I vestiti di ricambio infilati, insieme alle scarpe, in una borsa lasciata in auto. E poi i sacchi neri nei quali ha avvolto il corpo di Giulia, il sopralluogo nella zona industriale di Fossò dove l’ha inseguita facendole sbattere la testa sul marciapiede, il coltello con cui l’ha massacrata, il nastro adesivo che si è procurato. La premeditazione è una variabile decisiva che nel futuro processo a Filippo Turetta, arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona, potrebbe portare, se riconosciuta, a una condanna all’ergastolo.
GLI INDIZI
Un’aggravante che, stando al lavoro degli investigatori, sarebbe corroborata da diversi elementi, primo fra tutti lo scotch acquistato online dal ragazzo due o tre giorni prima dell’omicidio e che avrebbe usato per impedire a Giulia di urlare durante l’aggressione in due fasi, durata circa 25 minuti.
ISOLAMENTO
Secondo il racconto reso agli agenti tedeschi, la sera dell’arresto lungo l’A9 a Bad Dürrenberg sabato scorso, il 21enne avrebbe tentato ripetutamente di farla finita nella settimana di fuga tra Italia, Austria e Germania: «Volevo schiantarmi con l’auto e mi sono puntato più volte il coltello alla gola, ma non sono riuscito a farla finita». Nella settimana di reclusione nel Sachsen-Anhalt, inoltre, sono filtrate indiscrezioni sul fatto che Filippo sarebbe apparso «molto provato e preoccupato», così «stanco» da finire spesso per «rifiutare il cibo». Qualcuno ha riferito anche «scatti d’ira». A questi indicatori di potenziale criticità si è poi aggiunta la considerazione sul pericolo che siano gli altri detenuti a mettere in atto forme di violenza nei confronti di un uomo accusato di aver brutalmente ucciso l’ex fidanzata e di essere poi scappato. Per questo è stata scelta la casa circondariale di Montorio Veronese, che dispone di una sezione per protetti, mentre il Due Palazzi di Padova potrebbe diventare la sede successiva a questa fase cautelare. Al suo ingresso nel carcere scaligero, Turetta verrà sottoposto alla visita del medico e al colloquio con lo psicologo, ma potrebbe essere chiesto l’intervento dello psichiatra per l’analisi del rischio suicidario. Successivamente sarà essere sorvegliato a vista, 24 ore su 24, all’interno della cella singola in cui sarà in isolamento. Tutto questo compatibilmente con le carenze di organico e strutturali. Secondo l’ultima relazione del Garante regionale, Montorio conta 530 reclusi a fronte di una capienza regolamentare di 338, con un tasso di sovraffollamento del 157%.