Napoli, errori e rimpianti: ora l'ultimo scatto

di Francesco De Luca
Martedì 18 Aprile 2023, 23:55 - Ultimo agg. 19 Aprile, 07:57
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Avanti il Milan in una serata triste al Maradona, la prima senza un trionfo in Champions per il Napoli, ancora una volta affondato in contropiede dai rossoneri ma dopo un rigore clamorosamente non visto dall’arbitro. Peccato.

Più partite nel primo tempo, in cui Osimhen - al rientro dopo l’infortunio - è apparso un corpo estraneo: i compagni non lo cercavano né si proponeva lui, il bomber a cui il Napoli avrebbe dovuto aggrapparsi per cancellare lo 0-1 del Meazza. Gli azzurri hanno pressato ma il Milan ha retto, pur non sfruttando il regalo di Rui, cioè quel fallo su Leao da rigore: tiro di Giroud e grande respinta di Meret, bravo subito dopo anche di piede sul francese. Ed è qui finita la prima partita.

Nel momento in cui, scampato il pericolo, gli azzurri avrebbero potuto prendere coraggio si sono contemporaneamente infortunati Rui e Politano (problemi fisici da valutare in vista della partita con la Juve, dove si rivedranno Kim e Anguissa assenti per squalifica). E qui c’è stato il clamoroso errore di Marciniak, l’arbitro della finale mondiale, presunto principe del fischietto: né lui né il Var hanno sanzionato il fallo da rigore di Leao su Lozano, netto il tocco sul piede del rossonero. Legittimo chiedere al designatore Rosetti cosa hanno visto l’arbitro in campo e la squadra in regia, così come legittimo è per il Napoli lamentarsi per le due direzioni nei derby Champions, pur dovendo chiedersi se opportuno fosse l’affondo di De Laurentiis nei confronti dell’Uefa prima di questi match.

Terzo momento, terza partita all’interno dello stesso tempo: l’ennesimo fatale contropiede subito dal Milan, dopo una grave leggerezza di Ndombele - vedendolo si capisce perché il Napoli non lo riscatterà - sulla trequarti rossonera Leao ha percorso indisturbato 77 metri e ha dato a Giroud il pallone del vantaggio. Le velenose ripartenze subite in campionato e Champions, dopo palloni persi nella propria metà campo come è accaduto ieri sera, non erano state un’utile lezione. E, d’altra parte, nei quattro round stagionali contro i rossoneri il Napoli ne ha vinto soltanto uno e quella volta non c’era Leao, di fatto l’unica stella che si è accesa al Maradona.

Se il primo tempo è stato suddiviso in più atti, il secondo è stato monotono, con il Napoli che attaccava senza pungere - Osimhen pervenuto soltanto nel finale con la rete dell’1-1 - e il Milan che si difendeva con ordine, finché non vi è stato l’ultimo capitolo di questa partita, con il rigore parato da Maignan il magnifico a Kvara.

Il portiere francese era stato spettatore fino a quel momento e con una prodezza come quelle proposte al Meazza nella prima gara ha impedito che la gara si riaprisse a nove minuti dalla fine. Il gran gol di Osimhen è arrivato in pieno recupero, a 80 secondi dalla fine: troppo tardi per spingersi fino ai supplementari. Il cammino in Europa prosegue per il Milan, con l’accesso alla semifinale che sarà probabilmente un derby con l’Inter, se i nerazzurri non commetteranno l’ennesimo suicidio stagionale stasera contro il Benfica (2-0 all’andata).

La mancata qualificazione alla semifinale lascia l’amaro in bocca ai tifosi che con tanto entusiasmo si erano avvicinati a questo evento. Si consoleranno tra poche settimane festeggiando il terzo scudetto come hanno ricordato ieri sera col coro “Vinceremo il tricolore”. Un successo costruito con una grande qualità di gioco da questa squadra che in questo mese non è apparsa più brillante e ha vinto una sola partita a Lecce. Pioli è stato bravo a imbrigliare Spalletti (nella foto i due tecnici), sfruttando i punti deboli dell’avversario. Ma non si dimentichi l’errore di Marciniak, che non è un alibi ma un dato di fatto: il polacco ha fischiato due rigori e ignorato quello sullo 0-0, poi il Napoli non è stato in grado di cambiare il corso della partita. Il +14 in classifica è un margine ampiamente rassicurante ma deve esservi una reazione a questa notte domenica sul campo della Juve. Napoli l’aspetta, ovviamente non può accontentarsi di 13 calci d’angolo e di un gol superfluo al terzo minuto di recupero.

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