Comune di Napoli, dopo il flop è tregua tra sindaco e maggioranza

Saltato il vertice con il centrosinistra, i capigruppo: vogliamo essere informati prima dei Consigli

Il Consiglio comunale
Il Consiglio comunale
di Luigi Roano
Martedì 31 Ottobre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 1 Novembre, 08:18
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Mettiamola così: è stata siglata in ogni caso una tregua armata tra il sindaco Gaetano Manfredi e buona parte della sua maggioranza. Le parti continueranno insieme, ma il feeling a oggi non è più quello di due anni fa e nemmeno del 2022 ci sarà da lavorare per l’ex rettore e l’assessora Teresa Armato che ha la delega più politica della squadra di Manfredi, quella ai rapporti con il Consiglio comunale.

La Armato si è prodigata molto in questi giorni per mettere a punto il vertice di maggioranza, saltato poi all’ultimo momento e spostato al 2 novembre perché i capigruppo erano impegnati con i disoccupati delle sigle storiche che hanno occupato il palazzo del Consiglio comunale. Dovevano essere ricevuti dalla ministra del Lavoro Marina Calderone, incontro annullato anche questo all’ultimo momento. Un contesto nel quale per motivi di opportunità il sindaco ha ritenuto giusto raccogliere il suggerimento di Sergio D’Angelo, consigliere della Sinistra, di posticipare il vertice. Manfredi a quel punto si è attaccato al telefono per cercare di riannodare le fila delle trattativa tra Governo e disoccupati. La vertenza riguarda i senza lavoro del Movimento 7 Novembre e dal Comitato 167 Scampia. Che già 5 giorni fa occuparono gli uffici di Forza Italia. Quel giorno Salvatore Guangi di Fi annunciò - dopo ore di trattativa - che oggi si sarebbe dovuto tenere un incontro con il deputato Durigon sulla vicenda dei disoccupati.

Ma perché si doveva tenere il vertice di maggioranza? Lo sgambetto al sindaco del 17 ottobre - il giorno dopo il bilancio dei primi due anni di mandato - quando volutamente la maggioranza non si presentò in Consiglio comunale facendo mancare il numero legale - c’era la necessità di arrotondare la cifra politica della coalizione e anche quella umana. Incontro che Manfredi ha a sua volta aveva posticipato a ieri perché prima ha chiamato al senso di responsabilità i suoi consiglieri. Ovvero, ritornare subito in Consiglio e approvare tra le altre delibere il bilancio consolidato. Una prova di fedeltà riuscita non in pieno - siamo a lunedì scorso - tanto che dopo 11 ore di dibattito e 12 delibere approvate i lavori poco più di una settimana fa sono comunque finiti traumaticamente perché è venuto a mancare ancora una volta il numero legale. 

I consiglieri vogliono essere informati e presi maggiormente in considerazione sulle decisioni della giunta e non vogliono più arrivare in Aula per alzare la mano e votare sì alle delibere, ma condividere le scelte in maniera più profonda. Idee chiare sul messaggio da recapitare al sindaco però non è bastato per convincere Claudio Cecere del M5S. «Dopo quello che è successo in Aula nell’ultima seduta - racconta il pentastellato - dove solo per chiedere che fine avessero fatto i fondi del maxi emendamento al bilancio, circa 4 milioni, sono stato sostanzialmente zittito allora penso sia inutile partecipare a questi vertici.

Non ho ricevuto una telefonata e nessun cenno che potesse farmi capire che gli atteggiamenti cambieranno. Resto in maggioranza e sarò ancora più attento nel sollecitare il sindaco e la giunta a fare le cose come si deve». 

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Manfredi in questi giorni ha incontrato molti esponenti dei gruppi moderati che guardano all’area riformista perché anche da quel settore sono arrivato segnali di difficoltà. Non a caso il 17 fu Massimo Cilenti di “Napoli libera” a far mancare il numero legale. I centristi sono un segmento politico che a Manfredi sta molto a cuore e anche loro dopo il flop furono critici e decisi nel chiedere all’ex rettore un incontro. Stesso discorso per quello che riguarda il rapporto con la sinistra, insomma se quella di ieri doveva essere una giornata per chiarire bene le posizioni in campo, anche se il vertice non si è tenuto ha delineato lo stesso diversi scenari a medio termine. Il primo è che senza il vertice non sono da escludere altri sgambetti al sindaco. Il secondo è che comunque la tregua armata è l’unica opzione possibile nel contesto attuale dove in molti stanno con la testa alla campagna elettorale per le Europee che potrebbero cambiare gli equilibri dentro i partiti del centrosinistra e dunque a cascata anche a Napoli, una delle grandi realtà governate dal polo progressista e riformista. 
 

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