Mezzogiorno, la svolta di Renzi un ministero per il rilancio

Mezzogiorno, la svolta di Renzi un ministero per il rilancio
Giovedì 5 Febbraio 2015, 03:15
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Antonio Vastarelli
Un ministero per il Mezzogiorno. Dopo aver avviato le riforme elettorale e costituzionale, quelle del mercato del lavoro, del fisco, della giustizia e della pubblica amministrazione, Matteo Renzi sarebbe pronto a misurarsi con la questione delle questioni, quella che nessuno è riuscito a risolvere, dall'Unità d'Italia ad oggi: il divario Nord-Sud che, se si escludono i primi decenni del dopoguerra, anziché calare ha continuato a crescere, soprattutto nell'ultimo ventennio, ed in particolare dal 2008 ad oggi, quando la crisi economica ha messo in ginocchio il Meridione. L'idea, anticipata martedì sera a Porta a Porta, sarebbe quella di approfittare delle dimissioni del ministro Carmela Lanzetta per ampliare le competenze del dicastero degli Affari regionali, affidandogli anche la gestione dei fondi Ue, destinati per larghissima parte alle cinque regioni Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia).
Un ministero di peso che dovrebbe nascere nei prossimi giorni e che rappresenterebbe un passo indietro del premier rispetto all'atteggiamento che ha sempre avuto nei confronti della questione meridionale, considerata non una cosa a parte rispetto ai problemi del resto del Paese, ma un puzzle risolvibile solo realizzando le riforme nazionali (delle quali avrebbe beneficiato soprattutto il Sud). Proprio seguendo questa impostazione, Renzi aveva eliminato il ministero della Coesione territoriale tenendo per sé, a Palazzo Chigi, la patata bollente, affidata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. La ricostituzione di un vero ministero per il Mezzogiorno sarebbe frutto sia degli scarsi risultati raccolti fino ad oggi dalla strategia del governo, sia del nuovo impulso dato da Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica, infatti, nel suo discorso d'insediamento, ha citato due volte il Mezzogiorno, quando ha parlato dell'unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Sud, ricordando che la coesione nazionale deve essere una pratica quotidiana, e quando ha parlato del «lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno». Un richiamo non retorico, fatto da un siciliano la cui storia personale (a cominciare dall'omicidio del fratello Piersanti da parte della mafia) ne fa un portavoce vivente di un Meridione che sa alzarsi e reagire, ma che ha anche bisogno di solidarietà e di qualcuno che comprenda la sua diversità.
A dimostrare che il Sud è un caso a parte bastano un paio di esempi. Se nessuno può negare che gli 80 euro in più in busta paga siano stati una buona notizia per chi ne ha beneficiato, è altrettanto vero che questo bonus sia andato nelle tasche soprattutto di famiglie settentrionali (perché il Meridione ha un tasso di occupazione molto più basso). E anche gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità per le assunzioni a tempo indeterminato renderanno molto più convenienti le assunzioni nel Nord, mentre il Sud, che già aveva sgravi simili, perderà uno dei pochi strumenti di attrazione di investimenti che possedeva, visto che non sarà più concorrenziale, come prima, sul costo del lavoro.
Renzi, quindi, si prepara alla svolta, (a «metterci la faccia», direbbe lui), come dimostrerebbe anche il viaggio nel Sud che intende intraprendere nelle prossime settimane, cominciando dalla Fiat di Melfi, stabilimento che ha ripreso ad assumere. In aiuto alla nuova strategia, il definitivo avvio - con la nomina del direttore Maria Ludovica Agrò, avvenuta a fine dicembre scorso - dell'Agenzia per la coesione che, pensata dal ministro Barca e portata avanti dal suo successore Trigilia, può finalmente vedere la luce. Avrà compiti di supporto ai ministeri e alle Regioni per la programmazione 2014/2020 dei fondi Ue, ma anche di monitoraggio della spesa e, soprattutto, potrà sostituirsi agli enti ”gravemente inadempienti” e ritardatari per evitare che i fondi vengano persi. Uno strumento che, in sinergia con l'ipotizzato ministero del Mezzogiorno, potrebbe contribuire ad aprire - dopo decenni di buio - una nuova stagione virtuosa dell'intervento pubblico nel Mezzogiorno, con molte meno risorse, ma con la speranza di limitare sprechi e corruzione.
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