisa, l’appello di 360 presidi di Napoli ma le scuole si dividono

Fuori dal coro i dirigenti dei licei più noti dall’Umberto al Mercalli fino al Sannazaro

Scontri al corteo di Pisa l’appello di 360 presidi di Napoli ma le scuole si dividono
Scontri al corteo di Pisa l’appello di 360 presidi di Napoli ma le scuole si dividono
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 26 Febbraio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:29
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La scuola della Campania reagisce e prende posizione dopo le cariche delle forze dell'ordine a Pisa, in cui 11 giovani sono rimasti feriti. Circa 360 dirigenti scolastici hanno firmato un appello per «il rispetto della libertà di manifestazione non violenta», condividendo un documento realizzato dai colleghi toscani, indirizzato al ministro per l’Istruzione Giuseppe Valditara e al direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Ettore Acerra. I presidi campani hanno quindi deciso di esprimere la propria posizione su quanto accaduto la scorsa settimana, tenendo bene a mente le parole del presidente Sergio Mattarella.

Nonostante i toni moderati, il documento appare divisivo: mancano le firme dei dirigenti scolastici di alcuni licei e istituti napoletani come Sannazaro, Umberto I, Mercalli, Vico, Pansini, Vittorio Emanuele-Garibaldi, Calamandrei, Gentileschi, Vittorini, Mazzini mentre sono presenti i colleghi del Genovesi, Sbordone, Fonseca, Alberti, Righi, Nitti, Curie, Ferraris, Caccioppoli, Margherita di Savoia e di tantissimi istituti comprensivi. Intanto, anche i docenti si muovono in difesa firmando una lettera aperta alle istituzioni sui fatti di Pisa e di Firenze su Change.org, che in poche ore ha raccolto l’adesione di circa 15 mila firme tra cui liceo Mercalli e l'Associazione La Principessa Azzurra Aps. 

I presidi firmatari hanno ammesso che «di fronte ai fatti avvenuti a Pisa è per noi impossibile rimanere inerti ma diventa un imperativo morale e civile prendere una netta posizione di condanna verso una così chiara e tangibile azione di violenza e repressione della libera manifestazione di pensiero. Vedere agenti in divisa della polizia di Stato aggredire e caricare giovani studenti fa rabbrividire ed è lontano da qualsiasi idea di Stato, di sicurezza, di sano rapporto con le istituzioni». 

Il fulcro del documento ruota intorno al compito quotidiano di far apprendere a tutti gli studenti «l’importanza del dialogo, della non violenza, della risoluzione di conflitti di ogni tipo. I fatti accaduti a Pisa - continua la nota - sono per noi una pagina buia delle Istituzioni che sarà difficile da spiegare nelle nostre classi. Difficile conciliare i valori che ogni giorno muovono la Scuola della Repubblica, la spinta all'impegno politico e civile, il difendere e seguire i propri ideali, l'essere accoglienti e fare comunità con i fatti a cui abbiamo dovuto assistere». E infine «come dirigenti dello Stato, come educatori, come cittadini chiediamo alle istituzioni che rappresentiamo e che ci rappresentano un chiaro segnale di distanza e condanna di quanto avvenuto ristabilendo con forza l'importanza e la necessità per le nostre ragazze e ragazzi di avere la certezza di poter liberamente e in sicurezza esprimere il proprio pensiero anche nella forma coraggiosa del dissenso».

«La scuola deve difendere uno dei principi cardine della Costituzione: il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero. Di fronte a episodi come quelli di Pisa e Firenze, avvertiamo l’esigenza di difendere i valori democratici e dobbiamo far sentire la nostra voce per risvegliare le coscienze nel condannare ogni violenza» ha detto Rosa Cassese, dirigente del Cimarosa di Napoli e reggente dell’onnicomprensivo di Lacedonia. Sulla stessa linea Giovanna Martano del Righi che ritiene «doveroso, come dirigente dello Stato ed educatrice della scuola, condannare l’uso della violenza e della repressione e difendere la libertà di opinione e di manifestazione». 

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Nessun commento sui colleghi che hanno scelto di non firmare il documento, ma sulla chat serpeggia amarezza, poiché «non ci aspettavamo fosse divisivo» ha commentato qualcuno. In altri casi, invece, si è andati oltre la firma sul documento condiviso, come fatto da Piero De Luca del Sauro-Errico-Pascoli che ha portato il tema al Collegio dei docenti «perché un dirigente può dare impulso, ma è sempre la comunità che dà forza», mentre «la stragrande maggioranza dei docenti» del liceo Mercalli ha firmato un documento simile su Change.org. Amarezza tra gli studenti per la mancata adesione dei propri dirigenti. «Credo che in questi casi non prendere posizione significhi fare un torto agli studenti. Il nucleo della questione è Pisa, i protagonisti sono gli studenti di Pisa, ma potevamo essere noi studenti di Napoli. Se non si agisce ora, dimostrando di essere solidali con i diretti interessati, la situazione potrebbe ripetersi e ripetersi ancora» ha ammesso Sofia, rappresentante del Sannazaro. «Non mi stupisce che non abbiano firmato. La sensazione è che la scuola cerchi di tenersi il più lontano possibile da ogni forma di contestazione anche quando le istituzioni si sono dimostrate violente e repressive. A scuola, meno parliamo di Palestina, meglio è: la parola genocidio non possiamo pronunciarla» commenta Marzia, rappresentante del Vico.