Assunzioni, riscossione, vendita immobili: come cambia la città con il Patto per Napoli

Assunzioni, riscossione, vendita immobili: come cambia la città con il Patto per Napoli
di Valerio Esca
Venerdì 25 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 26 Marzo, 08:42
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Cento assunzioni; assegnazione della riscossione coattiva a una società privata; completamento dell’accordo con Invimit per la vendita degli immobili. Ma anche l’aumento dell’addizionale Irpef dal prossimo anno e la nuova tassa aeroportuale. Con il via libera al “Patto per Napoli” si mette in moto la macchina amministrativa per uscire dal pantano del debito. Un percorso lungo, che partirà da quest’anno fino al 2042. Lo Stato mette a disposizione un contributo di 1 miliardo 231 milioni di euro per Napoli, con un maggiore impegno di risorse che verrà concentrato nei primi 4 anni. Dal 2022 al 2025 arriverà nelle casse di Palazzo San Giacomo una cifra che si aggira tra i 400 e i 500 milioni. Poco più di 100 milioni all’anno. Dal 2026, per 17 anni, è previsto un trasferimento di circa 800 milioni totali. A fronte del contributo statale il Comune sarà impegnato a recuperare risorse proprie pari ad un quarto di quanto lo Stato erogherà. Previste maggiori entrate per il Comune nel periodo 2022/2042 per più di 803 milioni di euro. Restano fondamentali alcuni asset: riscossione, patrimonio, partecipate, riorganizzazione dei servizi, aumento degli investimenti (circa 100 milioni al netto del Pnrr). 


«La firma sblocca innanzitutto la formale erogazione delle risorse, che noi abbiamo chiesto arrivino entro il 31 marzo di ogni anno, tranne nel 2022 considerando che sarà l’anno di avvio» spiega l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, principale artefice, insieme al sindaco Manfredi, della stesura del Patto.

La data del 31 marzo non è scelta a caso: questo consentirà infatti di poter gestire il bilancio comunale, che come ogni anno va approvato ad aprile. «È anche significativo - aggiunge Baretta - il fatto che la firma avvenga a Napoli con la presenza del presidente del consiglio. È un segnale politico di assoluto rilievo che va oltre al Patto. Una scelta istituzionale e politica importante per Napoli e l’intero Mezzogiorno». 

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Si andrà avanti con Invimit per la formazione del «Fondo Napoli». Si lavorerà contestualmente al tavolo di confronto aperto anche con Cassa depositi e prestiti, Demanio civile e militare. La collaborazione con Invimit porterà i suoi primi risultati già quest’anno con la vendita della rete del gas e proseguiranno negli anni successivi. Si dovrebbero poter incassare circa 73 milioni (tra valorizzazione e alienazione di immobili, riduzione dei fitti passivi e aumento dei canoni di concessioni e locazioni). Per l’amministrazione la vendita del patrimonio resta un buco nero. Con Napoli servizi, dal 2013 ad oggi, il Municipio non è riuscito a centrare gli obiettivi previsti dal vecchio Piano di riequilibro con risultati quasi pari allo zero. «Si deve invertire la tendenza che finora c’è stata di aumento progressivo di disavanzo e debito e si inizia una fase calante su questi dati» rimarca l’assessore al Bilancio. Via anche alle assunzioni, quelle previste dal Patto: «Avvieremo i bandi necessari a breve» dice ancora Baretta. In tutto si tratta di circa un centinaio di assunzioni finalizzate ad ingrossare le fila di due settori strategici per la realizzazione degli obiettivi del Patto: patrimonio e riscossione. 

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Su questo capitolo il Comune dovrà dare una sterzata decisa. La capacità di riscossione rispetto agli accertamenti previsti in bilancio è meno dell’1%. Basti pensare che un solo napoletano su tre paga le tasse. Come recuperare il gap? Attraverso il miglioramento della rete informatica e il potenziamento degli organici, la collaborazione con l’Agenzia delle entrate e l’assegnazione a una società esterna del settore per la parte coattiva. Il bando sarà pronto prima dell’estate. Per quest’ultimo aspetto tra bando, assegnazione, avvio, conoscenza del territorio, non è prevedibile ottenere risultati tangibili prima del 2026. A partire da quell’anno si potrà contare su un incremento complessivo di 228 milioni. Si tratta di una previsione parziale, basata solo sull’Imu e non ancora dotata di un piano di allargamento della platea che verrà definito con il nuovo gestore. Il Comune punta ad incassare 730 milioni, di cui 302 dagli aumenti dell’addizionale Irpef (con la soglia di esenzione elevata a 12mila euro), 200 dalla tassa aeroportuale, 228 dai tributi locali (a partire dal 2026), 20 dal recupero dei ruoli da Equitalia (fino al 2028). L’aumento Irpef per il prossimo anno è previsto dello 0,1%, al quale si aggiunge un ulteriore 0,1% nel 2024. Nel 2023 l’incremento è di 5,9 milioni di euro, che nel 2024 diventano 15.
 

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