Salerno, la maturità di Alla e Anastasia: «Divise dalla guerra, come sorelle sui banchi di scuola»

La prima è ucraina, la seconda russa: ci siamo conosciute prima del conflitto, ora sosterremo insieme la maturità

Alla Iareschenko e Anastasia Karnauchova
Alla Iareschenko e Anastasia Karnauchova
di Gianluca Sollazzo
Lunedì 19 Giugno 2023, 04:35 - Ultimo agg. 17:35
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Ci sono gesti e sentimenti che superano muri, convenzioni, pregiudizi. Ci sono rapporti che possono nascere al di là del tempo, dei periodi storici. La luce può farsi spazio in mezzo alle tenebre. Chiedere per credere ad Alla Iareschenko, 49enne ucraina, laureata in pedagogia nel suo Paese, mamma di una figlia quasi ventenne, con un passato di cadute e risalite. Da quando è iniziata l’invasione russa, vive il dolore della sua martoriata terra, dove ha parenti, amici. «La mia vita è lì, mando soldi, medicine. Ma non posso fare nulla, mi sento inerme, è una tragedia fuori dalla realtà. Tutto questo è irreale. C’è mio fratello sotto le bombe. Ci sono i miei parenti stretti. I miei vicini. Li sento ogni giorno», racconta Alla, prima di scoppiare a piangere. Ad asciugarle le lacrime e a darle una spalla su cui appoggiarsi è Anastasia Karnauchova, 40 anni, russa, nata in Siberia, nella lontana e fredda Omsk, laureata in chimica, e un passato in fabbrica.

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Alla e Anastasia da due anni sono amiche per la pelle. Si sono conosciute all’Istituto superiore Galileo Galilei di Salerno, dove tra pochi giorni affronteranno l’esame di maturità per conseguire il diploma tecnico, utile per trovare subito lavoro. Due donne con passati difficili, ritornate alunne. «Siamo compagne di banco, ci aiutiamo a vicenda», ammettono in coro. Il 21 giugno è la data cerchiata in rosso per l’avvio dell’esame, il compito d’italiano è il primo ostacolo per conseguire un diploma cercato e voluto. Ma le vere prove della vita, Alla e Anastasia, le hanno superate da tempo. L’ucraina e la russa, unite per la pelle. Pronte a darsi una mano. Al di là del tempo e della guerra che vedono scontrarsi i loro Paesi d’origine. «Anastasia mi ha accompagnato in auto ogni giorno a scuola – rivela Alla sorridente - Abito a Castel San Giorgio e raggiungere Salerno è per me difficile. È grazie ad Anastasia che posso oggi presentarmi all’esame di Stato.

In due anni mi ha aiutato tantissimo. La nostra amicizia è nata sul banchi di scuola. Ci siamo conosciute prima dello scoppio della guerra, avevamo due caratteri compatibili, inoltre parlavamo lingue comuni. È stato affetto da subito».

Poi lo scoppio della guerra. I morti, i bombardamenti. Alla ha dovuto sopportare i morti per i missili russi caduti sulla sua città, Kremenchuk, 200mila abitanti nella regione di Poltava sulle rive del fiume Dnipro. Nei giorni dell’incubo, Alla ha trovato Anastasia, la russa, a darle conforto. «I nostri paesi si sono separati – dice Alla - sono nemici, ma noi siamo rimaste amiche». Anastasia la siberiana annuisce. Guarda negli occhi la compagna di banco ucraina e le sorride. «È una sorella», dice. Anastasia non cita mai Vladimir Putin, il suo presidente, ma il riferimento all’azione di guerra è chiaro. La sua è una condanna senza mezzi termini. «Siamo umani e le guerre per colpa della politica non possono far soffrire in popoli – confessa la 40enne siberiana - è disumano tutto quello che è accaduto. Auspico che nella storia non si debbano più registrare conflitti così atroci per motivi di interesse politico. Dobbiamo vivere uniti, siamo Paesi vicini».

Anastasia e Alla ne sono un esempio tangibile. Sono diventate sorelle e compagne di banco. Vanno a scuola insieme e studiano assieme. E a inizio luglio si diplomeranno in Italia. «Siamo rimasti essere umani – sottolinea Anastasia - nonostante il male che sta dilagando». Intanto la maturità è pronta a bussare. L’età adulta delle due donne dell’est non frena le emozioni per un traguardo ormai molto vicino. «Sono due settimane che studiamo assieme giorno e notte», sorride Alla. «Sono emozionata, voglio fare bella figura – puntualizza la russa ambiziosa - Mi sento preparata».

Eppure a dare una lezione di vita ai prof e ai compagni di classe più giovani, sono state proprio loro. «Ci aspettavamo che si dividessero con lo scoppio della guerra, lo confesso – dice il prof Vincenzo Mattei, che ha seguito entrambe negli anni – e invece l’amicizia ha prevalso». È l’istituto Galileo Galilei, che ha attivo un corso di studi anche per adulti, ad aver appreso dalle vite delle due donne dell’est. «La loro amicizia – plaude il preside Emiliano Barbuto – è andata oltre le contingenti situazioni internazionali, hanno affermato il vero valore della amicizia, della fiducia reciproca che vanno oltre le barriere geopolitiche. A loro va il nostro in bocca al lupo per gli esami».

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