Il mondo delle discoteche e del divertimento continua a soffrire cause delle regole anti Covid mentre il teatro Ariston, dove si svolge il Festival di Sanremo, e occupato dal pubblico senza mascherine e per il massimo della capienza: «Discoteche chiuse e Ariston pieno - ha spiegato Antonio Flamini, Vicepresidente della Silb, l’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo a Radio Cusano Campus - non siamo tutti uguali. Ringrazio però Amadeus per l’appello a tornare a ballare».
La pandemia da coronavirus ha messo in grandi difficoltà il mondo delle discoteche, che sono state immediatamente chiuse: «Dall’inizio della pandemia – ha spiegato Antonio Flamini, Vicepresidente della Silb, l’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo ai microfoni de L’Italia s’è Desta condotta dal direttore Gianluca Fabi e Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus - in due anni abbiamo avuto due piccole finestre di aperture.
Il pregiudizio contro le discoteche ha portato molte persone a perdere il lavoro: «Il pregiudizio c’è sempre stato, siamo sempre stati indicati come il male finale a causa di una serie di problemi. In questo caso secondo noi c’è stato pregiudizio. Alcune persone che hanno deciso per noi non erano pienamente a conoscenza della nostra realtà. Rappresentiamo un settore con imprenditori seri che producono economia. Molte famiglie sono rimaste senza reddito. Quando riapriremo saremo sottoposti ad altre limitazioni come il 50% della capienza. Lavorare così non aiuta nel raggiungimento di un’efficienza economica della struttura. I ristori sono stati pochi e non sono bastati. Con il Sostegni Ter dovrebbero arrivare 20 milioni ma ne servirebbero almeno 30».
La situazione all’Ariston, dove si svolge il Festival di Sanremo, sembra molti diversa: «Amadeus ha invitato tutti a tornare a ballare nelle discoteche quando riapriranno. Vedere gente che non mette le mascherine e la capienza al 100% dimostra che non siamo tutti uguali. Già nel 2020 avevamo preparato un protocollo per lavorare in sicurezza. Aggiungere ulteriori restrizioni a quelle che già abbiamo vuol dire non raggiungere il minimo economico per giustificare un’apertura».