«Manifestando», Amelio e la cultura del dono alla Pinacoteca provinciale

Dal 12 maggio alla Pinacoteca provinciale i manifesti delle mostre realizzate dal gallerista che fece di Napoli la capitale dell’arte contemporanea

Uno dei manifesti della mostra
Uno dei manifesti della mostra
di Erminia Pellecchia
Mercoledì 10 Maggio 2023, 14:03 - Ultimo agg. 17:11
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«L’arte non significa, l’arte è». È il pensiero-manifesto di Lucio Amelio, l’intellettuale napoletano che, nella seconda metà del Novecento, è stato tra i grandi protagonisti della scena artistica mondiale. «Molto più di un gallerista - scriveva Achille Bonito Oliva, una lunga amicizia col geniale Lucio dal 1966 fino alla morte nel 1994 - Aveva sì creato tutte le possibilità di fare mostre con artisti importanti, ma era soprattutto il collettore di eventi culturali che hanno modificato radicalmente il tessuto in cui si inserivano e hanno inaugurato un gusto del nuovo che a Napoli prima non esisteva». Una Napoli in transizione che si modella sullo sguardo lungo di Amelio, sulla sua capacità di anticipare i tempi, di sperimentare, ibridare, traghettare energie tessendo rapporti con artisti, galleristi, critici, che stavano per diventare gli attori dell’arte italiana e internazionale. L’arte è. È leggerezza che si fa pensiero forte, che provoca e scuote le coscienze, che «è strumento che serva all’individuo per poter determinare di più la sua esistenza nel mondo». L’arte è. È impegno, adesione, generosità.

«L’arte è dono», sottolinea Raffaella Bonaudo, soprintendente Abap di Salerno ed Avellino, felice di aver dato vita, con l’associazione Kaos48 di Napoli, al progetto espositivo Manifestando. La mostra delle mostre che dal 12 maggio (opening alle 17, fino al 31 maggio) vedrà scorrere sulle pareti della Pinacoteca Provinciale di Salerno un corpo di 70 manifesti, sui tantissimi realizzati da Lucio Amelio per promuovere le attività prima della sua Modern Art Agency, aperta «con poca pecunia» nel 1965, poi di quella battezzata col suo nome in piazza dei Martiri. 

«Una iniziativa importante - dice Bonaudo - che permette ai più giovani di conoscere questo straordinario produttore di cultura che aveva avvicinato Napoli al mondo e portato il mondo a Napoli, ma anche perché, inserita com’è nel contenitore L’arte di donarsi, promossa dallo sportello Amico dei Trapianti dell’Asl di Salerno, concorre alla diffusione della cultura della solidarietà. Manifestando, come recita il titolo della mostra, la libera scelta del dono». Le fa eco il presidente della Provincia, Franco Alfieri, che ancora una volta mette a servizio di un appuntamento «di prestigio e di utilità», una sede istituzionale.

Si rivolge ai ragazzi dei licei Regina Margherita e Sabatini-Menna e dell’istituto alberghiero Virtuoso, presenti ieri a palazzo Ruggi d’Aragona: «In un momento storico in cui prevale l’indifferenza, scegliete di essere donatori, donare ci rende più ricchi».

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Con Rosa Maria Vitola che insieme a Paola Apuzza ha portato a Salerno «questa mostra diversa e alternativa», organizzata con Kaos48 di Fabrizio Scomparin, nipote di Lucio Amelio, da cui ha ereditato «la voglia di sperimentare e cercare talenti», si entra nel cuore del progetto. Terzo in collaborazione, dopo le mostre Kaos antitesi del silenzio (2021) e MartEs Magia, arte, essoterismo del 2022. A illustrarlo è il curatore Massimo Sgroi, scrittore e critico d’arte, direttore artistico del Mac di Caserta, che ribadisce il primato dell’Amelio comunicatore. Un pioniere nel suo ambiente che, avverte Alfonso Amendola, prof di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’ateneo salernitano, attinge al mondo «della comunicazione visiva di massa». Scorrere la «quadreria» di manifesti e riviste è un emozionante excursus nei fermenti artistici tra ‘70 e ‘90 con Napoli e la sua «valanga italiana» che conquista Parigi e New York. Ecco i manifesti delle mostre di Mario Ceroli, Andy Warhol, Joseph Beuys (un sodalizio lungo 20 anni, segnato dal summit, ritenuto impossibile, con Warhol), Rauschenberg, Kounellis, Mappletohorpe, Keith Haring, Cy Tombly, Barcelò, Gilbert and George, Paladino,Tatafiore. Ecco quelle realizzate nelle prestigiose villa Pignatelli e Capodimonte.

Infine l’attualissima Terrae Motus, l’iniziativa più potente e sofferta di Amelio, «l’atto di dolore dedicato a tutti coloro che soffrono la fame, la disperazione, la solitudine, la difficoltà ad educarsi; l’atto di speranza che si possa creare un punto di riferimento per quanti vogliono cambiare la situazione». Chiude il documentario InTheArt di Andrea Valentino, prodotto da C4C con l’obiettivo di indagare le reazioni umane alla visione delle opere d’arte dal ‘70 ai giorni nostri. Un approccio antropologico, quasi un esperimento sociale per capire quanta forza emotiva produce l’arte.

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