Sting, show per i reclusi a Napoli: «Una grande emozione»

I detenuti gli regaleranno una chitarra fatta col legno dei barconi dei migranti

Sting
Sting
di Giuliana Covella
Mercoledì 26 Aprile 2023, 07:56 - Ultimo agg. 27 Aprile, 07:05
4 Minuti di Lettura

Un'imbarcazione simbolo di disperazione e - il più delle volte - di morte che diventa fotografia del riscatto di popoli e singoli individui. Così dai resti di un barcone sul quale in tanti immigrati sono naufragati finendo sulle coste siciliane è nato uno strumento musicale da donare ad una delle più grandi star internazionali: Sting. Al cantautore 71enne, arrivato ieri a Napoli in gran segreto, i detenuti di Secondigliano doneranno la chitarra che hanno creato con le loro mani all'interno del carcere nell'ambito di un ambizioso progetto, dal nome evocativo: Metamorfosi.

Un progetto per mutare il dolore in speranza promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti - sulla spinta dell'idea di Arnoldo Mosca Mondadori - in collaborazione con il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e l'Agenzia delle Accise, dogane e monopoli. In pratica attraverso lo sguardo verso chi è costretto a fuggire da Paesi in guerra e spesso trova la morte in mare ecco la "metamorfosi", quella del legno dei barconi trasportati dal molo Favarolo di Lampedusa in alcune carceri italiane tra cui Secondigliano, che vengono trasformati in strumenti musicali, oggetti di speranza e rinascita forgiati proprio dalle mani dei detenuti coinvolti nel progetto.

Super blindato Sting è sbarcato ieri a Napoli, accompagnato dalla moglie Trudie Styler per ricevere in dono una chitarra realizzata dai detenuti di Secondigliano che partecipano al progetto Metamorfosi, della onlus Casa dello Spirito e delle Arti.

Una chitarra "speciale", perché è stata costruita con il legno recuperato dai barconi naufragati a Lampedusa.

Video

Un materiale, dunque, che proviene da quei viaggi della speranza che purtroppo si concludono spesso in tragedia. Così l'artista ha mantenuto la promessa fatta tempo fa a padre Antonio Loffredo: tornare nel capoluogo campano per suonare dal vivo nel carcere di Secondigliano. Tutto però nella massima sicurezza, dato che si tratta di un evento legato a una finalità sociale. Il golden boy del rock, dall'alto dei suoi 17 Grammy e oltre 100 milioni di dischi, nutre - com'è noto - un amore infinito per l'Italia. E a Napoli riceverà (forse domani, ma l'agenda è ancora top secret) lo strumento musicale creato dai carcerati. Dopo il suo arrivo in città l'ex leader dei Police riceverà la prima chitarra realizzata dai maestri liutai del progetto Metamorfosi e dai detenuti di Secondigliano.

Un incontro con cui il cantante manterrà la parola data a padre Loffredo, ex parroco della Basilica del Rione Sanità che una sera a cena gli raccontò le iniziative della Fondazione San Gennaro. Un'occasione in cui i due parlarono della formazione di chi vive dietro le sbarre, della realizzazione di rosari, ostie e del laboratorio del legno da cui nascevano i violini. Una realtà di fronte la quale Sting sembrava incredulo, stando ai racconti di chi era presente alla serata: «Dalle barche nascono strumenti funzionanti? Va bene, allora vengo e ve li suono», fu la sua promessa. E, come si suol dire, ogni promessa è debito. Per l'attesissimo evento la popstar britannica suonerà anche "Fragile", uno dei suoi brani più celebri dedicato al giovane inerme Ben Linder, ucciso dai contras (gruppi armati controrivoluzionari) in Nicaragua, in una versione dal sapore carcerario che ha di recente riscritto. Una canzone che, eseguita con chitarra e quattro archi già registrati a Milano, celebra la non violenza e la poesia.

«Sarà una grande emozione per tutti - dice Rita Caprio, presidente della cooperativa L'Uomo e il legno che opera nel carcere di Secondigliano - come i detenuti che abbiamo in affidamento nella falegnameria nata da due mesi e quelli che lavorano all'orto di 2 ettari interno alla struttura, a dimostrazione che esistono progetti e percorsi che mirano al concreto reinserimento e recupero di chi sta scontando una pena in cella».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA