Al teatro San Ferdinando Lunetta Savino è «La madre» di Florian Zeller

In programma dal 14 marzo sino a domenica 24

Lunetta Savino
Lunetta Savino
Venerdì 8 Marzo 2024, 21:41
3 Minuti di Lettura

Lunetta Savino in scena al Teatro San Ferdinando. Da giovedì 14 a domenica 24 marzo la popolare attrice di teatro, cinema e televisione interpreta La Madre del francese Florian Zeller (Premio Oscar per il film d’esordio “The Father – Nulla è come sembra”) con Andrea Renzi, Niccolò Ferrero, Chiarastella Sorrentino, con la regia di Marcello Cotugno

La madre è il primo “capitolo” di una “feroce” trilogia teatrale dell’acclamato drammaturgo, scrittore e regista francese dedicata al tema della famiglia.

La madre indaga con estrema acutezza il tema dell'amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre.

Proseguendo dunque la lunga tournée iniziata dopo il felice debutto a febbraio del 2023, arriva a Napoli lo spettacolo di Florian Zeller, con protagonisti, nel ruolo di Anna, la madre del titolo, Lunetta Savino e Andrea Renzi in quello di Pietro, il padre, con Niccolò Ferrero nei panni del figlio e Chiarastella Sorrentino in quelli della ragazza.

Le scene dello spettacolo sono di Luigi Ferrigno, le luci di Pietro Sperduti, i costumi di Alessandra Beneduce. Una produzione Compagnia Moliere, Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale,

La madre (La mère), portato in scena a Parigi nel 2010, è il primo capitolo di una “trilogia teatrale” che il 45enne drammaturgo, scrittore e regista francese Florian Zeller dedica al tema della famiglia, e che comprende anche Le Père (Il padre) del 2012 e Le fils (Il figlio) del 2018.

Ne La madre, la “partenza” del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo.

«Anna – annota il regista – è una madre ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi. Il suo mondo è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa».

«Ma la responsabilità di questa solitudine – continua Marcello Cotugno – non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione? Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio? Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche che, alla fine, non sembrano essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA