Caldo record, da Roma a Torino 16 città da bollino rosso. Notti tropicali per tutta la settimana (in attesa del freddo)

Temperature eccezionali ancora qualche giorno, poi domenica 27 previsto un crollo termico (fino a 12 gradi)

Caldo, le città italiane bollino rosso sono 16: da Roma a Firenze fino a Torino e Verona
Caldo, le città italiane bollino rosso sono 16: da Roma a Firenze fino a Torino e Verona
di Marta Giusti
Martedì 22 Agosto 2023, 09:54 - Ultimo agg. 23 Agosto, 09:07
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Altra giornata di caldo estremo. Sono 16 le città italiane da bollino rosso a causa dell’allerta caldo, che saliranno a 17 mercoledi 23 agosto. Temperature eccezionali che, secondo il bollettino del ministero della Salute, rappresentano un’emergenza a Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Frosinone, Latina, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino e Verona, a cui domani si aggiungera anche Venezia.

Quanto durerà in attesa che arrivi il freddo? Con molta probabilità l'ondata di caldo durerà fino a sabato incluso. Da domenica 27 agosto è probabile un progressivo calo termico a partire dal Nord, successivamente al Centro, mentre il caldo potrebbe invece intensificarsi almeno temporaneamente al Sud. Evoluzione questa che necessita di ulteriori analisi e conferme, non definitiva. 

Temperature alte: punte fino a 38 gradi

Il caldo non accenna infatti a diminuire: con la coda dell’anticiclone Nerone sono attese punte fino a 38degC per 5 giorni consecutivi. Vuol dire che avremo una nuova ondata di calore africano, notti tropicali e afa. 

Spiegano gli esperti di 3bmeteo che l'anticiclone subtropicale sta raggiungendo la massima potenza proprio in queste ore, con asse disposto lungo Marocco-Spagna-Francia-Nord Italia/area alpina. È caratterizzato da aria estremamente calda in quota, con geopotenziali da record per agosto.

L'alta pressione ovviamente sta pompando aria molto calda di estrazione nord africana su gran parte dell'ovest Europa e dell'Italia, caratterizzata da temperature sopra le medie anche di 10-12°C a circa 1500-1600m di quota tra Spagna, Francia e area alpina. Contestualmente una circolazione blandamente ciclonica interessa il Mediterraneo meridionale, incastrata nelle tenaglie anticicloniche, responsabile di qualche temporale e di uno smorzamento quantomeno parziale del grande caldo al Sud Italia.

Centronord, è l'ondata di caldo più intensa del 2023

Questa nuova ondata di calore sta interessando in modo più diretto il Centronord e continuerà a farlo nei prossimi giorni. Previste temperature massime in genere comprese tra 35 e 38°C ma con qualche picco localmente prossimo ai 39-40°C non escluso su Pianura Padana occidentale, Toscana, Umbria e Lazio. Qualche grado in meno tra Marche e Abruzzo complici venti da Nordest ma con afa alle stelle; afa che si farà sentire in modo deciso anche sulla Pianura Padana, aumentando la percezione del caldo. Di fatto per il Nord Italia, che fino ad ora era stato sostanzialmente risparmiato, si tratterà dell'ondata di caldo più intensa dell'estate 2023. 

Caldo notevole sulle Alpi

Farà molto caldo anche in montagna, in particolare sull'area alpina che come detto è la maggiormente interessata dalla pompa di calore africana. Livelli record dello zero termico che durante il giorno oscilla tra i 4900m e 5200m, ma sfiorando anche i 5300m sul comparto alpino occidentale: si tratta di un valore da record assoluto. Nel contempo si potranno registrare punte di 31-33°C a 1000m, fino a 29-30°C a 1200-1300m, oltre 34-35°C sui fondovalle.

Valori già di per sè notevoli, ancor di più se si considera che siamo nella terza decade di agosto, periodo nel quale le giornate sono apprezzabilmente più corte e il sole risulta più basso sull'orizzonte rispetto a luglio. 

Meno caldo al Sud

Nel contempo al Sud farà si caldo con temperature sopra media (eccetto la bassa Sicilia), ma senza particolari eccessi e in misura decisamente minore rispetto al Nord. Questo a causa della persistenza della succitata circolazione blandamente ciclonica alimentata da aria più fresca in quota. Le temperature massime non dovrebbero superare in genere i 34-35°C salvo qualche picco localmente superiore su Foggiano, Materano, Cosentino e Sicilia interna. Farà eccezione la Campania, dove specie sulle zone settentrionali si potranno sfiorare picchi di 37-39°C. Punte di 36-38°C possibili anche sulla Sardegna interna. 

