Falsi bidelli a Salerno:
in 29 rischiano il processo

Falsi bidelli a Salerno: in 29 rischiano il processo
di Nicola Sorrentino
Giovedì 1 Ottobre 2020, 06:20 - Ultimo agg. 08:13
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Personale Ata assunto con documentazione falsa e punteggio che non corrispondeva al vero. Per le accuse di truffa e falsità materiale commessa da privato, in concorso, 29 persone rischiano di finire a processo. A chiedere il rinvio a giudizio è il sostituto procuratore presso la Procura di Nocera Inferiore Davide Palmieri. L’udienza preliminare dinanzi al gip Luigi Levita è fissata per il prossimo 28 giugno. L’inchiesta, concentrata principalmente a Castel San Giorgio, coinvolge indagati residenti nella Valle dell’Irno e dell’Agro nocerino, ma anche di altre province. Dinanzi al gip compariranno Pasquale Abbate, Rosa Abbatiello, Maria Agovino, Alfonso Alfano, Marco Allocca, Salvatore Ammaturo, Domenico Amoroso, Lucia Annunziata, Fortunato Capuano, Gennaro Castaldo, Tullio Cielo, Carlo Cisano, Andrea Dascola, Giovanni De Caro (nella foto), assessore a Castel San Giorgio e comandante dei vigili urbani a Ogliastro Cilento, Elia Gimelli, Mario Leo, Luigi e Virginio Liguori, Michele Montanaro, Annette Muto, Letizia Panariello, Michele Pascale, Simona Piantedosi, Lucia Peluso, Anna Scarpa, Vito Scavelli, Matteo Sorrentino, Diego Surace e Antonietta Vitale. Nel collegio difensivo, gli avvocati Sabato Romano, Giuseppe Buongiorno, Manuel Capuano e Alfonso Esposito. L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza di Nocera Inferiore, abbraccia un periodo che va dal 2011 al 2015. Secondo il prospetto accusatorio, sette degli indagati, che rispondono di falso e truffa in concorso, sarebbero riusciti a farsi assumere «fittiziamente» in qualità di personale Ata presso tre istituti con certificati che attestavano l’esecuzione della prestazione lavorativa. I documenti avrebbero, in sostanza, riconosciuto un punteggio aggiuntivo «non spettante», procurando un ingiusto profitto ai singoli perchè beneficiari di retribuzioni, oltre a prestazioni previdenziali, che in realtà non gli spettavano. Per i restanti capi d’imputazione invece, contestati in forma singola, gli indagati avrebbero beneficiato di contratti di lavoro a tempo determinato per la durata dell’anno scolastico, utilizzando falsi certificati di lavoro.

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