Covid a Napoli, ospedali in affanno: più posti letto al Cotugno, nodo rianimazioni

Covid a Napoli, ospedali in affanno: più posti letto al Cotugno, nodo rianimazioni
di Ettore Mautone
Martedì 21 Dicembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 11:34
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«Reparto vuoto di nuovo: si ricomincia daccapo. Grazie soprattutto ai no-vax». Così commenta su Facebook Carolina Rescigno, primario della gloriosa I Divisione di emergenze infettivologiche del Cotugno. L’ospedale è di nuovo pieno e per il 90 per cento dei malati sono non vaccinati. Il suo reparto torna a cedere il passo della cura di meningiti, encefaliti, polmoniti da pneumococco, tubercolosi e altre gravi infezioni, alle cure dei malati Covid-19. Un sacrificio necessario alla luce dell’attuale momento epidemiologico che vede, in tutta Italia, una rapida ripresa dei contagi e delle ospedalizzazioni. Su questo fronte Napoli e la Campania tengono ancora bassi gli ingressi in ospedale rispetto ad altri territori dello Stivale ma ci si prepara al peggio. La Regione, sin dallo scorso giovedì, giocando d’anticipo rispetto a quanto disposto dal ministero della Salute, ha chiesto ai manager di Asl ospedali un potenziamento della rete ospedaliera Covid. A ogni azienda sanitaria spetta mettere in moto il 40 per cento dei posti letto Covid attivi al 30 novembre di un anno fa, quando esplose la micidiale seconda ondata che investì, per prima in Italia, la Campania. Un’epoca in cui non c’erano ancora i vaccini a tirare il freno agli esiti delle infezioni. 


Il Cotugno, dunque, secondo la programmazione regionale, dovrebbe avere 106 posti di degenza rispetto ai 264 di un anno fa (quando tutto l’ospedale era votato al Covid) e 12 unità di rianimazione sulle 30 attive nel 2020 (quando era impegnato anche il Monaldi). Attualmente, con i 20 nuovi posti della divisione appena convertita, l’ospedale ha già oltrepassato la soglia richiesta e dispone di 140 letti di degenza (compresi 32 di subintensiva) con circa 108 malati ricoverati. C’è poi in funzione una linea di 8 posti di terapia intensiva satura da tre settimane (quella del nuovo padiglione G inaugurato durante la prima ondata Covid). Il bed manager Cristina Boccia ha pertanto già pronta una nota con cui il Cotugno riconverte anche la storica rianimazione di 8 posti a stanze singole del vecchio plesso attualmente dedicata ad altre patologie e che non ha pazienti Covid ospitati. Una trincea anche questa duramente impegnata durante le altre ondate. Ciò comporterà fatalmente il dirottamento in altri presidi (pochissimi sul territorio campano) dei pazienti colpiti da malattie infettive acute non Covid, in particolare le meningiti che fanno che fanno registrare dai 20 ai 30 decessi all’anno, anche in età pediatrica. È questo il prezzo da pagare meno considerato ma altrettanto pernicioso, delle riconversioni sanitarie richieste per fronteggiare la ripresa della pandemia. Il governatore De Luca ieri ha nuovamente chiamato a raccolta i direttori degli ospedali per tracciare il punto sulle rianimazioni. 

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Nella rete Covid della città l’Ospedale del mare ha messo in moto la settimana scorsa 10 dei 12 posti di Rianimazione previsti nelle strutture modulari di Napoli est. Qui sono già 5 i pazienti ricoverati. Nelle degenze invece, dove sono attivi 39 dei 63 posti programmati, di pazienti ce ne sono 9, di cui 6 non vaccinati e 3 vaccinati. Anche al Cardarelli si registra un afflusso maggiore di pazienti Covid ma tutti individuati dopo accessi per altre cause, nell’ambito di patologie acute come ictus, infarti, traumi.

I ricoverati in totale sono 27 di cui 12 in terapia intensiva (quindi oltre gli 8 programmati) e 15 in subintensiva, tutti ospitati nel padiglione M (ex intramoenia). Mancano all’appello una quarantina di posti di degenza ordinaria che saranno messi in pista sono se necessario. 

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Nella rete Covid della città ci sono anche i Policlinici: quello della Federico II dovrebbe disporre di 8 posti di rianimazione e 38 di degenza compresi quelli pediatrici e per le donne in gravidanza mentre il policlinico della Vanvitelli dovrà attivarne 4 di rianimazione e 19 di degenza ordinaria. Il nodo sono i reparti critici di terapia intensiva. Qui, come all’Ospedale del mare, sono gli infermieri e gli anestesisti che mancano. La Napoli 1 ha risolto dirottando gli specialisti del San Giovanni Bosco, che insieme al Loreto funziona solo per alcune discipline limitando al massimo quelle chirurgiche. Col passare dei mesi molti pensionamenti nelle discipline chiave non sono stati rimpiazzati. I bandi vanno deserti e mancano anestesisti e specialisti in medicina di urgenza. Senza contare gli abbandoni di quelli che trovano posto in altre città avvicinandosi ai luoghi di residenza. Una questione che andrebbe pianificata ridisegnando un nuovo Piano ospedaliero alla luce delle necessità dettate, anche nei distretti Asl, dalla pandemia.

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