Salerno, dopo lo stop a Coscioni la Torre cuore si svuota: al Ruggi sparisce anche il reparto lasciato da Iesu

Cardiochirurgia dall'eccellenza alle traversie sulle nomine dei primari

Enrico Coscioni
Enrico Coscioni
di ​Sabino Russo
Venerdì 8 Marzo 2024, 05:45 - Ultimo agg. 9 Marzo, 13:26
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Si dice «alquanto basito» dal forte provvedimento, «che scaturisce da un quadro indiziario giudicato grave dal giudice per le indagini preliminari», il manager del Ruggi Vincenzo D’Amato, dopo la sospensione dall’attività medica per un anno di Enrico Coscioni, direttore del dipartimento di cardiochirurgia del Ruggi, nonché braccio destro alla Sanità del governatore De Luca e presidente dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, richiesta dalla Procura di Salerno e accolta dal gip Piero Indinnimeo, per aver dimenticato una garza di otto centimetri nel cuore di un uomo poi deceduto.

Assieme a lui, interdetti anche i medici della sua equipe. Il provvedimento diventa ancora più delicato, in questo momento, se si tiene conto della scomparsa nel nuovo atto aziendale, che dovrebbe essere discusso con le parti sociali nei prossimi giorni, del reparto doppione di cardiochirurgia d’urgenza retto fino ad agosto scorso da Severino Iesu, rendendo ancora più critico il vuoto nella Torre cuore. 

«Mi auguro che i cinque sanitari indagati siano ascoltati al più presto, e riescano a chiarire la propria posizione - dice il direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria salernitana - fornendo ulteriori elementi utili alle indagini e che l'intera vicenda, al momento ancora in fase istruttoria, possa essere definita al più presto. È altresì evidente, che il dispositivo non può non ripercuotersi sulle attività di cardiochirurgia, per le quali il Ruggi è a tutt'oggi struttura di rilievo nazionale, alla quale gli assistiti, provenienti non solo dall'ambito provinciale, continuano a rivolgersi con fiducia».

Dopo l’addio del numero uno della Torre cuore Severino Iesu (insieme a tutta la sua equipe), che ufficialmente ha rassegnato «le dimissioni dal servizio per superati limiti di età a far data dal 1 agosto 2023», ma che avrebbe lasciato il presidio di via San Leonardo per il depotenziamento che avrebbe subito il reparto dopo lo sdoppiamento tra le unità di cardiochirurgia e cardiochirurgia d’urgenza, con un conseguente, quanto prevedibile, dimezzamento degli interventi chirurgici, a Coscioni era stata affidata anche la gestione delle urgenze, segnando così, nella sostanza, già la fine del reparto guidato da Iesu e della doppia cardiochirurgia. In questi mesi, la direzione strategica avrebbe provato (una manifestazione d’interesse non c’è mai stata) a sondare il terreno per un possibile sostituto, ma la ricerca, a quanto pare, avrebbe dato esito negativo.

Da qui, la necessità dell’affidamento ad interim, almeno fino alla pubblicazione del nuovo atto aziendale, che segna, stando alle prime indiscrezioni, la fine del cosiddetto reparto doppione.

Il decreto di nomina dei due primari di cardiochirurgia fu firmato, nel gennaio del 2018, dall’allora manager dell'azienda ospedaliera Giuseppe Longo. Con analogo titolo assunse la guida della cardiochirurgia d'urgenza Severino Iesu, che aveva ricoperto il ruolo di primario facente funzioni fino allo scorporo della branca in due distinte unità operative. Coscioni, consigliere per la sanità del presidente della Regione Vincenzo De Luca, aveva superato con punteggi alti la prova selettiva del concorso interno nel periodo di governo del Ruggi guidato dal manager Nicola Cantone. Tuttavia, il predecessore di Longo, con riferimenti normativi che gli riconoscevano ambiti di discrezionalità, aveva individuato per la carica di primario Pasquale Totaro, piazzatosi secondo alle spalle di Coscioni nel concorso interno.

Cantone motivò la scelta perché Coscioni, per l'incarico istituzionale ricoperto, non avrebbe potuto garantire la presenza full time in una divisione particolarmente complessa. Circostanza, questa, superata con la revoca del decreto con il quale l’allora commissario straordinario Nicola Cantone concedeva al medico salernitano, quando ancora non ricopriva il ruolo di primario, la presenza in reparto 2 giorni a settimana. La nomina tuttavia non diventò mai effettiva. Cantone lasciò il Ruggi e tutto rimase congelato fino all’arrivo di Longo.

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