Picchiato dal branco nella movida di Agropoli, la madre denuncia: «Nessuno l’ha aiutato»

L’aggressione avvenuta sabato davanti a centinaia di persone: «Qui è terra di nessuno, non ci sono controlli, abbiamo paura»

La movida agropolese
La movida agropolese
di Carmela Santi
Mercoledì 14 Giugno 2023, 07:00
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Un ragazzo poco più che diciottenne aggredito dal branco nella movida. È un fatto gravissimo quello accaduto sabato sera in pieno centro cittadino ad Agropoli. Un giovane residente in via Granatelle a ridosso di piazza della Mercanzia, zona della città solitamente scelta dai giovani per il divertimento serale e notturno, è stato aggredito da un gruppo di coetanei

Il branco lo ha aspettato nei pressi della sua abitazione per picchiarlo. La scena si sarebbe consumata davanti a tante altre persone ma nessuno e intervento per aiutare il malcapitato. Il ragazzo, subito dopo l’aggressione, è stato visitato dai sanitari che lo hanno medicato ma, per fortuna, non ha riportato ferite o traumi preoccupanti. Per lui solo tanta paura. La disavventura del 18enne è pari a quella di tanti altri ragazzi finiti nelle grinfie del branco. Non si sa quali siano stati i motivi che hanno scatenato l’aggressione, se il giovane abbia ricevuto richieste di denaro, sta di fatto che è rimasto vittima di una vile aggressione durante una serata che doveva essere di sano divertimento. A denunciare l’accaduto è stata la mamma del ragazzo. 

«Mio figlio - dice la donna - è rimasto vittima di un agguato davanti casa. Alcuni ragazzi lo hanno aspettato per picchiarlo sotto gli occhi di centinaia di persone e nessuno è intervenuto in suo aiuto». Non è il primo episodio di violenza che si registra nella movida di Agropoli. Da più parti si chiede un controllo più accurato con una maggiore salvaguardia delle persone che la frequentano, dei residenti e dei turisti. «Premetto - ribadisce la mamma del ragazzo - che nessuno di noi è contrario al divertimento serale nel cuore della città ma tutto dovrebbe avvenire nei limiti del rispetto dei residenti. Il fatto di mio figlio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono anni che siamo abbandonati dalle forze dell’ordine. In questa terra di nessuno, al di là della musica con decibel improponibili in un centro abitato, siamo allo sbaraglio, ostaggi in casa nostra». La donna è ancora sotto choc per quanto accaduto al figlio: «Abbiamo dovuto provvedere a fare un passo carrabile per accedere al nostro cancello con le auto. In una strada privata che di notte diventa gabinetto pubblico, luogo di scambio di sostanze stupefacenti e discarica di bottiglie, bicchieri e quant’altro. Siamo stanchi. Non è più possibile vivere così. Basterebbe un controllo periodico in una zona ormai nota. Ormai quasi tutte le sere, oltre ai fine settimana, se non c’è rissa si ci va molto vicino coinvolgendo anche chi è completamente estraneo ai fatti». 

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