Angri, maxi truffa al Pnrr: perquisizione e sequestro patrimoniale nell'ambito dell'inchiesta veneta della guardia di finanza

Guerra di tecnologia tra la guardia di finanza e l'organizzazione criminale che investiva, attraverso società fittizie, anche in altri Paesi europei

Una pattuglia della finanza
Una pattuglia della finanza
di Petronilla Carillo
Venerdì 5 Aprile 2024, 01:10
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Passa per il centro salernitano di Angri l'inchiesta della guardia di finanza di Venezia. È qui che le fiamme gialle venete, grazie al supporto dei colleghi del comando provinciale di Salerno, hanno dato esecuzione ad una perquisizione e al contemporaneo sequestro patrimoniale per iniziative progettuali finanziate con i fondi del Pnrr e mai attuati. A seguire le indagini sono stati anche reparti specializzati della Finanza come il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche. La maxifrode sui fondi europei è stata scoperta anche con l'ausilio della tecnologia di ultima generazione, utilizzando intelligenza artificiale e un computer quantistico. I criminali informatici, infatti,  utilizzavano le Vpn, reti informatiche private, che permettono di ostacolare le indagini telematiche, in quanto possono simulare la connessione da un Paese distante migliaia di chilometri rispetto alla reale posizione di chi le utilizza. Inoltre, il sodalizio sfruttava sistemi di riciclaggio e autoriciclaggio con l'utilizzo di wallet di criptovalute su private exchange, servizi di compra-vendita che sono stati, appunto, analizzati grazie alle nuove tecnologie.

Sono 24 misure cautelari personali eseguite in diverse regioni italiane (di cui 8 in carcere, 14 arresti domiciliari e 2 interdittive a svolgere attività professionale e commerciale) e 600 milioni di euro l'ammontare dei sequestri.

Grazie all’attivazione dei canali di cooperazione giudiziaria di EPPO, le operazioni hanno poi interessato diversi Paesi europei, con il coinvolgimento delle forze di polizia slovacche, rumene e austriache.

Le attività di frode, allo stato delle indagini attribuite al sodalizio criminale con il coinvolgimento di svariati prestanome e la collaborazione di quattro professionisti, hanno in una prima fase riguardato iniziative progettuali per decine di milioni di euro, finanziate a valere sul PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), nell’ambito della Digitalizzazione, Innovazione e Competitività nel sistema produttivo ed erogati da SIMEST (società partecipata da CDP con l’obiettivo di sostenere le imprese italiane nel percorso di internazionalizzazione), che ha corrisposto tempestivamente alle richieste dell’Autorità giudiziaria fornendo collaborazione alle indagini.

Le investigazioni hanno poi permesso di far emergere come l' organizzazione, utilizzando spesso le stesse società, fosse dedita anche alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio (bonus facciate) e per il sostegno della capitalizzazione delle imprese (A.C.E.), per circa 600 milioni di euro.

Le attività di polizia giudiziaria, svolte mediante l’uso della tecnica del “follow the money”, hanno consentito di ricostruire le condotte ritenute di riciclaggio e autoriciclaggio di ingenti profitti illeciti attuate attraverso un complesso reticolato di società fittizie artatamente costituite anche in Austria, Slovacchia e Romania. Ad agevolare la ricostruzione dei flussi finanziari illeciti hanno contribuito gli approfondimenti svolti su oltre 100 segnalazioni di operazioni sospette (provenienti anche da Financial Intelligence Unit estere) afferenti agli indagati che, unitamente ai riscontri documentali raccolti attraverso acquisizioni documentali e indagini bancarie, hanno consentito di individuare i presunti promotori, i partecipi e gli agevolatori del sodalizio criminale, con i differenti ruoli assunti dai responsabili nell’architettare evoluti sistemi di frode.

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