Pagani, Gambino: Io vittima? No, ma lo Stato deve pagare

L'ex sindaco di Pagani con i suoi legali parla dei dodici anni di processo. Gli avvocati: troppi errori, come nel caso Tortora

Alberico Gambino e Giovanni Annunziata
Alberico Gambino e Giovanni Annunziata
di Petronilla Carillo
Mercoledì 6 Dicembre 2023, 06:00
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Ha affrontato sei procedimenti giudiziari ed è stato sempre assolto. L’ultimo, quello nato dall’inchiesta Linea d’Ombra, è stato certamente il più pesante ma lui, Alberico Gambino, dice di voler archiviare e guardare avanti anche se, nel corso della conferenza stampa tenuta con i suoi legali, il professore Alessandro Diddi e il penalista Giovanni Annunziata, appare provato quando ripercorre il ricordo di questi anni. Le sue figlie erano solo delle bambine, la più piccola aveva 2 anni e poco ricorda, la più grande oggi è all’Università e sogna di fare il magistrato. «Dice - spiega Gambino con il sorriso sulle labbra - che la magistratura ha bisogno di persone giuste». L’ex sindaco di Pagani, oggi nelle fila di Fratelli d’Italia, non usa mai una parola fuori posto, come nel suo stile di sempre. La prima telefonata l’ha ricevuta dal suo amico, oggi vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, di cui è anche capo segreteria, ma ricorda con affetto la battaglia che Giorgia Meloni, nel 2015, fece in sua difesa quando, con un secondo mandato di cattura che pendeva sulla sua testa, lo ha difeso a spada tratta nel salotto di Bruno Vespa, consentendogli di essere eletto consigliere regionale. 
IL POLITICO
Con i suoi legali attende le motivazioni della Corte d’Appello di Napoli ma, in linea di massima, pensa di procedere con una richiesta di risarcimento. «Non per un fatto economico - ci tiene a precisare - ma per un senso di rivalsa contro il torto subito. I giudici, con grande tranquillità, ieri (lunedì, ndr) hanno decretato che sono una persona onesta ed ora lo Stato deve pagare». Poi sottolinea: «non mi sento una vittima ma in quei ventuno mesi di carcere, trascorsi a Fuorni, poi ai domiciliari, poi ancora in cella e poi di nuovo a casa, ho subito tante mortificazioni. Credo che l’intera comunità paganese sia stata mortificata perché indicata come paese di camorristi e invece a Pagani la maggior parte delle persone non hanno nulla a che vedere con la criminalità organizzata. Quella deve pagare e sta pagando. Ma, purtroppo, mi rendo conto che la parola di una persona onesta vale meno di quella di un delinquente». E ancora: «Quando sono stato riportato in carcere per la seconda volta mi hanno fatto uscire dalla caserma con le manette ai polsi: è stato orribile. In carcere mi prendevano in giro: Gambino, mo’ ti facciamo sindaco di Fuorni. Ed io dovevo anche farmi la risatina. A casa, poi, è stato terribile: venivano cinque o sei volte al giorno a controllarmi. Se ero in bagno entravano anche in bagno, se le mie bambine dormivano, di notte, entravano con le luci dei cellulari per verificare che non ci fossero estranei». Sorride se si parla di candidatura alle Europee: «Sono a disposizione del partito».
I LEGALI
Per il professor Diddi, che ricordiamo essere promotore di giustizia anche nel caso di Emanuela Orlandi, Alberico Gambino è vittima di un errore giudiziario. «Un caso - dice - che dovrebbe far scuola, come quello di Enzo Tortora. Lo dico sempre ai miei studenti. Magistratura e politica devono dialogare e far pace».

«Hanno parlato di sistema Pagani - aggiunge Annunziata - e poi non avevano le prove.

Abbiamo potuto dimostrare l’estraneità di Gambino dalle sette accuse di concussione e dallo scambio politico-mafioso producendo documenti che la procura non era andata a cercare nei 50 giorni in cui ha chiuso le indagini». Per i due avvocati: «le indagini sono state approssimative. Se avessero approfondito i temi trattati almeno gli avrebbero evitato il carcere».

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