Molestie e intimidazioni al parente per l'eredità, un'intera famiglia di Scafati a processo

Quattro persone sono finite a processo per stalking ai danni del congiunto e di suo figlio: «Togli da mezzo la causa altrimenti tu e tuo figli non uscite vivi da qua dentro, ti spacco la testa»

Il palazzo di giustizia di Nocera Inferiore
Il palazzo di giustizia di Nocera Inferiore
di Nicola Sorrentino
Domenica 16 Aprile 2023, 07:00
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Sette anni circa di persecuzioni e atti molesti, per costringerlo a interrompere e bloccare una causa civile - per motivi di eredità - dietro minacce del fratello e della sua famiglia. Giorni fa, in aula, ha raccontato tutto al giudice. Anche della sua decisione, maturata nel tempo, di cominciare a documentare ogni cosa che veniva fatta contro di lui con foto e video. Sono quattro le persone attualmente a giudizio con l’accusa in concorso di stalking. La vittima è un uomo di 49 anni, residente a Scafati, perseguitato dal fratello, dalla moglie di quest’ultimo, così come da altri due parenti. Dietro quei comportamenti vi erano futili ragioni, legate a questioni di natura economica, di beni e di eredità, finiti poi oggetto di un procedimento civile. Tutto sarebbe cominciato nel 2015 e proseguito, nel tempo, per diversi anni, fino ad un periodo più recente. La vittima avrebbe avuto paura anche per suo figlio, anche lui parte lesa (all’epoca 13enne), temendo persino di uscire di casa oltre a registrare contraccolpi di natura psicologica. L’esame e il controesame sostenuto giorni fa, in tribunale a Nocera Inferiore, è durato oltre tre ore. 

«Togli la causa da mezzo altrimenti tu e tuo figli non uscite vivi da qua dentro, ti spacco la testa», questa una delle tante minacce che avrebbero ripetuto gli imputati, in occasioni differenti. La vittima sarebbe stata minacciata dal fratello in ogni modo. Tra gli episodi raccontati in aula e contestati, poi, dalla procura di Nocera Inferiore, quella di aver visto un giorno un cappio pendente dinanzi al balcone di casa. Un messaggio chiaro, di morte, al quale ne seguirono altri. Il gruppo, tutto, si sarebbe reso protagonista infatti della distruzione di vari oggetti appartenenti alla vittima, quali vasi e pezzi di marmo. Ancora, un cancello di ferro fu scaraventato sull’altalena del figlio, così come acqua e detersivo lanciata sul balcone dove era stesa la biancheria pulita del 49enne. Gli appartamenti, infatti, confinavano e questo rendeva più difficile e umiliante per l’uomo vivere la propria quotidianità. La famiglia oggetto d’indagine avrebbe, inoltre, lanciato più volte sporcizia, briciole, residui di spazzatura e consumato continui gesti intimidatori contro il parente.

Tra questi il gesto del taglio della gola. Il lancio di oggetti e qualsiasi altra azione serviva a disturbare costantemente la quiete notturna dell’uomo, finito in un perdurante e grave stato d’ansia e di timore assoluto per la propria incolumità così come per quella del figlio.

La parte civile è rappresentata dall’avvocato Gerardo Striano. Il 49enne dovette stravolgere per un lungo periodo le proprie abitudini di vita, prendendo accorgimenti anche solo per uscire all’esterno del proprio appartamento. Il processo è vicino alla sua conclusione, con l’esame degli imputati prima delle richieste delle parti.

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