La tecnica era collaudata: bastava infilare delle fascette di plastica trasparente all'interno della fessura della porta e se nei giorni successivi la fascetta era sparita significava che i proprietari di casa erano rientrati. Viceversa, si poteva entrare in azione svaligiando interi appartamenti nel centro città. Così agiva la banda sgominata oggi dalla polizia a Milano, che per mesi ha saccheggiato diverse abitazioni: 7 georgiani gravemente indiziati del reato di furto in abitazioni ubicate in zone centrali di Milano, oltre a un fermo d'iniziativa a carico di un cittadino egiziano, ricettatore professionale del gruppo criminale. Il provvedimento di fermo è stato emesso dal pm di Milano Francesca Crupi e dal procuratore aggiunto Laura Pedio.
È stata un'indagine «lampo» l'hanno definita gli inquirenti, «rapidissima e tempestiva» che in pochi mesi ha portato al fermo degli autori dei furti e del ricettatore e al recupero di una buona quantità di refurtiva e denaro.
Il cerchio si è chiuso su 7 individui, 5 soggetti che operavano in macchina e 2 in bicicletta, non residenti sul territorio ma che venivano ospitati da altre persone nel Milanese. Cinque gli episodi criminosi compiuti dai fermati, di cui 4 consumati e uno tentato, tutti commessi tra luglio e settembre di quest'anno. Due furti sono stati commessi a Milano, in via Teodorico e in via Mac Mahon e un tentato furto in via Lippi. Gli altri due, invece, sono stati commessi nel Milanese: a Solaro il 20 settembre scorso e l'altro a Pregnana Milanese il 23 settembre. I soggetti, di cui due vantavano precedenti per reati specifici, erano stati già fotosegnalati mentre uno di loro era stato arrestato. A quest'ultimo era stato preso il suo Dna in carcere e comparato poi con un'impronta presa dalla scientifica in uno degli appartamenti saccheggiati, ne ha portato all'individuazione. Corposo il bottino ottenuto dalla banda: intorno ai 20mila euro, tra gioielli e orologi, trovati in parte all'interno del frigorifero del ricettatore, mentre il denaro era nascosto in vari armadi.
Nelle intercettazioni il gruppo, definito «organizzato e molto accorto», ogni volta che commetteva un furto parlava di denaro e soldi nascosti nel freezer o di soldi congelati dal ricettatore egiziano, manifestando in un'occasione anche la volontà di derubare quest'ultimo. Quanto ai monili recuperati dagli agenti, a breve verranno inseriti sulla bacheca online della polizia di Stato in modo da consentire ai legittimi persone di rientrarne in possesso.