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MATTEO SALVINI

Quirinale, sì di Salvini e Berlusconi: via al tavolo tra leader per manovra e Colle

Quirinale, sì di Salvini e Berlusconi: via al tavolo tra leader per manovra e Colle
Quirinale, sì di Salvini e Berlusconi: via al tavolo tra leader per manovra e Colle
di Alberto Gentili
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 15 Novembre 2021, 11:00
5 Minuti di Lettura

Da qualche giorno, tra il Quirinale e palazzo Chigi, rimbalza l'allarme per il triste destino che potrebbe attendere il governo di Mario Draghi e il patto di salvezza e unità nazionale su cui si fonda, se la maggioranza di tutti uscisse a brandelli dalla partita per l'elezione del nuovo capo dello Stato. Così Enrico Letta compie la prima mossa per provare a sminare la strada verso la scelta del successore di Sergio Mattarella: un patto tra i leader della maggioranza per blindare la legge di bilancio ed evitare il Vietnam parlamentare. E poi compiere, in gennaio, una scelta condivisa sul Quirinale. Una mossa, si racconta, apprezzata dal presidente della Repubblica e dal premier. E che ottiene il sì di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Matteo Renzi. 

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E non è poco, può essere l'inizio del dialogo, anche se sul merito della manovra l'intesa si annuncia tutt'altro che facile visto lo scontro su fisco e sulla rottamazione delle cartelle. Giuseppe Conte invece preferisce il silenzio: il segno di quanto difficile sia, per alleati che in realtà sono nemici giurati, abbracciare il metodo del confronto.

«C'è bisogno di un'assunzione di responsabilità e un patto tra le forze politiche che sostengono il governo Draghi», è l'incipit di Letta in un'intervista alla Stampa, «propongo un incontro di tutti i leader di maggioranza con il premier affinché questo accordo sia formalizzato: blindiamo la manovra e gli aggiustamenti necessari che concorderemo insieme in Parlamento. 

Ognuno rinunci alla sua bandiera per un risultato condiviso da tutti. Immaginare che sulla prima manovra di questo governo ci possa essere un Vietnam parlamentare non è accettabile». Il Quirinale? «Quello è il secondo tempo». Sarà il passo successivo.

Chiare le intenzioni di Letta: il patto tra i leader sulla legge di bilancio serve a siglare una tregua, a stemperare le tensioni e a disinnescarle. Soprattutto è indirizzato a stabilire un metodo di confronto, fin qui evitato da tutti a causa di una campagna elettorale permanente, prima sulla manovra. E poi, cosa ancora più importante, il patto servirà a preparare il terreno per una scelta condivisa del successore di Mattarella dopo il suo reiterano no al bis, che però in molti sperano ancora possa essere aggirato. L'obiettivo: preservare quell'accordo di salvezza e unità nazionale sul quale il capo dello Stato nel febbraio scorso ha fondato il governo di tutti. 

«È infatti evidente», spiega un'autorevole fonte di governo, «che se la maggioranza si lacerasse in occasione della scelta del presidente della Repubblica, se l'unità nazionale si sbriciolasse nella partita più importante, un istante dopo non ci sarebbero più né Draghi, né il suo governo e tantomeno resterebbe in piedi la maggioranza che fin qui l'ha sostenuto». Ergo, «si andrebbe sparati a elezioni anticipate». 

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Il primo a rispondere all'appello-proposta del segretario del Pd è Silvio Berlusconi: «Io e il Cavaliere», dice il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, «siamo favorevoli». E Annamaria Bernini, capogruppo forzista in Senato: «Questo è un momento cruciale per il futuro del Paese, la maggioranza non può procedere in ordine sparso facendo prevalere gli interessi di partito. La proposta di Letta è sicuramente un passo nella giusta direzione».

A stretto giro, dopo un paio d'ore dal sì berlusconiano, arriva l'apertura di Matteo Salvini. Il leader della Lega torna ad attaccare il Reddito di cittadinanza, ma subito dopo aggiunge: «Ribadisco la piena disponibilità a collaborare, come già avevo proposto il 13 ottobre al premier Draghi. In quell'occasione avevo suggerito un tavolo con tutti i segretari dei partiti della maggioranza, per sminare il più possibile il cammino del governo ed evitare un inutile muro contro muro». Come dire: la proposta è mia, non di Letta. Ma poco importa, a contare è la sostanza.

D'accordo anche Matteo Renzi che con Ettore Rosato scandisce il suo sì: «Siamo assolutamente d'accordo, diciamo da tempo che prima di occuparsi del Quirinale vanno messi in sicurezza i conti del Paese». Sulla stessa linea Carlo Calenda. E Osvaldo Napoli, parlamentare di lungo corso ed esponente del gruppo centrista Coraggio Italia dice ciò che il leader dem fa soltanto intendere: «Il patto tra i leader per blindare la manovra va fatto crescere e fatto diventare un patto per scegliere il successore del presidente Mattarella». Appunto.

Non sarà però Draghi il regista di questo vertice. Non sarà il premier, considerato il probabile futuro inquilino del Quirinale, a convocarlo. Certo, vi parteciperà quando (e se) verrà riunito. Ma, come trapela da palazzo Chigi, quella di Letta «è una proposta politica che devono gestire i partiti».

Dal canto suo il segretario del Pd accoglie (naturalmente) con favore i sì di Berlusconi e Salvini: «Bene, avanti così. Vediamo se la proposta marcerà davvero», dicono al Nazareno. E spiegano: «Alle spalle abbiamo le elezioni amministrative che hanno esacerbato lo scontro, davanti c'è un passaggio decisivo del Quirinale. Ebbene, in mezzo non ci può essere uno scontro sulla manovra: vanno riaccesi i motori della maggioranza a sostegno del governo per una legge di bilancio che è un'occasione unica da non sprecare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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