Mezzogiorno, sferzata di Renzi: c'è da fare ma basta piagnistei

Mezzogiorno, sferzata di Renzi: c'è da fare ma basta piagnistei
Lunedì 3 Agosto 2015, 02:20
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Cinzia Peluso
«Sul Sud basta piagnistei, rimbocchiamoci le maniche». La doccia fredda per spegnere le polemiche arriva da Matteo Renzi. Ed è una premessa significativa proprio alla direzione del Pd dedicata al Mezzogiorno, convocata per venerdì. La mossa decisa l'altro ieri dal premier Renzi, nella sua doppia veste anche di segretario dei democratici, per far fronte all'opposizione interna al partito, pronta all'attacco. Una guerra rischiosa per l'esecutivo. Poche parole ieri da Renzi, ma già annunciano il progetto. «È vero che il Sud cresce di meno e sicuramente il governo deve fare di più», ammette, «ma basta piangersi addosso». Strigliata che serve a respingere le critiche, della minoranza dem, appunto, delle opposizioni e dei sindacati, che ribollono.
Dopo i dati allarmanti del rapporto Svimez e la denuncia dell'agonia meridionale fatta da Roberto Saviano, il dibattito sul Mezzogiorno è diventato effervescente. Parla da Tokyo il capo del governo, durante la sua visita ufficiale, ma i problemi interni sono troppo urgenti per essere trascurati. Non può dimenticare nemmeno gli impegni assunti con l'Europa sulle riforme. Quindi annuncia che «mercoledì, al massimo giovedì, approveremo la riforma della P.a., nella quale c'è una norma che fa sì che in 90 giorni si abbia un sì o un no dalla pubblica amministrazione». E, poi, la bacchettata ai sindaci. Anche loro dovranno fare di più per pulire e «mettere a posto le nostre città», visto che c'è una ricchezza di 2,7 milioni di turisti giapponesi che scelgono l'Italia e «chi fa un viaggio di diecimila chilometri deve essere accolto con la massima attenzione». Su Facebook arriva subito la risposta piccata del primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti: «Spererei sempre che chi ci rappresenta nel mondo abbia rispetto per chi lavora ogni giorno cercando di contenere i tagli che arrivano da Roma».
Ma è soprattutto sul Mezzogiorno che si scatena il tiro incrociato delle dichiarazioni. Se il governatore della Puglia Michele Emiliano è soddisfatto dell'iniziativa di convocare la direzione sul Mezzogiorno, e suggerisce di partire dal «documento programmatico sottoscritto nel febbraio 2014», le opposizioni sparano a zero. «Renzi liquida con arroganza una questione che meriterebbe invece umiltà, i meridionali le maniche se le sono già rimboccate da tempo affrontando quotidianamente mancanza di lavoro, povertà e disagi con una dignità immensa e senza fare alcun piagnistei», risponde Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera. Mentre il capogruppo di Sel, Arturo Scotto, ironizza su Twitter: «Renzi quando va in difficoltà inventa riunioni». «Congresso permanente del Pd pagato sulla pelle degli italiani», scrive sul suo profilo Facebook la deputata leghista Barbara Saltamartini, che continua: «A sinistra è iniziato il Vietnam con la resa dei conti interna». Di «direzioni del partito in sostituzione di decisioni di governo» parla anche il segretario della Cgil Campania Franco Tavella che bacchetta l'esecutivo: «Basta chiacchiere, il governo si impegni a costruire un piano di lavoro e dello sviluppo del Sud».
Raffaello Vignali, capogruppo di area Popolare (Ncd-Udc) in Commissione alla Camera e responsabile sviluppo economico per Ncd approva la linea del premier e suggerisce: «Al Governo e al Parlamento spetta di fare politiche per sostenere chi si mette in gioco veramente, il primo passo è detassare gli investimenti produttivi, gli investimenti tecnologici e quelli in capitale umano qualificato fatti dagli imprenditori meridionali, attraverso un robusto credito di imposta». Ma anche dalla maggioranza arrivano inviti ad agire per imprimere finalmente una svolta verso la soluzione della questione meridionale. In una lettera pubblicata ieri su L'Unità Dorina Bianchi, vicepresidente dei deputati di Area Popolare, scrive: «Il Mezzogiorno ha bisogno del suo ministro, di una task force centrale in diretto contatto con i dicasteri di Infrastutture, Scuola e Interni che sia in grado di sbloccare quel freno a mano che da troppo tempo rallenta lo sviluppo di tutto il paese». Così il meridionale Angelo Antonio D'Agostino di Sc, pur approvando l'iniziativa del premier, lancia un appello: «Sul Mezzogiorno sono scorsi fiumi di parole, senza alcuna indulgenza verso gli alibi moralistici che hanno sin qui fatto orientare risorse ed attenzioni verso un Centro-Nord tutt'altro che illibato».
Intanto proprio al Sud si fa strada un'iniziativa politica. Il coordinatore dei parlamentari pugliesi del Pd Dario Ginefra, primo firmatario della richiesta di convocazione di una direzione dedicata al Mezzogiorno, chiede che alla direzione del partito siano invitati i sindaci democratici delle città del Mezzogiorno e i parlamentari: «Sono certo che sia Orfini che Renzi ne coglieranno l'importanza». Mentre la proposta di Emiliano di un coordinamento delle regioni meridionali raccoglie consensi. «Ok Michele Emiliano tua proposta su Sud: unire Regioni. Opposizione in Campania pronta. Fatto in passato su sanità e ha funzionato», twitta, l'ex presidente della Giunta campana, Stefano Caldoro. Gli fa eco Gioacchino Alfano, sottosegretario alla Difesa e coordinatore regionale in Campania per il Nuovo Centrodestra: sarebbe «un primo passo per arrivare a un tavolo di confronto allargato al governo e ai rappresentanti dell'imprenditoria locale, un approccio che metta da parte le ideologie politiche e dia soluzioni concrete». Alfano propone inoltre di «puntare alla crescita attraverso la valorizzazione delle eccellenze al Sud, con una riduzione del carico fiscale per le imprese e con la concessione di un consistente credito di imposta per gli investimenti».
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