I pediatri e la maratona per il vaccino:
«Bimbi colpiti, temiamo l’ondata»

I pediatri e la maratona per il vaccino: «Bimbi colpiti, temiamo l’ondata»
di Silvia De Cesare
Sabato 13 Febbraio 2021, 06:55 - Ultimo agg. 07:53
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Se aumentano i casi di Covid nei bambini aumenta il lavoro del pediatra. Un carico di lavoro notevole in questo anno di epidemia per i dottori che devono offrire professionalità come fosse un gioco ai loro piccoli pazienti. A Salerno e provincia, con le dovute distanze e tutte le precauzioni del caso, gli studi medici pediatrici da quasi dodici mesi sono sempre full. Il telefono squilla h24 e la preoccupazione che questi baby pazienti abbiano contratto il virus cresce e sempre più spesso si fa realtà. 

«La terza ondata si percepisce - racconta Francesca Alicchio, chirurgo pediatra presso l’ospedale di Salerno - per fortuna per gli ultimi due bambini arrivati siamo riusciti a prescrivere cure domiciliari.

Raramente registriamo casi di sintomaticità e l’incidenza non è al momento importante, ma i casi stanno aumentando». E infatti secondo il dossier dell’Unità di Crisi per l’emergenza Covid19 l’Asl Salerno comunica che 58 sono i casi registrati in asili e scuole d’infanzia (0-5 anni) e 82 nelle elementari (6-10 anni): e il tracciamento va in tilt. «Le scuole chiuse hanno garantito una sorta di tranquillità. Il bambino contraeva il virus in famiglia, oggi accade anche il contrario - spiega il dottor Domenico Viggiano - e quando questo succede vuol dire che per ogni singolo positivo ci sono almeno 30 tamponi da fare su altrettanti bambini. La settimana scorsa abbiamo registrato sette “piccoli” positivi, ovvero 210 tamponi da fare che moltiplicati ancora per tutti i nuclei familiari…». Un lavoro enorme insomma che si aggiunge a quello preesistente. «Lo sforzo maggiore è fare più tamponi possibile - prosegue Viggiano - si legge che la scuola ha un basso rischio di trasmissione, ma questo non vuole dire zero». L’unica notizia positiva è che il Covid ha debellato in un certo senso l’influenza nei bambini, merito anche di una campagna disposta dal Ministero della Salute di allargare il vaccino antinfluenzale non solo ai piccoli con patologie croniche ma a tutti quelli di un’età compresa fra i 6 mesi e i sei anni. Questo per ridurre la percentuale di individui con sintomatologia distinguibile dal Covid, ma anche evitare sovrapposizioni diagnostiche: due infezioni non si sa quali e quanti rischi comportino. «Ad oggi ho fatto circa 400 somministrazioni - conclude Viggiano - molti genitori hanno scelto di non vaccinare i propri figli, non avendolo fatto prima, ma anche perché, non essendoci stata una vera epidemia, non lo hanno ritenuto opportuno. Se procediamo così l’influenza non la vedremo. Mascherina, distanziamento e scuole chiuse a fasi alterne hanno permesso la non trasmissione». 

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Cinquecentosettantasei sono i vaccini antifluenzali invece somministrati dal dottor Luigi Morcaldi. «In passato, di questi periodi, eravamo oberati dall’influenza - spiega il pediatra segretario provinciale della Fimp, Federazione Italiana Medici Pediatri - quest’anno ci si è oggettivamente ammalati di meno, ma il virus continua a tenerci molto impegnati e spesso ci ha messo spalle al muro con la burocrazia: ordinanze che si susseguono velocemente, interpretazione di genitori e dirigenti scolastici non sempre univoche. Poter prescrivere il tampone, l’unica valida arma quando c’è un sospetto di virus, è stato un grande traguardo. Ci consente di intervenire subito ed isolare il bambino. Ma anche se si tratta di una semplice influenza dobbiamo stare attenti perché è dimostrato che con l’infezione il Covid ci va a nozze». Per ripartire in sicurezza dunque i pediatri sono fermi su due punti: vaccino antinfluenzale e tampone. «Mai stata una campagna così forte - sottolinea il pediatra Giovanni Basilio - nel mio studio di Salerno ne ho fatti oltre 300. Se ne avessi avuti di più… Per non sballare ne ho chiesti pochi. Devo ammettere che non mi aspettavo una richiesta così numerosa, ma sono sempre stato a favore perché è la chiave contro l’influenza. Il vaccino protegge intorno al 70% ma il suo effetto aumenta nella ciclicità. Quanto alla pandemia, senza voler fare gli eroi, abbiamo affrontato sul territorio un’emergenza di carattere nazionale con grande responsabilità e continuiamo a farlo, siamo il filtro con l’ospedale ed è nostro dovere lavorare con coscienza». 

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