Vicesindaco a Napoli, ore decisive: ​in corsa quattro assessori

Vicesindaco a Napoli, ore decisive: in corsa quattro assessori
di Luigi Roano
Martedì 26 Luglio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 27 Luglio, 08:02
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Annusa il trappolone politico il sindaco Gaetano Manfredi e prima di farsi tirare per la giacca mette le mani avanti: «Non mi candido alle elezioni politiche. I napoletani mi hanno votato per fare il sindaco di Napoli, ho un impegno con loro che onorerò e mi concentrerò al massimo su Napoli facendo rispettare a livello nazionale i bisogni e le necessità della nostra città e del Mezzogiorno». Così l’ex rettore dopo la chiamata alle armi del segretario del Pd Enrico Letta che ha chiesto a tutti i sindaci - quelli dem - di candidarsi. Manfredi - per ora - non vuole indossare magliette di partito, vuole avere mani libere ed essere uno dei centri del polo riformista e progressista. 

Basti pensare che all’assemblea contro la camorra organizzata dai dem a Ponticelli a cui parteciperà avrebbe chiesto di limitare i simboli di partito. Nulla contro i dem, anzi, ma l’ex rettore deve risolvere problemi in casa sua e non sono semplici. Deve sostituire la povera Mia Filippone scomparsa prematuramente lasciando vuota la poltrona di vicesindaco.

E poi deve nominare un nuovo assessore che deve essere donna per mantenere almeno le quote rosa al 40% nella sua giunta come prescrive la legge. Questo lo scenario in cui si sta muovendo Manfredi tenendo presenti i nuovi equilibri nazionali, nella sostanza, la fine del “campo largo” cioè l’alleanza tra Pd e M5S e la scissione dei pentastellati con la nascita in Consiglio comunale e nelle sua maggioranza di “Insieme per il futuro” che fa capo al ministro Luigi Di Maio. 

Sul vicesindaco Manfredi vuole accelerare, la scommessa è farlo entro le prossime 72 ore e secondo quello che filtra da piazza Municipio sarà un interno, uno o una della giunta. In quattro si giocano la partita. Sono gli assessori Teresa Armato (Pd) che ha la delega al turismo, Pier Paolo Baretta (Bilancio) che non ha la tessera dem ma è un tecnico di quell’area, Edoardo Cosenza (Infrastrutture) e la titolare dell’Urbanistica - delega delicatissima - Laura Lieto, che ha le sue idee politiche ma nessuna tessera in tasca. E proprio perché non riconducibile a nessun partito sarebbe in vantaggio in questa corsa a quattro. Lo stesso metodo con il quale ha scelto la Filippone, del resto, Manfredi lo ha utilizzato per scegliere la Lieto quando l’ha nominata assessore e ora potrebbe rimetterlo in campo per lanciarla come sua vice. «Stiamo facendo - dice al riguardo l’ex rettore - valutazioni in questi giorni. Abbiamo il tema della sostituzione di Mia Filippone, la cui scomparsa è stata una grande perdita e la nomina sarà effettuata nei prossimi giorni». 

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Resta sul tavolo il tema che alla giunta manca una pedina perché con la morte della Filippone c’è un assessore in meno e va sostituito e soprattutto deve essere donna per la questione delle quote rosa. In questo caso però Manfredi potrebbe prendere un po’ di tempo in più e aspettare magari il 21 agosto quando le liste per le politiche saranno chiuse e ci saranno moltissimi scontenti rimasti fuori dalle candidature. Non è un caso, infatti, che anche l’eterna chiusura delle giunte delle Municipalità, ne mancano ancora un paio, si sia nuovamente inceppata. Una cautela quella di Manfredi dovuta ai nuovi equilibri che si stanno profilando. Tant’è, uno dei ragionamenti potrebbe essere dare questa poltrona ai dimaiani che hanno tre consiglieri - come il M5S - e nessun assessore, mentre i pentastellati ne hanno due. Difficile fare nomi, però i dimaiani hanno in Consiglio comunale Flavia Sorrentino la capogruppo che potrebbe essere una opzione, tuttavia quando si pesca dall’Aula il rischio di fare saltare altri equilibri è grande. Come esterna gira il nome dell’ex direttore scolastico della Campania Luisa Franzese, suo nipote Francesco Iovino è consigliere regionale renziano. Manfredi cerca di smorzare attese e toni. «Ci sono state delle scelte diverse a livello nazionale sul sostegno al governo Draghi che ha portato a questa divisione tra Pd e M5S verso le elezioni. Credo che non ci saranno ricadute sul governo della città». 

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