Terzo mandato, Salvini apre ma resta il gelo con De Luca

Da Benevento il vicepremier ribadisce il sì all’incarico più ampio per i governatori

Il vicepremier Matteo Salvini e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ieri nel Sannio
Il vicepremier Matteo Salvini e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ieri nel Sannio
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 18 Gennaio 2024, 23:58 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 18:59
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Per fortuna c’è un video che cristallizza tutto altrimenti sarebbe difficile credere al racconto. Ecco la scena: Matteo Salvini che assiste, contrito ma impassibile, con la pazienza di un monaco tibetano, al governatore Vincenzo De Luca mentre, accanto, vomita insulti contro ministri del governo e parlamentari della Lega. «Se dovessi tener conto di quello che ho sentito, dovrei rispondere ma non andrei mai via», replica secco il vicepremier. Punto. 

E pensare che, anche prima, sempre Salvini ha resistito alle domande velenose dei cronisti. «Viene prima l’unità del centrodestra», a chi gli chiede di Solinas in Sardegna che Fdi non vuole; «Via libera al terzo mandato», dice strizzando l’occhio a De Luca e, anzi, quando gli chiedono se siano più merito suo o del governatore campano i maxi lavori della diga di Campolattaro, il vicepremier usa parole al miele: «L’acqua è di tutti, i meriti sono di tutti». D’altronde Salvini nel Sannio, oltre che per un’iniziativa sulla sicurezza stradale e per un sopralluogo alla diga del Matese, è qui per una campagna di scouting in vista delle Europee. Incontra diversi imprenditori a pranzo, a cominciare dal patron del Benevento calcio Oreste Vigorito, in un ristorante dietro al teatro romano off limits per chiunque, grazie alla regia di Luigi Barone, presidente Asi ma soprattutto ex uomo di Clemente Mastella che è già con due piedi nella Lega.

Nel mezzo una visita, assolutamente privata, al pastificio Rummo per incontrare i vertici aziendali. 

«Ritengo che se un sindaco o un governatore lavora bene può essere ricandidato. Poi per me l’unità del centrodestra, della coalizione che hanno votato gli italiani, viene prima di logiche di partito o personali. Quindi decideremo tutti insieme», dice riferendosi a Solinas, il governatore uscente, caro alla Lega ma bocciato da Fdi. E pure sull’inchiesta che ha colpito il politico sardo due giorni fa, nessun attacco ai magistrati: «Su quello che fa la magistratura non faccio commenti, perché ne sono personalmente oggetto di attenzione quasi quotidiana: io sono a processo per aver bloccato gli sbarchi e rischio 15 anni. Diciamo che la riforma della giustizia servirà al Paese ed è urgente». Sull’Autonomia invece è tranchant: «Chi è contro soprattutto al Sud, non l’ha letta. Finalmente per la prima volta ci saranno livelli essenziali di prestazioni garantiti e uguali per tutti. Se oggi al Sud non ci sono gli stessi livelli di prestazioni, le stesse opportunità, gli stessi diritti che ci sono al Nord, non è per colpa dell’autonomia o della Lega. È colpa di qualche amministratore che non ha fatto il suo lavoro: ma con l’Autonomia alcuni governatori non potranno più dire che la colpa è di qualcun altro». 

In mezzo il terzo mandato su cui Salvini e la Lega, ben prima che servisse a Zaia nel Veneto, si sono sempre detti favorevoli. «È questione di democrazia, di libertà, se uno ha un sindaco bravo o un governatore bravo, perché devono andare a casa? Non c’è limite per parlamentari, senatori, ministri, se ho sindaco o governatore che mi porta scuola, strade, ospedali, ferrovie a livello di eccellenza lo devo rottamare?». E sul rischio di concentrazione di poteri per chi va oltre i dieci anni aggiunge: «Mettere un limite per legge su questo per me è sbagliato e il governo non rischia sul terzo mandato: si va avanti per la legislatura e per i prossimi cinque anni». Insomma, in questo momento, Salvini è il miglior alleato di De Luca sul terzo mandato. E viceversa. Anche se per ragioni diverse: il vicepremier vuole evitare che Zaia finito il lavoro in Veneto tenti di scalare il partito; l’ex sindaco di Salerno invece non vuole, come insiste il Pd, lasciare Santa Lucia come ha fatto qualche suo collega altrove. E pazienza se sull’Autonomia differenziata Salvini e Dd Luca non sono d’accordo. 

Video

Ma i due, quando si rivedono alla diga nel pomeriggio con alcuni amministratori locali, non discutono certo di Autonomia. Anzi è solo De Luca che mena fendenti a tutto spiano nonostante in platea ci siano anche parlamentari e sottosegretari della Lega (nell’ordine Gianpiero Zinzi, Pina Castiello e Claudio Durigon). Ma i primi strali sono per il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con cui l’altro giorno c’è stato uno scontro sulla capacità di spesa dei fondi Ue della Campania. «Abbiate rispetto dei dati: la certificazione è dell’autorità di gestione è quello il dato. E chi continua a mentire è un farabutto: parlamentare o ministro che sia», dice riferendosi proprio al titolare del Mic. Ma lo stesso aggettivo lo riserva anche al deputato casertano Zinzi e al sottosegretario Durigon, entrambi leghisti che, nelle scorse settimane, hanno fatto alcuni attacchi su De Luca. A partire dalla sanità e al fatto che l’Autonomia l’aveva chiesta proprio De Luca al ministro Calderoli.

«Sulla sanità campana dovete alzarvi in piedi quando ne parlate», alza il tono, quasi minacciando, sul primo punto; «Non capiscono niente, io chiedevo solo di velocizzare alcuni procedimenti e sburocratizzare», dice sul secondo aspetto. Salvini, accanto, intanto ascolta impassibile. Ma con le braccia incrociate al petto e livido in volto come se da lì a poco stia per esplodere. E rispondere a tono perché il vaso è colmo. Ma è di ghiaccio. Anche quando De Luca, ammorbidisce i toni, dopo un attacco al ministro Fitto, e chiede un aiuto: «Invito il vicepremier a risolvere queste questioni, a cominciare dallo sblocco dei fondi. È interesse nazionale». Salvini lo stoppa subito con un glaciale: «Qui parliamo solo della diga». 

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