Lavoro, reddito di base, salari, diritti dei lavoratori e dei cittadini, sono i temi del dibattito che si svolgerà sabato 20 gennaio alle 16.30 alla libreria Raffaello di via Kerbaker, 35, in occasione della presentazione del libro: «Reddito di base. Liberare il XXI secolo» a cura di Andrea Fumagalli, Sandro Gobetti, Cristina Morini, Rachele Serino e Momo Edizioni 2021.
Alla iniziativa saranno presenti gli autori Rachele Serino e Sandro Gobetti, presidente dell’associazione Bin Italia.
I saluti sono di Mariella Vitale, Vicepresidente RED Reddito Europa Diritti e di Andrea Serra, responsabile della campagna «Lavoro se» Diem25.
La presentazione del libro è organizzata dalle associazioni RED Reddito Europa Diritti e Diem25 Italia.
«Tenere acceso il dibattito sulla necessità di un reddito di base universale e incondizionato è un dovere – è la posizione di Andrea Serra, responsabile della campagna Lavoro se di Diem25 - L’inarrestabile aumento delle povertà, i cambiamenti negli stili di vita, le nuove esigenze personali e sociali, l’impatto delle tecnologie sono tra le cose che ci convincono che bisogna abbandonare gli schemi del lavoro e della società del Novecento.
«Parlare di Reddito di base in Italia, dove i salari sono diminuiti anziché aumentare, dove il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa e in area OCSE, e i tassi di povertà, abbandono scolastico ed emigrazione sono tra i più pesanti, è quanto mai opportuno e tempestivo – afferma Mariella Vitale, Vicepresidente RED Reddito Europa Diritti - Farlo a Napoli, dove decine di migliaia di persone sono rimaste prive di un sussidio per la disoccupazione di lungo periodo e ogni giorno vanno a ingrossare il numero già alto di senzatetto è ancor più urgente».
«La questione oggi aperta non è più «se» un reddito di base – dichiarano gli autori del libro - ma eventualmente rinnovare i tanti «perché» ricalibrandoli sullo stato di salute del mondo e della comunità umana, immaginare il «come» per costruire esperienze possibili, rivendicare il «fine» della libertà e della giustizia sociale, ma soprattutto imporre il «quando», perché «non possiamo più rimandare l’esistenza a dopo».