Tessere Pd, lite tra Napoli e Roma: «Basta discriminazioni»

«Sono dispiaciuto per i militanti che si sono sentiti discriminati e si sono sentiti trattati in maniera diversa rispetto agli altri»

Pd, il pasticcio delle tessere
Pd, il pasticcio delle tessere
di Adolfo Pappalardo
Domenica 21 Gennaio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 19:55
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Doveva arrivare un chiarimento. Macché. E anche questa volta, ci risiamo, il Pd quando si tratta della Campania conquista le vette più alte del tafazzismo. Come se non bastasse già la vicenda dell'arresto di un ex dirigente di peso come Nicola Oddati, ora si mette anche la lettera di Oscar Taruffi, responsabile nazionale dell'organizzazione del partito dell'altro giorno. Risultato: i veleni appena sopiti sono diventati venti di rivolta. «Sono dispiaciuto per i militanti che si sono sentiti discriminati e si sono sentiti trattati in maniera diversa rispetto agli altri», dice sconsolato Peppe Annunziata, segretario dem di Napoli.

Un passo indietro.

Appena giovedì arriva una lettera da Roma ai segretari provinciali in cui si intima di procedere alle iscrizioni al partito solo via on-line e non in formato cartaceo nonostante una missiva di venti giorni prima chiedesse il contrario. Nonostante a scriverla sia sempre la stessa persona: Oscar Taruffi, appunto.

Perché la marcia indietro valida solo per la Campania? Perché l'ennesimo schiaffo ai militanti di questa regione? Da Roma farfugliano che lo stop nasce dall'allarme, presunto, di un boom anomalo di tessere. Poi la vicenda di Oddati, tenuta sotto silenzio dal partito come se non fosse stato per un quarto di secolo (e sino alla sospensione) un protagonista del partito, avrebbe fatto da acceleratore. Vero? Falso? Ieri, minacciosi, i segretari provinciali ne chiedono conto al commissario campano del partito Misiani in una lunga riunione. Il senatore dem, fedelissimo della Schlein, frena, cincischia: insomma prova a giustificarsi e smentisce che tutto sia legato alla vicenda di Oddati. E si tenta di buttarla sul pericolo di tesseramento anomalo delle ultime due settimane scatenando l'ira dei segretari. L'accusa, infatti, non viene supportata da numeri o circostanze. Nulla. E qui gli animi si scaldano. Tra Misiani che chiede di sapere il numero delle tessere cartacee fatte dal primo al 18 gennaio e i provinciali che non ci pensano proprio a tirare fuori gli elenchi. E anzi rilanciano con un'altra richiesta: accendere i riflettori sulle tessere dei giovani democratici che, specie nell'area flegrea, hanno avuto boom inaspettati. Insomma, muro contro muro.

Solo alla fine una mediazione: viene concordata una missiva di Taruffi in cui si dovrebbe chiarire come la richiesta del tesseramento on line solo per la Campania non c'entri nulla con la vicenda Oddati. Ma a ieri sera non arriva nulla da Roma nonostante i solleciti. «Napoli e le altre federazioni campane non hanno mai chiesto la proroga del tesseramento, né tanto meno hanno richiesto di fare il tesseramento in presenza. Abbiamo dovuto adeguarci alla circolare del 21 dicembre malvolentieri perché negando la proroga avremmo compresso il diritto dei cittadini a tesserarsi. E anche perché la modalità on line è stata chiusa il 31 dicembre», premette il segretario napoletano Annunziata che aggiunge: «Il problema deriva dalla mortificazione che i militanti dei circoli hanno subito vedendosi bloccare in maniera così brusca e senza una spiegazione adeguata. La maggior parte della nostra comunità vuole vivere la propria militanza politica in santa pace dedicandosi al partito, ai temi e ai territori. Le guerre interne invece non appassionano nessuno».

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Nel frattempo, da Bari, il governatore Vincenzo De Luca tira fendenti al suo partito e rilancia sul terzo mandato. «Il Pd deve essere un partito serio, rispettato e deve avere un programma politico tale da persuadere la maggioranza politica del Paese. Se l'obiettivo è governare l'Italia. Se l'obiettivo, invece, è dare vita a un partito che è una via di mezzo tra Lotta Continua e lo Zecchino d'Oro, va bene così...», attacca. Poi sulla sua terza corsa a Santa Lucia, chiarisce che non vuole accostamenti con il Veneto. «C'è un grande equivoco nel dibattito nazionale. Sto vedendo che parlano di terzo mandato a favore di Zaia ma lui il terzo lo sta già finendo. Gli serve fare il quarto, il quinto e il sesto...Noi non abbiamo problemi particolari, perché non abbiamo recepito una norma nazionale, quindi per quello che ci riguarda il terzo mandato scatta dopo il recepimento della norma nazionale. Quindi - aggiunge - noi andiamo avanti di qui all'eternità».

Intanto oggi a Perugia iniziativa del centrosinistra in vista delle prossime regionali. Un panel di discussione verterà tutto sul modello di alleanza a palazzo San Giacomo. E indovinate chi ne parleranno? L'ex presidente della Camera, l'ex grillino Roberto Fico, e Marco Sarracino, deputato dem e membro della segreteria nazionale. Due, non a caso, che sono assolutamente contrario al terzo mandato a palazzo Santa Lucia di Vincenzo De Luca. Che, sia chiaro, Pd o non Pd, non solo è già in campo ma è quasi impossibile possa fare marcia indietro. 

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