Problemi di bilancio, l’Adisu ferma le mense

Problemi di bilancio, l’Adisu ferma le mense
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 13 Settembre 2017, 23:55
3 Minuti di Lettura
Salve sono Marco, studio Ingegneria civile, e con la smart card ho messo a tavola qualità e risparmio», strilla la pubblicità del settore ristorazione dell’Adisu, azienda pubblica della regione Campania per il diritto allo studio universitario. Ma da ieri Marco, e migliaia di altri studenti come lui, è rimasto digiuno e la smart card non gli è servita a niente. Senza avvisare gli utenti, se non con una nota sul sito e un cartello affisso fuori le mense, l’Adisu ha comunicato l’interruzione del servizio fino a data da destinarsi.


Criptica la nota che si rivolge «agli studenti fruitori del Servizio Ristorazione, nonché ai gestori delle Ditte affidatarie della somministrazione pasti» in cui si definisce «che il Servizio Ristorazione è sospeso per il perfezionamento degli adempimenti necessari all’approvazione del Bilancio. Sarà cura dell’Amministrazione comunicare il momento della ripresa del Servizio». Un giorno, una settimana, un mese? Non si sa. Ma la cosa spiacevole è stata per gli studenti scoprirla dopo aver consumato il pasto in una delle ditte convenzionate. «Al momento di pagare, gli studenti che erano in un bar hanno dato la smart card, ma gli è stato detto che non la potevano accettare e servivano contanti» spiega Mimmo Petrazzuoli, coordinatore nazionale della Confederazione degli Studenti. Nella nota viene specificato che la sospensione riguarda tutti gli studenti dell’Università Federico II, Parthenope e l’Orientale. «Stiamo parlando di migliaia di studenti – continua Petrazzuoli – perché il servizio viene erogato non soltanto ai vincitori di borse di studio, ma qualsiasi studente può fare richiesta». Ogni pasto ha il costo medio di circa 6 euro (se si opta per primo, secondo e contorno), metà a carico dell’Adisu e l’altra metà a carico dello studente, mentre la quota dei vincitori di borse di studio, cioè più bisognosi, è inferiore.


Adesso i pasti negli esercizi convenzionati (bar, ristoranti, trattorie, pizzerie) e nelle mense universitarie dovranno essere pagati per intero dagli studenti, che sommati ai 5 giorni a settimana diventano cifre elevate da poter essere sostenute.
Il 28 settembre, infatti, ricomincia l’anno accademico e le lezioni, con almeno 80 mila studenti presenti solo in tutte le facoltà della Federico II, senza contare quelli di Parthenope e Orientale, «tutti potenzialmente utenti che possono richiedere il servizio ristorazione». «È inammissibile che ancora una volta siano gli studenti a subire questi disagi a causa degli inadempimenti della Regione e di gestioni fallimentari» interviene Andrea Ruggiero, consigliere di Ateneo della Confederazione degli Studenti. «È ancora più inammissibile che ciò avvenga da parte di un organo come l’Adisurc, nel quale non vi sono ancora rappresentanti degli studenti. Mi chiedo quali siano le motivazioni che hanno spinto l’ente a mettere in atto tale provvedimento. Credo che sia una presa in giro comunicarci che il servizio è sospeso “a perfezionamento degli adempimenti necessari all’approvazione dei rispettivi bilanci”». L’indignazione fa largo e la Confederazione degli Studenti promette battaglia: «Il diritto allo studio è stato calpestato, in quanto la ristorazione rappresenta uno dei servizi più utilizzati dagli studenti». Borse di studio, servizio abitativo, prestiti d’onore e servizio ristorazione sono infatti alla base dell’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario della Regione Campania (Adisurc). «Fa rabbia vedere questi diritti calpestati. Come Confederazione degli Studenti faremo pressione su tutti i livelli istituzionali sia per ripristinare il servizio sia per restituire al diritto allo studio la giusta importanza e la rappresentanza che oramai manca da oltre un lustro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA