Ancona, fidanzatina accusata di omicidio: «Io non c'entro nulla». Va in carcere

Ancona, fidanzatina accusata di omicidio: «Io non c'entro nulla». Va in carcere
Sabato 21 Novembre 2015, 11:16 - Ultimo agg. 10 Novembre, 23:16
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ANCONA - «Io non c'entro nulla». Avrebbe negato su tutta la linea la 16 di Ancona coinvolta nell'omicidio della madre e nel ferimento del padre. Ma il giudice in serata l'ha mmadata in carcere.

L'interrogatorio, iniziato verso mezzogiorno, si è concluso poco dopo le 15. Nonostante lo stretto riserbo sulle sue parole, filtra che la ragazzina avrebbe sostenuto di non essere stata a conoscenza delle intenzioni omicidiarie del fidanzato.

Ma in serata il giudice delle Indagini preliminari del Tribunale Minorile di Ancona, Paola Mureddu, ha convalidato il fermo della ragazza accusata di aver partecipato all'omicidio della madre, Roberta Pierini.

La minore, ha deciso il magistrato, verrà portata in un carcere minorile.

«Pensavo che si trattasse di una pistola giocattolo», ha detto davanti al Tribunale dei minorenni la sedicenne. Il ragazzo le fece vedere la calibro 9 nell'atrio del palazzo in via Crivelli ad Ancona, ma lei era convinta che fosse un'arma 'fintà. Invece, ha sostenuto la giovane, sentita per tre ore nell'udienza di convalida del fermo, una volta in casa lui fece fuoco contro i genitori, con lei «impietrita».

La ragazzina sarebbe rimasta molto male quando ha saputo che il suo fidanzato avrebbe detto al Pm: «E' stata lei a dirmi spara, spara». «Non è vero» ha risposto lei. La ragazza è assistito dall'avvocato Paolo Sfrappini. La decisione sulla misura cautelare è attesa per il tardo pomeriggio.

Solo oggi, durante l'udienza di convalida del fermo, la 16enne accusata dell'omicidio della madre Roberta Pierini e del ferimento del padre Fabio Giacconi, in coma irreversibile, in concorso con il fidanzato diciottenne Antonio Tagliata, ha saputo della versione dei fatti di quest'ultimo, che ha scaricato le responsabilità su di lei. «Lei non gli ha detto spara, spara» ha riferito l'avv. Paolo Sfrappini. «Scaricare le responsabilità - ha aggiunto - mi sembra un'operazione non molto saggia quando si sono sparati otto colpi».

Secondo Sfrappini, i familiari della ragazza, che in questi giorni non ha avuto accesso a Tv, giornali o internet, «non ritengono opportuno rilasciare dichiarazioni per tutelare la minore che ha un futuro e che deve essere tutelata, anche se questa norma è stata calpestata». I difensori hanno chiesto al giudice la permanenza della sedicenne in una comunità protetta. Ma il giudice ha un ventaglio di possibilità: carcere, comunità, oppure permanenza in casa di chi

potrebbe ospitarla.

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