Sul prato di Marcinelle due delle 14 lapidi marcate dalla parola «ignoto» da oggi hanno un nome. A quasi 70 anni dalla tragedia del 1956, quando 262 minatori, principalmente italiani, persero la vita nel crollo di una miniera, l'esame del Dna ha infatti trovato l'identità di due dei 14 resti ancora non identificati: Oscar Pellegrims, cittadino belga, e l'Italiano Dante di Quilio.
Nel disastro morirono 262 persone
Dietro al risultato, anni di ricerche e lavoro svolto dagli inquirenti belgi e italiani contro avversità burocratiche e informazioni perse o abbandonate nel tempo. Ad animare il processo è stato Michele Cicora, un orfano della tragedia di Marcinelle che per anni ha lottato nella speranza di riportare a San Giuliano di Puglia, in Molise, i resti del padre. La battaglia di Cicora, iniziata con una lettera al Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, però non porta ad un lieto fine. Non ci sono corrispondenze positive tra il suo Dna ed i resti rivenuti.
«È con il cuore pesante, traboccante di tristezza e delusione, che mi rivolgo a voi. Il mio pensiero va ai miei fratelli e sorelle e ai genitori degli altri minori non identificati che mi hanno sostenuto in questa incredibile missione e ai quali avevo dato un barlume di speranza», ha commentato Cicora in una lettera dopo la presentazione dei risultati dell'indagine avvenuta in quello che oggi è il museo del Bois du Cazier.
Gran parte delle identificazioni avvennero in giorni successivi alla tragedia correndo contro al tempo mentre centinaia di corpi di minatori andavano in decomposizione ammassati sul prato di Marcinelle. Spesso i nomi venivano assegnati solo grazie a oggetti trovati addosso, ha ricordato Cicora nella sua lettera, sottolineando come sia possibile che in quel processo ci possano essere stati errori a cui oggi è impossibile porre rimedio.
Nel dolore di una tragedia che non vuole trovare un epilogo Cicora però trova una consapevolezza: «non abbiamo imparato nulla dalla storia se continuiamo a ignorare l'aspetto umano, a sfruttare interi popoli a beneficio di pochi che accumulano grandi ricchezze».