Chieti, la fabbrica maledetta: tre morti come nel 2020. La mamma di una delle vittime: «Il dolore non va più via»

Oggi l’udienza a Vasto: davanti al giudice 10 imputati accusati di omicidio colposo

Chieti, la fabbrica maledetta: tre morti come nel 2020. La mamma di una delle vittime: «Il dolore non va più via»
Chieti, la fabbrica maledetta: tre morti come nel 2020. La mamma di una delle vittime: «Il dolore non va più via»
di Rosalba Emiliozzi
Giovedì 14 Settembre 2023, 00:18 - Ultimo agg. 15 Settembre, 09:02
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CASALBORDINO (Chieti) Tutto come tre anni fa. Tre colleghi dilaniati e gli operai della fabbrica - sono in 78 - ripiombati nell’orrore. Muti, gli occhi gonfi, due fratelli, dipendenti della Esplodenti Sabino, non hanno la forza di parlare. Sono i Colameo, Romeo ed Elio, fratelli di Nicola Colameo, papà di due figli, morto a 45 anni nell’esplosione del 2020. Un’intera famiglia di Guilmi, paese in provincia di Chieti, che da sempre lavora lì. I due fratelli sono sotto choc, hanno udito la deflagrazione, visto i morti, per loro è stato come rivivere una seconda volta la tragedia famigliare di tre anni fa. Il loro avvocato Marco Perrucci li ha immediatamente chiamati: «Volevo sapere come stavano, mi hanno detto che non hanno riportato ferite, ma erano disperati, piangevano».

Esplosione in una fabbrica di polvere da sparo vicino Chieti: morti tre operai. Nel 2020 ci furono altre tre vittime

I DUE FRATELLI

I due fratelli abruzzesi sono parti offese, nel procedimento aperto al Tribunale di Vasto, con la sorella Sandra, la moglie di Nicola, Sonia Zocchi e la madre Ersilia Fassaceca (assisti anche dal legale Alessandro Perrucci).

L’udienza preliminare è prevista per oggi. Dal gup ci sono dieci imputati compresa la società con l’accusa principale, per tutti, di cooperazione colposa in omicidio colposo, per colpa generica cagionata dalla negligenza, imprudenza e imperizia, e per colpa specifica, consistita nella violazione di diverse norme antinfortunistiche per il decesso, il 21 dicembre del 2020, oltre che di Colameo, degli operai Carlo Spinelli, 54 anni, di Casalbordino e Paolo Pepe, 45, di Pollutri.

«Quando l’ho saputo ho pensato subito a Carlo, rivissuto la sua morte, il suo sacrificio non è servito a nulla - dice Solange, francese, 77 anni, da 55 vive a Casalbordino, è la madre di Carlo Spinelli - Era un bravo lavoratore, non faccio che pensare a lui, tutti i giorni la mente va a tre anni fa. Il dolore rimane, la morte di un figlio non si dimentica». Quel velo di tristezza per un momento scompare quando parla dei nipoti: «I figli sono stati forti, la ragazza di 26 anni oggi è una carabiniera, lavora a Pordenone, il figlio è universitario alla Sapienza di Roma». Solange, come altri parenti delle vittime, ha avuto dall’azienda una piccolissima tranche del risarcimento. «Sono passati quasi tre anni - aggiunge Solange - e in quella fabbrica continuano a succedere incidenti». «Nel ‘92 ci fu un altro grave incidente con un decesso e nel tempo ci sono stati altri infortuni» dice l’avvocato Pompeo Del Re che tutela i parenti di Spinelli. A morire, nel ‘92, fu il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall’innesco di una spoletta e nel 2009 due lavoratoti rimasero gravemente feriti in un’esplosione.

L’INDAGINE

Nel 2020 la tragedia avvenne durante lo smaltimento di diversi materiali, miscela incendiaria, povere pirica, polvere nera, razzi di segnalazione, legna impregnata di Tnt, dotazioni nautiche, simulatori di colpo tipo kanonslag, nel locale-forno statico, dove erano stati destinati i tre lavoratori, che morirono sul colpo a causa dell’esplosione. La fabbrica rimase inattiva per sette mesi, anche per la ferma posizione della procura guidata da Giampiero Di Florio sulle condizioni di sicurezza. A luglio 2021, ottenuto il dissequestro, le attività erano riprese.

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