«Le radici del male» al Teatro Troisi, un'opera per non arrendersi alla criminalità e al silenzio

L'opera andrà in scena martedì 5 marzo. L'opera è scritta e diretta da Eduardo Tartaglia

Un'opera che educa alla legalità e rinnega la violenza
Un'opera che educa alla legalità e rinnega la violenza
Giovedì 29 Febbraio 2024, 20:00
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Importante appuntamento al Teatro Troisi dove, martedì 5 marzo alle ore 21.00, sarà presentato, in anteprima, lo spettacolo di Eduardo Tartaglia «Le radici del male», liberamente tratto dall'omonimo libro del magistrato Catello Maresca.

Alla presenza dello stesso magistrato autore del testo che ha ispirato la commedia particolarmente dedicata ai ragazzi delle scuole napoletane, del patron e direttore del teatro Pino Oliva e di alcuni rappresentanti delle istituzioni, la serata assumerà un particolare valore nel segno del tema della legalità. Scritto, diretto e interpretato da Eduardo Tartaglia, il lavoro teatrale vede in scena, tra gli altri, anche gli attori Veronica Mazza, Gianni Parisi e Peppe Miale. 

«Le radici del male - scrive Tartaglia nelle sue note - è uno spettacolo immaginato innanzitutto per essere affidato alla sensibilità e all’intelligenza di spettatori giovani. Oltre che, evidentemente, a quelle altrettanto preziose dei loro educatori. È una riflessione urgente, quasi un’esigenza artistica, civile ed umana che nasce in questi giorni terribili in cui, ancora una volta, la nostra Città, la nostra Gente, soprattutto i nostri Ragazzi vengono sconvolti dal sangue di una vittima innocente. Ancora una volta, un’altra vita giovane brutalmente negata. Ed ancora una volta per colpa di una mano assassina assurdamente ancora più giovane. La tragedia del poco più che ventenne talentuoso musicista Giovanbattista Cutolo, ormai “Giò Giò”, freddato senza motivo nella notte napoletana proprio nel centro della città, da un killer di appena sedici anni è divenuta immediatamente una terribile ed inaccettabile metafora.

Ed il suo efferato omicidio, subito letto come un ineludibile barbarico sacrificio, tanto simbolico quanto agghiacciante, che questo Popolo pare costretto periodicamente a tributare alle Forze del Male, definite “irrimediabilmente inestirpabili”, quasi fossero l’unico imperituro tessuto connettivo in grado di sostenere in maniera morbosa e pestilenziale ogni componente sociale di questa nostra realtà. È una conclusione disperata alla quale, per fortuna, sin dalla primissima ora tutti quanti, soprattutto i ragazzi, si sono opposti con  veemenza». Così, afferma Tartaglia. Poi, continua.

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«Solo conoscendone le origini più profonde, quelle che appunto spesso si annidano ben sotto la superficie e le apparenze, si può immaginare di combattere e di sconfiggere un nemico così tanto più forte quanto più subdolo e inafferrabile. La storia e la vicenda umana del Magistrato Catello Maresca viene da sempre contrassegnata dalle nefandezze della Camorra: dal dolore di bambino che vede il suo compagno di interminabili partite di pallone giù al cortile costretto ad andar via per l’ammalarsi del papà a causa dello sversamento illegale di rifiuti tossici; al trauma per l’assassinio di Giancarlo Siani, suo reporter di riferimento ai tempi del Liceo, quando ci si sperimentava nella scrittura del Giornale Scolastico; alla delusione dell’incendio criminoso della celebre discoteca Seven Up di Formia che pone fine alle illusioni di una serata magica agognata per mesi e mesi…Come allora immaginare una vita diversa da quella di chi accetta la sfida del Male e decide di affrontarla con il coraggio del cuore e l’intelligenza della ragione?».

La sua lotta alla Camorra, diventa allora una narrazione che da biografica si dipana presto quasi come una metafora. Ed ogni singolo personaggio di ogni singola storia raccontata, da protagonista di cronaca assume, quasi senza che ce ne accorgiamo, le sembianze addirittura di simbolo. Dall’antagonista per eccellenza, il Grande Criminale arrestato dopo decenni di lotta e quindi finalmente pentito, al Vecchio Magistrato vero mentore del giovane Maresca; dagli oscuri “collaboratori” di una parte di Stato troppo grigia per essere affidabile, ai veri eroici compagni di lotta del magistrato silenziosamente al suo fianco in ogni momento.

«A ciascuno il suo “ruolo in commedia”, dunque. A noi, il ruolo di provare a contribuire a tener deste l’attenzione e le coscienze di quelli che saranno gli Uomini e le Donne di domani. Il  futuro, ma già anche il  presente, è nelle loro mani», conclude Tartaglia.

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