Azouz Marzouk: «Olindo e Rosa innocenti, la tenda insanguinata poteva scagionarli», ecco i reperti mai analizzati (e ormai inceneriti)

Azouz Marzouk: «Olindo e Rosa innocenti, la tenda insanguinata poteva scagionarli», ecco i reperti mai analizzati (e ormai inceneriti)
di Valeria Di Corrado
Domenica 14 Gennaio 2024, 07:15 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 09:42
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Azouz Marzouk sta con Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nell'udienza del primo marzo davanti alla seconda sezione penale della Corte d'appello di Brescia, il tunisino si assocerà alla richiesta di revisione del processo sulla strage di Erba presentata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser. «Sono soddisfatto, perché sono stato il primo a sostenere questa tesi. Ma non mi hanno creduto e per questo sono anche mandato a giudizio», si è sfogato con il suo legale Luca D'Auria, che lo assiste insieme alla collega Solange Marchignoli. Pur vivendo in Tunisia, è tornato in Italia con la sua nuova famiglia per trascorrere le vacanze di Natale e probabilmente si tratterrà proprio per presenziare all'udienza a Brescia.

@ilmessaggero.it Strage di Erba, si riparte. Comincerà il primo marzo a Brescia la discussione sull'istanza di revisione della sentenza con cui sono stati condannati all'ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. Lo ha reso noto uno dei legali, Fabio Schembri. La corte d'appello di Brescia ha detto sì dunque alla revisione del processo. È stata fissata per l'1 marzo 2024, davanti alla seconda sezione penale, la prima udienza del processo per la strage dell'11 dicembre 2006. #ilmessaggero #stragedierba #rosaeolindo #revisione #processo ♬ News / Truth Investigation / Investigation / Suspicion / Consideration(1013150) - A.TARUI

Le confessioni false


Azouz, che la sera dell'11 dicembre del 2006 perse contemporaneamente il figlio Youssef di 2 anni, la moglie Raffaella Castagna e la suocera Paola Galli, quattro anni fa infatti aveva sollecitato la Procura generale milanese ad attivare la revisione, sostenendo che la sentenza con cui si era arrivati alla condanna all'ergastolo dei coniugi Romano fosse da annullare in quanto le loro confessioni erano false.

Li aveva in sostanza accusati di autocalunnia, per essersi addossati la responsabilità di quattro omicidi e un tentato omicidio (salvo poi ritrattare). Essendoci però una pronuncia definitiva della Cassazione che li riconosceva autori di quel bagno di sangue, il tunisino è finito a processo per calunnia. Ma il 6 ottobre del 2021 è stato assolto dal Tribunale di Milano: secondo il giudice è più che legittimo che Marzouk coltivi dei dubbi sulla colpevolezza di Olindo e Rosa.

La prova del nove

Già il 15 novembre 2017 il tunisino aveva depositato una memoria alla prima sezione penale della Corte d'appello di Brescia, associandosi alla richiesta dei coniugi Romano di analizzare in incidente probatorio dei reperti trovati sulla scena del delitto e mai analizzati. In particolare, sollecitava i giudici a svolgere un accertamento sulla tenda insanguinata dell'appartamento della vicina di casa Valeria Cherubini attraverso la tecnica della "Bloodstain pattern analysis" (BPA), ossia di analisi delle tracce di sangue. Non è mai stato chiarito in dibattimento, infatti, se le macchie trovate sulla tenda di fronte al corpo della Cherubini fossero il frutto di schizzi dell'accoltellamento o dello strofinamento della vittima sulla stoffa. «Una risposta realmente scientifica a questa questione risulta ancora più rilevante - si legge nella memoria che era stata presentata dai legali di Azouz Marzouk - se si considera che il medico legale incaricato dei primi rilievi dalla Procura di Como aveva sostenuto che la donna era stata attinta dai colpi di coltello proprio in quel luogo dove il corpo è stato rinvenuto (e dunque gli schizzi sarebbero la proiezione del sangue scaturito dall'accoltellamento). La soluzione del dubbio è dirimente al fine di valutare la veridicità delle confessioni degli allora imputati, considerato che in esse è riferito invece che la signora venne accoltellata sul pianerottolo al piano inferiore della casa». In sostanza, se Olindo e Rosa avessero mentito sul luogo in cui è stata ferita a morte Valeria Cherubini, potrebbero aver mentito anche su tutto il resto. Così verrebbe messa in discussione la veridicità della loro confessione, punto di forza dell'impianto accusatorio sulla base del quale sono stati condannati. Quell'indagine scientifica, però, non è stata mai fatta, né sulla tenda, né su altri reperti.

La tecnica della Bpa

Eppure, «la tecnica della Bpa è stata utilizzata per risolvere il caso di Cogne - precisa l'avvocato D'Auria - e ha consentito di accertare "al 100%" che l'assassino del piccolo Samuele indossava un determinato capo di abbigliamento, giungendo alla condanna della Franzoni». Peccato però che pur volendo rimediare oggi, non si può: la tenda di casa Frigerio-Cherubini, infatti, è stata portata a incenerire il 12 luglio 2018, insieme ad altri reperti della scena del delitto, dal cancellerie dell'Ufficio corpi di reato del Tribunale di Como; nonostante un'ordinanza lo vietasse. Per il giudice che ha archiviato l'indagine - in mancanza della prova del dolo - si è trattato di «una distruzione illegittima».

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