Inchiesta petrolio, Renzi: «Rivendico l'emendamento, l'ho voluto io»

Inchiesta petrolio, Renzi: «Rivendico l'emendamento, l'ho voluto io»
Domenica 3 Aprile 2016, 16:06 - Ultimo agg. 4 Aprile, 08:27
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«C'è il presidente del Consiglio che è coinvolto se questo è il tema: ho scelto io di fare questo emendamento, lo rivendico per forza. Le opere pubbliche sono state bloccate per anni e l'idea di sbloccare le opere pubbliche l'abbiamo presa noi per Tempa Rossa, per Pompei, per Bagnoli e per altre opere», quell'emendamento «è roba mia». Così il premier Matteo Renzi a In mezz'ora su Rai 3.  

«Noi questo Paese lo stiamo talmente cambiando che se i magistrati vogliono mi interroghino non solo su te mi interroghino non solo su Tempa Rossa ma su quello che vogliono», ha detto ancora il premier che ha poi sottolineato: «Io non sapevo dell'inchiesta, perché devo saperlo? Una cosa è l'indagine giudiziaria che io non devo sapere, io non devo essere messo a conoscenza, diverso se sapevo del provvedimento che rivendico. Non sapevamo perché in un paese civile c'è la distinzione tra potere esecutivo e giudiziario. Dopo di che io spero che ci sia qualcosa di serio, ma per saperlo chiami il capo della Procura di Potenza.... Se mi vogliono interrogare anche sul resto, da Tempa Rossa a Pompei, eccomi». «Io ho saputo come i cittadini dell'indagine perché di fronte alla legge il premier è come gli altri, il premier non mette bocca sulle indagini», ha insistito Renzi.

«Per adesso dopo 27 anni non è stato tirato fuori un goccio di petrolio perché le autorizzazioni sono state rinviate come spesso succede in Italia», ha aggiunto il premier, sui rischi di danni ambientali nella zona del giacimento Tempa Rossa, nell'alta valle del Sauro, in Basilicata.

«Ci dicono a noi che siamo quelli delle lobby quando noi abbiamo fatto la legge su reati ambientali, le pene sull'anticorruzione, abbiamo fatto delle iniziative concrete e reali compresa l'approvazione in prima lettura alla Camera del conflitto d'interessi. Dire che noi siamo quelli delle lobby a me fa, tecnicamente parlando, schiattare dalla risate», ha sostenuto ancora Renzi.

«Vorrei chiarire che l'indagine non riguarda il dovere di sbloccare le opere pubbliche: a noi i cittadini ci pagano per questo. Altro è se qualcuno ha pagato tangenti e in quel caso voglio che si scopra e chiedo ai magistrati di fare il massimo degli sforzi. Chi sbaglia paga», ha poi ribadito Renzi.

«Io non credo ai complotti dai tempi di Aldo Biscardi, credo che ci sia legittimamente e giustamente una battaglia politica contro di noi da parte di tante persone. Non definirei Grillo e Berlusconi poteri forti, piuttosto pensiero debole e loro cercano giustamente di bloccare questo tentativo di rimetter in piedi l'Italia», ha affermato ancora Renzi aggiungendo che «a me dà noia quando mettono in discussione la mia onesta, sono un ragazzo di Rignano sull'Arno. Possono dirmi che non sono capace ma non disonesto».

«Io credo che su questa vicenda la Guidi ha sbagliato e in modo molto serio ha tratto le conseguenze. Quando venne fuori una telefonata inopportuna del ministro della giustizia Cancellieri che chiamava la famiglia di un indagato con cui aveva rapporti professionali il figlio, io trovai la telefonata inopportuna e lo dissi, ma lei no si dimise. La Guidi lo ha fatto perché è cambiato il clima nel Paese», ha affermato ancora il presidente del Consiglio.

«Ho massima stima e rispetto per De Giorgi. Ricordo che uno è condannato con sentenza passata in giudicato. Lui è una di quelle persone per cui l'Italia può essere fiera. Se ha commesso errori lo valuterà l'indagine», ha detto ancora il premier riferendosi all'indagine sul capo di Stato maggiore della difesa.

Su Banca Etruria «stiamo dando una dimostrazione limpida e impeccabile che tutti sono uguali davanti alla legge» e non vanno avanti gli «amici degli amici», ha affermato ancora Renzi. «Se qualcuno ci accusa di conflitto d'interessi sappia che la banca è stata commissariata dal governo, che quel cda è stato sanzionato due volte da Banca Italia, altro che trattamento di favore».

«Se il ministro dei Rapporti con il Parlamento non controlla e verifica gli emendamenti, che ci sta a fare? Non è l'emendamento in sè il problema ma se qualcuno commette atti illeciti. Se ci sono opere non vanno bloccate le opere, se qualcuno ruba va bloccato il ladro», ha spiegato Renzi ribadendo che nel suo governo «tutti quelli che si trovano ad aver commesso un errore si devono dimettere, io per primo».
 

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