Napoli, il deserto dell'ospedale Covid Loreto Mare: due ammalati e 45 medici

Napoli, il deserto dell'ospedale Covid Loreto Mare: due ammalati e 45 medici
di Melina Chiapparino
Giovedì 11 Giugno 2020, 00:00 - Ultimo agg. 14:18
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Reparti vuoti e un silenzio surreale all’ospedale Loreto Mare. A guardarlo oggi, si ha quasi l’impressione che le giornate scandite dal suono delle sirene delle ambulanze Covid siano un ricordo molto lontano. Tra le mura del presidio di via Vespucci ci sono solo due pazienti dopo che, nelle ultime 24 ore, una 90enne, guarita dal Coronavirus, è stata trasferita a Villa Angela ed un uomo che era in condizioni critiche è morto. Così Olga è l’ultima nonna rimasta nell’ex reparto di Medicina interna che, in piena emergenza, è arrivato ad accogliere più di 40 contagiati da Sars Cov 2, distribuiti su tre piani. L’ospedale si è svuotato ma c’è ancora chi lotta tra la vita e la morte. È un 56enne, ricoverato in Rianimazione, dove è stato intubato. 

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Appena si varca la soglia del pronto soccorso che da più di due mesi ha chiuso per far posto al Covid Center, si nota la differenza. Al piano terra del Loreto Mare non c’è più il frastuono di tanti macchinari e neanche la confusione delle barelle spinte dai sanitari, altrettanto rumorosi per il fruscio delle tute integrali e dei calzari. Nei corridoi c’è una quiete inaspettata e solo facendo attenzione, si percepisce, il “bip” del ventilatore che aiuta a respirare l’unico paziente rimasto nel reparto di Terapia Intensiva e Rianimazione. «La fase di emergenza è passata, attualmente assistiamo un paziente in condizioni critiche, sottoposto da noi a un’operazione di tracheostomia con l’inserimento temporaneo di una cannula per potenziarne la ventilazione» spiega il primario Giovanni Spagnuolo. I ritmi di lavoro sono drasticamente rallentati ma questo, come puntualizzano i medici, non ha cambiato le “procedure”. «In Rianimazione l’assistenza è costante, 24 ore su 24» precisano i rianimatori. Il resto del piano terra, occupato dal reparto di Radiologia, è altrettanto desolato. Di certo i controlli diagnostici sui pazienti rimasti non sono assolutamente paragonabili al carico di lavoro dei mesi scorsi e, anzi, sarebbe più opportuno considerare quasi fermo il servizio radiologico. 

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Dei tre piani allestiti per i ricoveri Covid, solo il primo è rimasto aperto. Gli altri due sono ormai reparti fantasma. Olga, la 70enne trasferita da Ariano Irpino, è l’unica ricoverata nel reparto Covid da quando ieri ha salutato, rigorosamente a distanza e con la mascherina, Carmela, la 90enne dimessa e sua compagna di piano. Tutte le camere degenti hanno i letti pronti, le lenzuola pulite e persino gli armadi con i ricambi monouso. Anche il numero dei sanitari in forza al Loreto Mare è sempre lo stesso con 45 medici, altrettanti operatori socio-sanitari e circa 140 infermieri. Mancano però i pazienti. «Il lavoro è notevolmente ridotto ma siamo sempre pronti ad accogliere eventuali pazienti positivi che comunque potrebbero arrivare» spiega Marianna Paparo, infermiera che, ora, impiega solo 5 minuti invece dei 15 iniziali per svestirsi degli ingombranti dispositivi di protezione che continua a indossare. «Si lavora con meno stress ma ci stiamo concentrando sul piano organizzativo per ricevere pazienti dalla Campania e dalle strutture che stanno chiudendo i reparti Covid» chiarisce Salvatore Nardi, responsabile del reparto di Medicina interna convertito in Covid center a metà marzo. «Abbiamo registrato zero contagi tra i nostri sanitari e assistito ammalati Covid con le più svariate patologie - conclude Nardi - questi dati sono al vaglio di un nostro studio di ricerca che potrà essere utile se dovessimo riattivare tutto il Covid center del Loreto». 

 


Se i pazienti continueranno a mancare, come sperano tutti, il Loreto rischia di diventare un “parcheggio” per i tanti sanitari impegnati in prima linea fino a poche settimane fa.«Ridistribuire il personale sanitario e mantenere l’ospedale immediatamente attivabile come Covid center» è la “ricetta” del manager dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, che riconosce la necessità di riorganizzare il presidio. «Entro la prossima settimana vaglieremo la possibilità di ridurre al minimo le risorse umane del Loreto e ridistribuirle dove necessario, come ad esempio gli ospedali San Giovanni Bosco e San Paolo» afferma Verdoliva che apre alla concertazione con i sindacati e all’opportunità di attivare turnazioni di ferie per i sanitari che, in emergenza, non si sono mai fermati». «Ci apprestiamo all’estate e alla presenza di visitatori che non possono farci escludere il rischio di contagi, perciò fino a quando non verrà dichiarata terminata l’emergenza Covid, il presidio dovrà essere in grado di riattivarsi all’occorrenza - conclude - successivamente, si tornerà al servizio della rete ospedaliera come struttura Dea di I livello, potenziato con un pronto soccorso riqualificato e otto posti per l’Osservazione Breve Intensiva».
 

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