Elezioni a Salerno, sfida a De Luca:
cinquestelle in campo contro il Pd

Elezioni a Salerno, sfida a De Luca: cinquestelle in campo contro il Pd
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 1 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:30
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A Salerno c’è una sfida delle sfide di questa tornata elettorale: conquistare non solo la poltrona di sindaco ma soprattutto espugnare il feudo deluchiano che resiste dal lontano ‘93. Operazione non facile, anzi, perché tentata più volte si è rivelata sempre un buco nell’acqua. Ma stavolta a Salerno tutti o quasi sono pronti a giurare che sia la volta buona. Vedremo. Anche perché, alla fine, questo sonnacchioso e pigro capoluogo di scarsi 120mila abitanti preferisce affidarsi sempre all’usato sicuro. Anche perché per mesi si è lavorato per un candidato unico e civico che raccogliesse centrodestra, delusi deluchiani e varie esperienze civiche ma alla fine ognuno ha preferito avere il suo posto al sole. D’altronde 5 anni fa tutti vaticinavano vittorie ma alla fine Enzo Napoli, fedelissimo del governatore De Luca e suo ex capostaff, vinse senza problemi al primo turno e chi sognava ballottaggi o accordi sottobanco rimase con le pive nel sacco.

«È ballottaggio stavolta», dicono però sicuri i competitor diretti dell’uscente Napoli: il penalista Michele Sarno con il centrodestra al completo ed Elisabetta Barone, preside cattolica in corsa con l’M5s, delusi del Pd e Articolo Uno riuniti in un’unica formazione e 5 civiche. Ma entrambi si ritrovano quasi alla pari ed è scontro per capire chi andrà in un eventuale secondo turno. Più dietro ci sono il consigliere comunale di centrodestra Antonio Cammarota e gli outsider, Maurizio Basso, Gianpaolo Lambiase e Annamaria Minotti. Non solo perché anche a Salerno c’è una base grilina dura e pura contraria a qualsiasi accordo (candidata è Simona Libera Scocozza) e l’avvocato Oreste Agosto, leader de “I figli delle Chiancarelle”, gruppo nato sui social ma capace in solitaria di fare opposizione e dare filo da torcere da anni alla maggioranza deluchiana. 

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Che poi il punto è proprio questo: una città divisa tra guelfi e ghibellini. O di qua o di là, senza intermediazione alcuna. Come la piazza del Crescent, opera che celebra la grandeur deluchiana e inaugurata, non a caso, una decina di giorni fa dal governatore: ecomostro per alcuni, bellezza alla pari di piazza San Pietro per altri. Oggetto comunque di questa campagna elettorale in cui De Luca senior, tra l’altro, è sceso pesantemente in campo nell’ultimo mese. Almeno un paio di appuntamenti a settimana e comizio finale stasera per annunciare il montaggio delle Luci d’artista. Mossa necessaria perché sondaggi riservati in mano ai deluchiani segnalano un allarme rosso: Enzo Napoli non vincitore al primo turno.

E a Salerno una vittoria al secondo equivale comunque ad una sconfitta per il moloch deluchiano. E De Luca non ha fatto che far pesare il suo potere: «Avessi avuto io da sindaco un Vincenzo De Luca che faceva arrivare i soldi a Salerno»... 

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Per il resto la campagna è apparsa stanca nonostante i ben 985 candidati in corsa per i 32 seggi disponibili. Con l’unica novità dei grillini in campo a Salerno per la prima volta e, a differenza di Napoli dove sono alleati con il Pd e De Luca, qui sono contro. Nessun paradosso però per l’M5s che si trincera dietro un sillogismo perfetto: «Non siamo contro il Pd perché qui non ha presentato il suo simbolo». Come accade da sempre con De Luca che ha sempre rifiutato il vessillo di partito che fosse quello dei Ds o del Pd («Mi fa perdere voti», la sua teoria) per privilegiare le sue civiche storiche (Campania Libera, Progressisti e Salerno dei Giovani). Ma a Salerno si è visto comunque il doppio tour dell’ex premier Conte e del ministro Di Maio venuti a dare una mano alla preside Barone. Ma chi si aspettava attacchi e sciabolate contro il nemico De Luca è rimasto amaramente deluso. Nemmeno una sillaba contro. Nemmeno contro un’amministrazione cittadine che, seppur nella continuità deluchiana, ha perso oggettivamente un po’ della sua spinta propulsiva in mancanza del vero deus ex machina. Dalle manutenzioni al decoro passando per un dato allarmante uscito solo poche settimane fa: il debito monstre che fanno del Municipio di Salerno, il quarto più indebitato d’Italia. «Il debito pro capite dei cittadini di Salerno è 5 volte maggiore di quello dei cittadini di Napoli», attaccano i grillini per minare la roccaforte che, sicuramente, non ha più i numeri bulgari di una volta. E prima delle elezioni è iniziato il fuggi fuggi altrove: ben sei consiglieri hanno lasciato la maggioranza, per poi candidarsi contro. 

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