Uno si chiama Simone Cicalone, 50 anni, ex pugile. L’altro Mattia Faraoni, di anni ne ha 31 ed è campione del mondo di kickboxing. Entrambi romani, vengono da quartieri difficili e da qualche tempo li raccontano nei video sui social: è il mondo tosto e suggestivo di “Scuola di botte”, il nome del loro canale. Hanno un seguito enorme, 450 mila follower su Facebook, su YouTube 430 mila.
Hanno iniziato spiegando nei tutorial come usare le arti marziali al di là di ogni retorica, poi la loro missione si è convertita in una documentazione continua, seguitissima. Aria da duri e volti sorridenti, riprendono le periferie romane come quelle milanesi, l’hinterland foggiano e le tante Twin Peaks d’Italia, e poi i ghetti per migranti, i luoghi del degrado e le terre di nessuno. Hanno una passione per le stazioni: «Zone di frontiera e di passaggio, dove l’umanità si mischia e spesso si rivela nei suoi aspetti più crudi» spiegano. Nello scorso week end sono stati a Napoli per conoscere Porta Nolana e il mercato “ncoppa ‘e mura”, guidati dal regista partenopeo Gianmaria Fiorillo.
La tappa sotto il Vesuvio è un tripudio. Decine di napoletani li riconoscono e li fermano: contrabbandieri, venditori di magliette del Napoli "pezzotte", pescivendoli e donne dei bassi.
Si avvicina un ragazzo del Bangladesh e urla: «Sono un clandestino, qui a Napoli puoi campare anche con un euro al giorno, altro che il Nord», mettendo sotto l’obiettivo una busta sanguinolenta con del pesce. I due riprendono tutto senza censure. Sono affascinati dal disagio sociale e non hanno timore di nulla: entrano in un vicolo sporchissimo e intercettano una donna seduta su uno sgabello, lei spiega che il vicoletto è protetto da una Madonna che fa capolino da un’edicola votiva.
Fiorillo, 33 anni e da tempo ammiratore di "Scuola di botte", li trascina ovunque, sulla Marina e alle "case nuove", nelle tante periferie interne della città: «A Napoli ogni angolo nasconde una sorpresa» dice. A piazza Mercato, tra venditori di corde per i panari e fuochisti più o meno autorizzati, intercettano un senzatetto sdraiato a terra. La loro operatrice di fiducia, Evelina, lo rialza in ogni senso: lo intervista, gli offre da mangiare, poi Cicalone, “Cica” per tutti, chiude un accordo con i titolari di una salumeria, loro fan sfegatati, per un panino al giorno a beneficio del ragazzo. «A volte basta un caffè per cambiargli la giornata. Un gesto di calore, di vicinanza umana, è in grado di trasformare le cose».
La loro specialità è il confronto con i giovani, in questo sfiorano finalità sociali: «I ragazzi si lasciano incantare dai boss delle serie tv. Gli spieghiamo chi sono davvero i capoclan e la loro vita infame». Li seguono nella loro tappa napoletana due ragazzi, S.B. e D.I.. Vengono da quartieri tosti dell’hinterland ma stanno cercando di canalizzare le loro tensioni nella passione per il pugilato e per il cinema. Guardano Faraoni come si guarderebbe un dio, il campione li sprona a capire cosa fare della loro vita: «Datevi un obiettivo che vi attragga e che vi illumini il futuro. Solo così potete combattere l’apatia che fa cadere nel vuoto, nella droga, nella violenza».