Botte e rapina a casa dell'anziana a Baronissi, condannato a sei anni

Giuseppe Buono, 42 anni, è rinviato a giudizio in un altro processo per l’omicidio della 91enne Maria Grazia Martino di cui era badante avvenuto a Salerno

Giuseppe Buono
Giuseppe Buono
di Nicola Sorrentino
Venerdì 7 Luglio 2023, 07:00
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Accusato di aver aggredito con violenza e poi rapinato in casa, un’anziana di 85 anni di Baronissi, viene condannato a 6 anni di reclusione. Questa la sentenza emessa ieri mattina dal gup del tribunale di Nocera Inferiore, nei riguardi di Giuseppe Buono, il 42enne attualmente in carcere e rinviato a giudizio per l’omicidio di Maria Grazia Martino e del tentato omicidio della sorella Adele, a Salerno. Donne presso le quali l’uomo svolgeva il lavoro di badante. La decisione è giunta al termine del rito abbreviato. L’imputato era difeso dal legale Assunta Mutalipassi. Sessanta i giorni previsti per il deposito delle motivazioni. Il gup ha contestualmente assolto una seconda persona, ritenuta inizialmente complice del 42enne di Baronissi. I fatti risalgono al 2 luglio 2022. Buono rispondeva di lesioni e rapina aggravata. Il colpo avrebbe fruttato 26mila euro.

Stando alle accuse ricostruite dalla Procura di Nocera Inferiore, quel giorno l’imputato sarebbe riuscito ad entrare all’interno dell’appartamento della vittima, dopo aver forzato l’ingresso. Quindi cominciò a rovistare in tutta la casa. D’un tratto, l’anziana rientrò da una passeggiata con il cane, cogliendo l’uomo sul fatto. In quel momento il marito della vittima era assente. A quel punto il 42enne l’avrebbe colpita con violenza, tra calci e pugni, lasciandola priva di sensi a terra. Infine la fuga. La rapina commessa a danno dell’anziana risale a sette giorni prima del delitto di via San Leonardo, a Salerno. Negli atti d’indagine c’era la testimonianza della vittima, che raccontò ai carabinieri quanto accaduto quel giorno, dopo essersi ripresa dalle ferite per le quali fu trasferita in ospedale. In un primo momento spiegò di aver visto due persone in casa, al suo rientro. Una di queste sarebbe stata Giuseppe Buono, la cui abitazione dista circa 200 metri dalla sua.

La donna spiegò di conoscerlo, avendo avuto con lo stesso da sempre rapporti cordiali. Poi aveva fornito indicazioni su una seconda persona, che riportavano ad un individuo di sua conoscenza, che abita nello stesso stabile. Per quest’ultimo la Procura chiese l’arresto ma il gip rigettò, ritenendo gli elementi indiziari insufficienti, anche in ragione della testimonianza poco chiara della vittima. L’uomo - difeso dal legale Rosario Fiore - ieri mattina si era difeso in aula, professandosi innocente. Il gup lo ha assolto dalle accuse. I carabinieri analizzarono, dopo i fatti, le celle telefoniche, raccogliendo anche la testimonianza del marito dell’anziana, il quale aveva parlato di strani contatti precedenti alla rapina, riguardo l’acquisto della sua automobile e informazioni sui propri spostamenti. Il lavoro dei Ris, inoltre, aveva fornito elementi legati ad una serie di impronte trovate in casa, con attribuzione ignota. La difesa di Buono preannuncia ricorso in appello, una volta depositate le motivazioni della condanna.

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