Paolino: «Innocente nel tunnel giustizia
ho dubitato anche di me stesso»

Paolino: «Innocente nel tunnel giustizia ho dubitato anche di me stesso»
di Viviana De Vita
Domenica 5 Febbraio 2017, 10:29 - Ultimo agg. 6 Febbraio, 10:05
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Assolto dopo 11 anni perché il fatto non sussiste. E’ la fine di un incubo per il noto psicoanalista salernitano Federico Paolino travolto dalla bufera giudiziaria in seguito alla denuncia di un avvocato di Nocera nei cui confronti il professionista aveva redatto una perizia nell’ambito di una causa di separazione pendente davanti al tribunale civile. Finito sotto accusa con le pesantissime ipotesi di reato di tentata concussione, falsa perizia, abuso d’ufficio e diffamazione, ha dovuto attendere oltre un decennio per vedere riconosciuta la sua innocenza sancita, finalmente, lo scorso dicembre, quando i giudici del tribunale di Nocera (Domenico Diograzia presidente, a latere Raffaela Caccavale e Franco Russo Guarro), all’esito di un interminabile dibattimento nell’ambito del quale il professionista è stato rappresentato dalla penalista Giuliana Scarpetta, hanno chiuso la vicenda con un’assoluzione piena.

Dottore Paolino quando è cominciato il suo calvario?

«Era il 2005 quando ottenni una nomina dal tribunale di Nocera come consulente tecnico nell’ambito di una causa civile di separazione coniugale. Poiché la vicenda era molto delicata e occorreva decidere anche sull’affidamento dei figli, il giudice mi chiese di redigere una perizia per valutare la capacità genitoriale dei coniugi. La consulenza fu depositata nell’agosto 2005: due giorni dopo partì la denuncia del marito, un avvocato del foro di Nocera, che si sentì leso da quella perizia nella quale gli diagnosticavo un disturbo della personalità. L’avviso di conclusione delle indagini è arrivato solo nel 2009, ben 4 anni dopo e, nel gennaio 2010, c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio che ha poi portato al processo conclusosi solo lo scorso dicembre, 11 anni dopo la notifica di quella denuncia».

Quali reati la Procura ipotizzò a suo carico?

«Le accuse erano gravissime: mi fu contestato il tentativo di indurre l’avvocato a corrispondermi una somma di danaro al fine di orientare la relazione a suo favore. Poiché secondo la denuncia non sarei riuscito ad ottenere quei soldi, mi sarei vendicato redigendo una relazione contenente pareri mendaci e attestante fatti non corrispondenti al vero».

Ci sono voluti 11 anni per dimostrare che nel suo operato non c’era alcun illecito. Una sentenza pronunciata dopo 11 anni può essere considerata giusta?

«Si tratta di una sentenza sicuramente giusta nel contenuto che riconosce la mia completa estraneità ad ogni reato ma resta da chiedersi come sia possibile aprire un procedimento penale solo sulla base di una denuncia e senza alcun tipo di prova o testimonianza atta a suffragare quelle accuse e portarlo avanti per oltre un decennio».
 
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