 

Notti tropicali su grandi città e aree costiere

Caldo e a tratti afa si faranno sentire anche nelle ore serali ma pure in nottata, in particolare su Valpadana, zone costiere e in generale nei grandi centri urbani. Su queste aree ci attendono notti tropicali, ovvero con temperature minime che in alcuni casi non scenderanno al di sotto dei 25°C: addirittura in Liguria i valori minimi potrebbero mantenersi al di sopra dei 27-28°C. Intorno alle ore 21-22 le temperature potrebbero risultare ancora intorno ai 30-31°C in Pianura Padana e sul medio versante tirrenico, nelle grandi città anche fin quasi a mezzanotte. 

Quali sono le città più roventi

Al Nord: Aosta, Torino, Asti, Vercelli, Alessandria, Milano, Lodi, Cremona, Mantova, Sondrio, Bolzano, Trento, Verona, Rovigo, Padova, Bologna, Ferrara, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena. Al Centro: Firenze, Pisa, Lucca, Prato, Grosseto, Terni, Viterbo, Roma, Frosinone. Al Sud: Caserta, Benevento, Foggia, Matera, Cosenza, Decimomannu. 

A Lodi ieri un anziano di 81 anni è morto a seguito di un malore molto probabilmente collegato al forte caldo (c'erano 40 gradi percepiti). 

Arriva il freddo? Previsto un crollo termico di 10 gradi

Il caldo ci saluterà domenica 27 agosto. Temporali, grandine e vento arriveranno la prossima settimana quando il ciclone Poppea dal Regno Unito scenderà rapidamente di latitudine, fino a raggiungere il Mar Mediterraneo e quindi l’Italia. Lo scontro di aria fresca atlantica e quella caldissima preesistente darà vita a fortissimi temporali con intense grandinate e forti raffiche di vento. È previsto un importante crollo termico anche di 10-12°C rispetto a questi giorni. Questo radicale cambio di scenario si estenderà nei giorni successivi anche al Centro. 

 

Lo zero termico, cos'è e perché dobbiamo allarmarci

Lo zero termico sulle Alpi ha addirittura sfiorato se non raggiunto i 5300m (nuovo record assoluto in Svizzera).  È la seconda volta, nell'arco di due mesi, che sui ghiacciai alpini viene battuto il record dello zero termico. La prima volta era accaduto il 25 luglio, nel pieno dell'ondata di calore che aveva investito gran parte dell'Europa, quando l'altitudine alla quale la temperatura è di zero gradi era salita a 5184 metri; le nuove misure rilevate adesso con i palloni sonda dalla stazione di Cameri indicano che lo zero termico è salito ulteriormente a 5.328 metri. «Il singolo evento non è importante di per sé, ma lo è la successione di eventi, soprattutto quando i record si ripetono più volte in un anno», dice all'ANSA il glaciologo Massimo Frezzotti, dell'Università Roma Tre.

Zero termico, nuovo record italiano a 5.328 metri: cosa significa e perché è così importante per il clima (e per noi)

«Sulle Alpi lo zero termico è stato battuto il 25 luglio e il grande problema - osserva - è il susseguirsi di record negativi». In passato, era accaduto solo nel luglio 1995 che lo zero termico si verificasse oltre i 5.000 metri. In montagna la temperatura diminuisce a mano a mano che si sale in quota e le variazioni dell'altitudine oltre la quale la temperatura scende sotto zero gradi, chiamata isoterma di zero gradi, hanno effetti sull'ambiente, modificando gli habitat di animali e piante.

È questo il motivo per cui allo zero termico si guarda con grande attenzione. Un campanello d'allarme c'era stato nell'estate 2022, con il disastro della Marmolada e il crollo di saracchi sul versante svizzero del massiccio del Grand Combin: un chiaro segno di quanto i ghiacciai delle Alpi fossero ormai instabili perché assediati dal caldo.

Marmolada, nuova massima +14,3 gradi

Quegli eventi erano stati anche il picco di una lenta progressione, misurata a partire dal 1959 dalla stazione di Payerne, secondo i dati dell'Ufficio federale svizzero di meteorologia e climatologia, MeteoSvizzera. In particolare emerge che dal 1961 al 1990 l'altitudine media dello zero termico era inferiore a 3.400 metri, ma dal 1990 in poi si è progressivamente spostata verso l'alto, con un incremento calcolato in circa 90 metri ogni 10 anni, con un'accelerazione osservata a partire dagli anni '70 del secolo scorso. A preoccupare, si rileva nel sito svizzero, è anche il fatto che il fenomeno prosegue anche in inverno, con l'altitudine media che dal 1991 al 2020 si è spostata a 2.600 metri nella stagione fredda. In questa estate 2023, osserva Frezzotti, preoccupa anche «il susseguirsi di giorni e notti calde, che non permettono alla neve di ricongelare. Senza contare il fatto che «noi scienziati stiamo vedendo che quanto è stato previsto sta accelerando. Per esempio, dopo le nevicate della primavera scorsa, si attendeva una stasi dei ghiacciai durante l'estate», cosa che non è avvenuta. «Purtroppo - conclude - i record negativi di oggi sono i migliori di quelli che probabilmente vedremo negli anni».

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