Salerno, il processo alle coop: «Alle elezioni regionali De Luca decide per tutti»

I pm della procura di Salerno insistono sui rapporti con il clan D'Agostino: li conosco perché feci i lavori nel palazzo dove vivono

L'imprenditore Vittorio Zoccola
L'imprenditore Vittorio Zoccola
di Petronilla Carillo
Venerdì 5 Aprile 2024, 06:20
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Nessun colpo di scena nel processo alle coop in cui sono imputati l’imprenditore Vittorio Zoccola e il politico Nino Savastano, usciti entrambi con il sorriso dall’aula della cittadella giudiziaria. Due ore e trenta di interrogatorio per l’imprenditore delle cooperative sociali durante le quali i pm Guglielmo Valenti ed Elena Cosentino hanno tentato di far emergere eventuali rapporti (ed infiltrazioni) tra le coop e la malavita organizzata salernitana. Il riferimento è al gruppo D’Agostino. Si è parlato dell’assunzione di una donna ex moglie di uno dei membri della famiglia D’Agostino, ma l’inserimento della stessa nelle coop - ha poi spiegato Zoccola - era avvenuto «perché era rimasta senza lavoro, ho fatto un favore a suo padre non ai D’Agostino». Una conoscenza, quella con Giuseppe D’Agostino, che l'imprenditore imputato non ha negato. Anzi. Ha raccontato di averlo conosciuto quando era un ragazzo e di essere stato «quindici giorni a casa sua perché ho fatto dei lavori a tutta la colonna dei bagni del palazzo dove viveva. A casa sua sono stato quindici giorni, nel palazzo tre mesi». Conoscenza che, secondo quanto è emerso nel corso dell'interrogatorio, sarebbe avvenuta quando ancora si era nel secolo scorso. Erano i tempi della sua coop La Brillante che si occupava di lavori edilizi. «Da allora - ha poi concluso Zoccola - e sono passati decine di anni, nulla più, buongiorno e buonasera quando ci incontriamo per educazione».

I RAPPORTI

Su sollecitazione dei pm Zoccola ha anche accennato ai rapporti politici della coop, spiegando chi fosse il referente per ciascuna società. «Albanova conosceva tutti, era la prima coop di Salerno», ha detto Zoccola per poi proseguire: «San Matteo aveva i fratelli Ventura dietro e rapporti di amicizia con Dario Loffredo. Il Leccio aveva l’avvocato Barbirotti, Lavoro Vero aveva Dario Loffredo» e poi cita anche Fabio Polverino e Mimmo De Maio. Qual era il ruolo dei referenti? Semplice la risposta di Zoccola «se c’era qualche problema intervenivano per sbloccare un atto amministrativo, sollecitare una delibera o qualche passaggio». E sulle elezioni ripete quando detto precedentemente: «De Luca decise che dovevamo dare il 70% a Savastano perché aveva un competitor più forte e il 30% a Picarone. Per le Regionali decideva lui, per le amministrative ogni candidato contattava i propri referenti». Quindi: «Alle regionali prendiamo indicazioni dal presidente, alle comunali invece dai candidati consiglieri». E, a proposito di elezioni, immancabile il passaggio su Gianluca Izzo e sul famoso messaggio vocale in chat in cui chiedeva di sostenere la moglie Alessandra Francese. «È un fatto risaputo da tutti - spiega Zoccola - ogni coop ha una chat con i soci e lui semplicemente disse: io penso sempre a voi, ora pensate voi a me».

Quindi: «Noi diamo le indicazioni non è che stiamo dietro quando vanno in cabina».

IL BANDO

Qualche momento di tensione si è avuto sulla questione bandi per incomprensioni tra i pm e l’imputato. Si è parlato di un altro imputato eccellente dell’inchiesta, il dirigente del settore Ambiente Luca Caselli. Si è parlato della sostituzione degli amministratori («Era Caselli l'artefice dei bandi e lui ci disse di sostituire gli amministratori perché indagati e non potevano partecipare alla gara secondo l'avvocatura del comune di Salerno») quindi della clausola sociale che penalizzava le coop perché lasciava a casa molti dipendenti, infine del progetto spiagge che fu chiesto loro di presentare e che fu poi bocciato: «Dovevamo misurare la temperatura ai clienti prima di scendere e sistemare gli ombrelloni a distanza: ce lo proposero dal Comune». Infine la proroga del 2022: «Alla’’ aeprtura delle buste ci renderemmo conto che eravamo sempre gli stessi ecco perché facemmo pressioni per la proroga perché il bando fu revocato».

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