Unesco, il tour nel centro storico di Napoli: «Tanta bellezza ma troppi tesori negati»

«Ho capito perché l'Unesco ha scelto Napoli, qui convivono tante culture diverse di tanti secoli diversi»

Il tour dei delegati Unesco nel centro storico di Napoli
Il tour dei delegati Unesco nel centro storico di Napoli
di Luigi Roano
Mercoledì 29 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 30 Novembre, 07:30
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«Ho visitato la città e sono contento di averlo fatto: ho capito perché l'Unesco ha scelto Napoli, qui tante culture diverse di tanti secoli diversi convivono e poi i napoletani ci abitano e lo rendono vivo il centro storico» racconta Lazare Eloundou Assomo originario del Camerun con formazione universitaria francese, di Grenoble, giusto al confine con le Alpi italiane. Non un turista qualsiasi, ma il Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell'Unesco che ieri insieme ad altri delegati in rappresentanza di ben 194 Paesi si sono riunti a Palazzo reale per discutere come tutelare i centri storici dalla globalizzazione, dalla turistificazione e dalle sfide di queste nuovo millennio. Il Direttore non è deluso dall'avere trovato molti monumenti chiusi e osservato anche in alcuni casi il degrado che li circonda. Come davanti alla chiesa di Purgatorio ad Arco meglio nota come quella delle Capuzzelle. «Io non sto qui per giudicare - spiega Lazare Eloundou Assomo - Napoli è una città viva e attira così tanti turisti perché convivono più culture millenarie è questo lo spirito di Napoli e vale la pena di visitarla. E poi ho visto progetti in corso e progetti che l'Amministrazione ha messo in cantiere nel Centro storico Unesco». Il direttore guida una folta rappresentanza di delegati dei 194 Paesi con il bollino Unesco in un tour - organizzato dal Comune - che ha attraversato i Decumani, lunedì sera c'era già stata la visita alla mitica via dei pastori San Gregorio Armeno, fatto tappa all'esterno di monumenti come Cappella Sansevero chiusa o Cappella Pignatelli ai lati del Corpo di Napoli fruibile e in carico al Suor Orsola Benincasa, ma per visitarla bisogna prenotarsi per tempo e dunque sbarrata ai delegati, per arrivare come tappa finale al Duomo dove il mistero di San Gennaro è stato difficilissimo da spiegare anche per le brave guide che hanno accompagnato i delegati. Come si fa a spiegare l'adorazione del sangue e il legame dei napoletani con il liquido rosso del Patrono in poche battute? Certo è che i delegati nella Cappella dedicata a San Gennaro sono rimasti a bocca aperta. Intoppi piccoli e grandi che non hanno guastato la magia del tour né le sue fascinazioni, un sentimento laico e molto lontano dal cliché che vuole a tutti i costi una città dove tutto è per forza unico e inimitabile i delegati si sono goduti la città senza pregiudizi. E la goduria è stata tanta. 

Per esempio due delegate nigeriane - la stessa nazionalità di Victor Osimhen il nostro superbomber che qualcuno pure lo vorrebbe sotto la tutela Unesco - si interrogano: «Con così tante chiese che ci circondano è impossibile non tornare a casa senza sentirsi cattoliche» precisando che loro cattoliche lo sono. L'attenta guida nostrana ha subito ricordato che a Napoli le chiese sono la bellezza di 380. «Studierò il rapporto che avete voi napoletani con i morti è impressionante sembra che i morti stiano con voi anche dopo essere trapassati» spiega invece l'esperta in marketing turistico sudafricana dell'Unesco Siphuxolo Mazwi.

Che evidentemente è rimasta impressionata dalla Chiesa delle Capuzzelle al cui ingresso ci sono teschi di bronzo e ben visibili sotto il pavimento gli scolatoi per i cadaveri. Venerati ancora oggi dai napoletani che accendono lumini, fanno preghiere e chiedono grazie e miracoli.

Un tour nel centro storico tra luoghi d'arte, tradizione, curiosità e tesori. Una delle poche tappe con visita guidata è stata all'ex Ospedale della Pace - siamo in via Tribunali lato Castel Capuano - dove il professor Gennaro Rispoli - che è anche consigliere comunale e Presidente dell'Osservatorio permanente sul Centro storico Unesco - è riuscito a installare nella sala del Lazzaretto un museo delle arti sanitarie. 

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Lungo il tragitto i gruppi accompagnati dalle guide si sono soffermati a visitare le maggiori chiese come quella del Gesù Nuovo e la Basilica di Santa Chiara, non il chiostro e il monastero perché il rigido protocollo e le misure di sicurezza molto stringenti ma mai invadenti non lo hanno consentito. Poi la meraviglia dei palazzi storici di Spaccanapoli, dove i segni della storia e delle varie dominazioni sono ben visibili: la Napoli greca, quella romana, spagnola e francese sono condensate in pochissimo spazio. Chiusura appetitosa al Made in Cloister - siamo a piazza De Nicola - dove un ricco buffet a base di taralli, pizze, alici fritte e altri piatti tipici hanno fatto fare ai delegati un viaggio nella storia della cucina napoletana, quella sì unica. 

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