Tutti in tenda, adulti e bambini, come in campeggio. Peccato che non sia una vacanza, che non si tratti di un momento di svago in famiglia e che la piazzola sia piazza Municipio, proprio davanti all'entrata monumentale di Palazzo San Giacomo.
La prima tenda è apparsa dal nulla due giorni fa: dentro alcune persone, anche dei bambini. La protesta è contro l'amministrazione comunale, e in generale contro le istituzioni locali, che non si sarebbero preoccupate di aiutare alcune famiglie sgomberate da un gruppo di appartamenti destinati all'abbattimento dopo quasi 30 anni. Si tratta di alcune case di via Traversa III Aria Nova, nel quartiere di Secondigliano.
E così, non sapendo dove andare, gli sfollati, hanno deciso di piantare una tenda per strada davanti al Comune di Napoli. Molte altre famiglie si sono barricate dentro le loro case per evitare che le ruspe facciano il loro dovere. «La situazione era nota da tempo - spiega Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania che ha denunciato il caso - È una bomba sociale pronta ad esplodere».
La questione non è certamente nata ieri: per emanare un'ordinanza di abbattimento esiste un iter piuttosto lungo e l'arrivo delle ruspe è solo l'ultimo atto. Tuttavia per otto famiglie, con bambini di tutte le età, dello stabile di via Traversa III Aria Nova l'iter si sarebbe concluso e le loro case dovranno essere abbattute. È così che, insieme ai loro bimbi, non sapendo dove andare, hanno passato la notte all'addiaccio, con il solo conforto di una tenda. «È assurdo che da un giorno all'altro quaranta persone sono state costrette a lasciare la casa in cui vivevano da anni» aggiunge Nappi, amareggiato per non avere avuto risposta dalle amministrazioni pur avendo segnalato il problema. L'auspicio è che le istituzioni si facciano carico di queste famiglie. «Chi ha ignorato la criticità e l'emergenza annunciata, o peggio ancora, conoscendola, non ha mosso un dito conclude il capogruppo adesso si attivi per mettere un tetto sulla testa di queste famiglie. Non ci sono più alibi».