Antonio Decaro, presidente dell'Associazione Comuni italiani: «Dal meteo al traffico, sindaci sulla graticola»

«Chi sbaglia deve pagare, non si dica che i sindaci vogliono che venga cancellato il reato di abuso d'ufficio»

I sindaci Antonio Decaro e Gaetano Manfredi
I sindaci Antonio Decaro e Gaetano Manfredi
di Dario Sautto
Mercoledì 14 Giugno 2023, 10:00
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«Il 93% dei sindaci indagati per abuso d'ufficio non va neanche a processo. Questo reato non va cancellato, ma servono confini certi entro i quali i sindaci possano muoversi. E come Anci abbiamo già scritto alla premier Giorgia Meloni per discutere del terzo mandato: questa limitazione, che non hanno i parlamentari, esiste solo in Italia». Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente nazionale dell'Associazione Comuni italiani, ha lanciato da Caserta una serie di proposte al Governo, che riguardano anche il Pnrr, la semplificazione delle procedure e gli anticipi da fornire alle aziende che dovranno realizzare le opere già appaltate. Lo ha fatto durante l'incontro con i sindaci della Campania che si è tenuto ieri mattina al Real Belvedere di San Leucio, assemblea sulle «emergenze ambientali, economiche e sociali» presieduta dalla segretaria nazionale Veronica Nicotra, coordinata dal presidente di Anci Campania, Carlo Marino, con il segretario regionale campano Nello D'Auria.

Ma al centro dell'agenda di Decaro ci sono anche due temi spinosi. Ad esempio l'abuso d'ufficio...
«Sì, ma non si dica che i sindaci vogliono che venga cancellato il reato.

Chi sbaglia, deve pagare. L'Anci chiede al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al viceministro Francesco Paolo Sisto solo di riconsiderare i confini entro i quali chi ricopre un incarico politico possa muoversi. Non è possibile che i sindaci siano sempre i primi ad essere indagati anche per una buca in strada. Non deve esistere un reato di ruolo. Tanto più che il 93% dei sindaci indagati per abuso d'ufficio non finisce neanche a processo».

Invece qual è la battaglia dell'Anci sul terzo mandato?
«Su questo tema il Parlamento ha paura. I sindaci sono gli unici politici a contatto diretto con i cittadini, vengono contattati per qualsiasi problema, criticati anche per la chiusura di una scuola per allerta meteo o per il troppo traffico. E per questo vanno tutelati e anche premiati, se fanno bene. Se, invece, non fanno bene o non portano a termine gli obiettivi, saranno le urne a decidere se un sindaco merita o meno un terzo mandato. Per questo ho scritto a Giorgia Meloni, anche perché solo noi e il Lussemburgo abbiamo un limite di mandati, che comunque per loro è di quattro».

Ma il tema centrale è il Pnrr. Quali sono le richieste avanzate al Governo?
«Innanzitutto la semplificazione e la velocizzazione dei pagamenti. I progetti ci sono, i fondi pure, ma va ridotta la burocrazia. Come per l'edilizia scolastica, va semplificata la procedura per le varie autorizzazioni: un'unica conferenza dei servizi e trenta giorni di tempo per la decisione. Come per il Pnrr, anche per le altre procedure, almeno fino al 2026. Inoltre, bisogna portare l'anticipazione di spesa dei Comuni dal 10 al 30% in modo che gli Enti che non hanno cassa possano pagare le ditte e far avviare i cantieri».

Anche perché ci sono tanti Comuni in difficoltà.
«Diversi Enti sono in crisi ed è aperto un tavolo tecnico al ministero dell'Interno. Bisogna usare tutti gli strumenti finanziari, come le anticipazioni di cassa e la perequazione, per evitare dissesto e predissesto. Provvedimenti straordinari, come fatto anche per Napoli e Torino».

Sul Pnrr i Comuni come si stanno comportando?
«I Comuni hanno bandito 41mila gare, dunque sui 40 miliardi in totale destinati ai Comuni ne sono stati assegnati 32-33, vuol dire che sono già in gara il 60% delle risorse. Inoltre, sugli asili nido siamo tra il 70 e l'85% delle gare completate, di cui la metà al Meridione. Abbiamo già speso 2,5 miliardi dei 6 stanziati per i piccoli interventi, che il Ministero addirittura rivuole indietro per un vincolo sui grandi appalti del Pnrr».

Come sta reagendo il sud Italia?
«Come i calabroni non potrebbero volare, i Comuni del Sud non sarebbero in grado di progettare. Eppure lo fanno e anche bene. C'è una classe dirigente competente e i Comuni sono amministrati bene. Ora chiediamo solo ciò che ci spetta. Va bene l'idea di collegare Calabria e Sicilia con il ponte sullo Stretto, ma in città come Napoli, Bari e le loro periferie la gente vive e non vuole solo spostarsi. Servono piazze, giardini, parchi, luoghi di ritrovo. E poi sì, infrastrutture. Ad esempio è impensabile che non ci sia un collegamento ferroviario diretto proprio tra Napoli e Bari, che forse a luglio arriverà». 

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