Salerno, l'annuncio sui murales di Gatto alle Fornelle: restauri con i fondi Pnrr

La demolizione ineluttabile per poi ricostruire tutto nel rione diventato attrazione turistica

Un murrale con le frasi di Alfonso Gatto
Un murrale con le frasi di Alfonso Gatto
di Erminia Pellecchia
Sabato 13 Gennaio 2024, 06:55
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«Già la notte entrava nel vicinato dell’incantesimo a svegliare le isole, l’argento vetrato del suo golfo». I versi di «Stela» di Alfonso Gatto sono il filo conduttore degli ultimi interventi di arte urbana al rione Fornelle, firmati da Giuseppe Roscigno alias GreenPino, anima, con Filippo Trotta e Valeriano Forte, del progetto Muri d’Autore promosso nel 2016 dalla Fondazione Gatto per restituire dignità al quartiere del centro storico di Salerno che ha dato i natali al poeta di «Liriche della resistenza». I versi ricamano le tre panchine della piazzetta incuneata nel labirinto di vicoli, accanto ce n’è un’altra, smart, serve per il caricamento wireless e Usb e luce di cortesia. É stata inaugurata ieri a conclusione del progetto «Messaggi in bottiglia», ideato e realizzato dalla Fondazione presieduta da Trotta e dall’associazione Impronte poetiche Aps di Maria Concetta Dragonetto, nell’ambito del programma «Il decoro premia» presentato da Salerno Pulita e Comune di Salerno e cofinanziato dall’Anci e CoReVe. 
IL PROGETTO
Strutturato in più fasi, ha tra i partner anche la scuola media Lanzalone con i ragazzini della preside Teresa Sorrentino, a scuola di riciclo. In maniera creativa, dai lavori di calligrafia e riuso creativo delle bottiglie di vetro, al murale «Real Eyes», un collage di occhi – lo accompagna l’ecoverso di Caterina Falciglia - composto da vetri colorati. Una mattinata «all’insegna della gentilezza poetica», dice Dragonetto, mentre Gianni Scotti, amministratore unico CoReVe avverte che si tratta del «primo finanziamento volto a sostenere iniziative sociali con lo scopo di sensibilizzare attraverso l’arte e la poesia una comunità dai più giovani ai più anziani». Ed è un vero e proprio passaggio di testimone dagli adulti ai giovanissimi il nuovo murale, battezzato ieri, con la mattonella poetica del piccolo Gaetano De Riso, «Ode a te Madre Natura». Campeggia sulla panchina rossa contro la violenza di genere; più in là c’è l’albero della pace. Perché le Fornelle, divenute, con i suoi graffiti di versi, caso di studio in atenei italiani e stranieri, sono icona di una rivoluzione urbana che coniuga street art e parola, un unicum in Campania e tra i pochi nel Belpaese. A rischio, purtroppo. É, infatti allo start – già «impacchettato» il palazzo dell’ascensore – il cantiere per il restyling energetico ed antisismico degli alloggi Erp e la sistemazione a verde degli spazi pubblici. Praticamente addio ai murales che costituiscono una delle attrattive maggiori della città. 
L’IDENTITÀ
Una «demolizione» ineluttabile, pare, così come lo è per il Maradona di Jorit, l’effige più rappresentativa di Napoli che deve cedere il passo all’esigenza di riqualificazione di San Giovanni a Teduccio. Un bronx, su cui si sono accesi i riflettori grazie all’opera dello street artist campano. Idem nelle degradate Fornelle, rivitalizzate da firme cult come Carlos Atoche, Ratzo, Davide Brioschi, Davide Casavola, Ivan Tresoldi, Piger, Teresa Sarno, Luis Alberto Alvarez, Carlo Knet Oneto, Mauro Trotta, Eremita, Domenico Tirino e, soprattutto, dalle calligrafie di GreenPino. Il sindaco passeggia tra i muri d’autore, «vanno urgentemente catalogati – insiste – si deve pubblicare un volume che conservi la memoria di questo esperimento eccezionale».

Riflette: «La soluzione potrebbe essere rifarli così come sono ora». Non è convinto Trotta, che ha presentato al Comune un progetto attualmente all’esame dell’ufficio Lavori pubblici. «Come suggerisce Jorit – osserva – l’arte urbana è effimera, destinata a perire. E, in fondo, i muri d’autore sono serviti a portare l’attenzione sul quartiere di Gatto. Sono contrario alle copie, chiamerei piuttosto gli stessi artisti ed altri per nuovi interventi. Il lavoro più duro e più costoso sarà ricostruire le parti calligrafiche, Pino ha impiegato sette anni e ha ricoperto oltre 500 metri di versi». E c’è un rammarico: che fine farà il murale di Mario Carotenuto, il pittore della città dell’amico Gatto?.

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