Prima Rassegna del Patrimonio Immateriale della Campania: chiusura tra saperi e cultura alimentare

Tra gli ospiti Elisabetta Moro, il professore di Antropologia culturale all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, Pier Luigi Petrillo, e la Cattedra Unesco Unitelma Sapienza, Alfonso Pecoraro Scanio

L'incontro
L'incontro
Lunedì 4 Dicembre 2023, 12:00
4 Minuti di Lettura

Le pratiche tradizionali connesse a saperi, celebrazioni, espressioni e cultura agro-alimentare sono state protagoniste della Prima Rassegna del Patrimonio Immateriale della Campania, in programma al Next di Capaccio Paestum dall’1 al 3 dicembre. Un evento unico nel suo genere, con oltre 70 stand espositivi, dibattiti, incontri, laboratori, dimostrazioni, degustazioni e concerti per conoscere il patrimonio culturale immateriale campano iscritto all’Ipic (Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano), con le sue produzioni artistiche e artigianali, riti e feste, musiche e performance artistiche, pratiche rurali, gastronomiche ed enologiche che rendono straordinaria la Campania.

L’evento si è concluso questa mattina con un incontro dedicato al «Patrimonio Culturale Immateriale a vent’anni dalla Convenzione Unesco: Scenari internazionali e nazionali», con la partecipazione – tra gli altri – di Elisabetta Moro, professore di Antropologia culturale all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, Pier Luigi Petrillo, Cattedra Unesco Unitelma Sapienza, Alfonso Pecoraro Scanio, Fondazione UniVerde, Maurizio Di Stefano, Icomos Italia, Stefano Pisani, sindaco di Pollica, Patrizia Nardi, Referente dell’elemento Rete delle Feste delle Grandi Macchine a spalla Italiane, Marina Fumo (L’arte dei Muretti a secco), e i rappresentanti di altre comunità emblematiche di beni Unesco come L’Arte del pizzaiuolo napoletano, che ha celebrato 6° anniversario del prestigioso riconoscimento. Ha moderato l’incontro la giornalista Marianna Ferri.

«Con la Convenzione sul patrimonio culturale immateriale del 2003 – ha dichiarato il professore Pier Luigi Petrillo – l’Unesco ha chiesto a tutti gli Stati di documentare il patrimonio vivente.

L’iniziativa della Regione Campania, avviata nel 2018, di costituire un inventario sul patrimonio culturale immateriale rappresenta una best practice, un esempio oggi per molte altre Regioni. Se si vuole salvaguardare e preservare per le future generazioni il patrimonio vivente, la prima cosa da fare è documentarlo, studiarlo e conoscerlo: l’Ipic, lo strumento dell’Inventario regionale, fa proprio questo. E grazie ad esso la Regione Campania rappresenta un punto di riferimento per tante Regioni italiane, che uno strumento simile non l’hanno adottato: la Regione Veneto e la Regione Marche, ad esempio, hanno preso spunto proprio dall’Ipic per introdurre qualcosa di simile.»      

A vent’anni dalla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, la Regione Campania lancia la candidatura di nuovi beni legati ad antiche tradizioni, come il Caffè espresso italiano, l’Arte dell’incisione a cammeo di Torre del Greco e – in fase di organizzazione per una proposta unitaria – l’Arte presepiale.

Attraverso l’Inventario Ipic e la Rassegna, i beni materiali e immateriali campani dialogano tra loro, si raccontano e soprattutto raccontano l’anima dei territori, per un’iniziativa che ha dato visibilità alle comunità rappresentative delle loro tradizioni, storie e valori. Inoltre, è stato presentato il Catalogo del Patrimonio Immateriale della Campania (272 pagine, in lingua italiana e inglese), un volume indispensabile per conoscere le circa 100 pratiche tradizionali iscritte all’Ipic, uno strumento necessario non solo ai fini del riconoscimento Unesco ma anche per il cosiddetto «turismo delle radici»: ci sono 80 milioni di italiani all’estero che rappresentano un potenziale enorme per riallacciare storie, legami e conoscenza. 

«Questi beni hanno un valore a prescindere dal riconoscimento Unesco – ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio –. Dobbiamo stare attenti affinché queste tradizioni siano valorizzate nel rispetto della natura e dell’ambiente, e supportarle con l’utilizzo della digitalizzazione per il monitoraggio e la diffusione della conoscenza, anche semplicemente per la realizzazione di un sistema efficace di prenotazione, al fine di agevolare i flussi turistici.»

Video

Protagoniste della giornata di chiusura della Rassegna anche le bande musicali di Canta, suona e cammina, progetto che attraverso le parrocchie coinvolge i giovani provenienti dai quartieri con criticità sociali o a rischio di evasione scolastica: i ragazzi si sono esibiti con brani della tradizione musicale della Canzone napoletana e del Natale. A seguire, sono andate in scena le performance artistiche afferenti alle varie pratiche tradizionali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA