Sant’Elmo: incontro con Luciano Melchionna, autore e regista di “Dignità Autonome di Prostituzione”

Ultime repliche dello spettacolo di teatro diffuso più apprezzato di quest’inizio d’estate

Luciano Melchionna, autore e regista di “Dignità Autonome di Prostituzione”
Luciano Melchionna, autore e regista di “Dignità Autonome di Prostituzione”
di Salvio Parisi
Martedì 11 Luglio 2023, 16:22 - Ultimo agg. 18:00
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Bentornato Luciano Melchionna e bentornati tutti: ancora a Napoli, ancora a Sant’Elmo. Squadra potente e numerosa: sold out, sold out ogni sera e siamo quasi alla fine. Vediamo cos’è accaduto, dunque, in Dignità Auronome di Prostituzione 2023.
Anzitutto quale Napoli ti ha ispirato meglio in questi 16 anni di Dignità Autonome e quale Napoli ti convince a tornare?

«La mia passione per Napoli è partita almeno 16 anni fa quando con Daniele Russo e Vladimir Luxuria abbiamo inscenato “Persone naturali e strafottenti” di Patroni Griffi in un Capodanno indimenticabile… Già prima qualcuno mi chiedeva se fossi napoletano, ma da quella volta ho capito perché: stessa visione, stesso sentire, stessa poesia. Sono stato abbracciato e amato da subito da una città che trasuda passione, generosità e scambia osmoticamente poetica, creatività, follia, umanità… A parte Roma che mi ha svezzato artisticamente, ci sono due città che mi restituiscono questo entusiasmo esplosivo: la prima è New York dove tutto sembra possibile, grande ed energico e la seconda è Napoli, che in più ha questo scambio umano continuo e irrefrenabile, anche se vai solo a prendere un caffè è come fare musica, come danzare insieme ed è già creatività, è già teatro. E non è assolutamente un luogo comune!»
 

 
Questa edizione racconta l’Amore: globale, naturale, irrazionale, multiforme e leggittimo.
Ma secondo te a che punto siamo in fatto di amore libero o di libertà di amare?


«Sì, è l’amore, l’amare. Fino a 50 anni ho amato in maniera irrazionale, istintiva, quasi violenta... Oggi che ne ho 56 riscrivo e riscriviamo qui sulla roccaforte di Sant’Elmo in queste sere di poesia in pillole tutto il senso dell’amore da proteggere e soffiare nel mondo, decodificato ed eviscerato come solidarietà e rispetto, come ascolto e aiuto, come scambio e difesa, come lotta comune contro le violenze e tutela dei diritti civili. Quanto all’amore libero e la libertà di amare penso che in questo momento stiamo nuovamente rischiando che si perdano un po’ le coordinate: un governo che nega e limita certe ovvie libertà per paura di perdere “terreno sotto i piedi” ignorando e cancellando dei diritti assolutamente naturali porta artisti come me, come tutti noi qui a Dignità e in primis Mariano Gallo a esprimere il nostro dissenso e narrare la forza collettiva che occorre per superare, ottenere e amare»

Dicci ancora della libertà, che fa rima con dignità (…e rispetto): è un diritto ma è anche un preciso dovere.

«Sì, la libertà è una responsabilità, tanto per citare Gaber. C’è un brano nel mio nuovo libro ‘Mi sfugge di volare’ in cui una madre racconta del figlio che si traveste di nascosto e lei non ha mai capito perché e a un punto lui le dice “mamma, è importante essere liberi di, non liberi da…” e lei gli risponde “io non lo capisco ma sii felice perché io ti amo”: ecco il mio concetto per cui libertà e amore coincidono»

Da anni rimaneggi e capovolgi posizioni, clichè e ruoli in questo tuo convincente format di pillole teatrali: hai consapevolezza di aver creato un’opportunità clamorosa per attori già rodati e nuove leve? Spettatori e attori sono così simbiotici…

«Quando 16 anni fa con Betta Cianchini mettevamo giù questo format in un momento in cui la cultura era sempre meno tutelata e il teatro sempre più ridotto ai monologhi, noi ci armammo di un preciso scopo: quello di mettere in luce, dar voce e spazio a una serie di talenti più silenti e lasciati “per strada”, offrendo loro un’opportunità, una protezione, una casa, anzi una casa chiusa, da cui il connubio tra prostituta e artista. Nasceva quindi un luogo democratico e meritocratico in cui tutti sono protagonisti, talenti con lo stesso spazio, la propria dignità artistica e umana»

Ultima! Papà Melchionna (come ti chiamano lì a Sant’Elmo), nel “bordello dell’Amore” tra maitresses, stanze, compravendite e dollarini …dove e come trovi il modo di “innamorarti”?

«Questo lavoro è la mia vita, la mia religione, come dico sempre a inizio spettacolo: ma proprio in quel “bordello” ciò che m’innamora ogni volta e ogni sera dopo quattro ore di spettacolo è l’incontro col pubblico, quando ci stringiamo la mano o ci scambiamo abbracci e mi dicono cose meravigliose… Innamorarmi nel senso più autentico di condividere la vita con un compagno è stato difficile per tanto tempo, preso dalla mia passione e impegno professionale: ora però…» e viene interrotto da una telefonata. «Scusami, era per l’appunto il mio fidanzato: gli ho detto che ci ha interrotti proprio mentre parlavo di lui. Dice che bisognerebbe piuttosto chiedere a lui com’è possibile innamorarsi e soprattutto sopportare uno come me specie quando faccio Dignità e sono totalmente assorbito altrove!»

Ci saluta con un grande e “amorevole” sorriso.

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