«La solidarietà fa la differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo. Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso», è lo slogan scelto dalle tre confederazioni per la festa del lavoro, che in questa edizione mette al centro, accanto ai lavoratori, i migranti.
L'appuntamento è in piazza della Rimembranza, dove è stato allestito il palco. Dopo il saluto del sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, si alterneranno le testimonianze dei lavoratori (uno del settore del turismo, uno dell'agricoltura ed un immigrato). A questi seguiranno gli interventi dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Dopo i comizi, Camusso, Furlan e Barbagallo deporranno in mare una corona di fiori in memoria dei tanti migranti morti nel Mediterraneo.
«C'è solo la propaganda di chi continua a dire che con un decreto si crea occupazione», ha detto la Camusso dal palco. «Non ne possiamo più - ha aggiunto - che si divida sempre, i lavoratori dai lavoratori, i precari dai precari». Il governo fa solo propaganda «sui numeri: abbiamo passato 3 mesi pensando di essere di fronte a chissà quale svolta epocale sull'occupazione, che arrivato il Jobs act era cambiato tutto, poi ci svegliamo la mattina e scopriamo ciò che noi stavamo cercando di dire e cioè che in realtà la crisi non è finita, che sul terreno dell'occupazione continuano ad esserci tante attività che chiudono, che se si riducono gli ammortizzatori sociali quelle persone diventano disoccupati, che ci sono tanti disoccupati di lunga durata e che non trovano una soluzione, che continuano processi di ristrutturazione».
L'obiettivo che deve essere quello di ridurre la disoccupazione e che «la riduzione dei diritti non crea occupazione».
«Lo diciamo da mesi, purtroppo i dati sulla disoccupazione trovano solo conferme». Così il segretario generale della Uil, ha parlato dell'emergenza occupazione. «Bisogna cambiare le politiche» del governo e «bisogna fare investimenti pubblici e privati» per far ripartire l'occupazione, insiste Barbagallo.
«Il tesoretto è solo virtuale, per questo volevano darlo ai poveri»: con questa battuta Barbagallo ironicamente ha risposto sulla destinazione del tesoretto da 1,6 miliardi individuato dal governo nelle pieghe del Def, dopo la sentenza della Consulta sulle pensioni che ha bocciato il blocco della perequazione.
«Il primo pensiero va ai morti nel Mediterraneo e ai morti in Nepal», ha continuato il segretario generale Uil, che ha poi parlato della bocciatura da parte della Consulta del blocco della perequazione delle pensioni più alte deciso con la norma Fornero, definito da Barbagallo l'esempio di «tutte le leggi sbagliate fatte in questi anni, da Monti a Renzi», che vanno contrastate. «Oggi, in questo primo maggio, con l'unità del sindacato dobbiamo recuperare l'unità di azione che ci permetta di far fronte» ai problemi del Paese, «a quanti vogliono portarlo alla povertà e vogliono ridurre il sindacato» stesso, ma «non ci riusciranno».