Salerno, Anna e Osvaldo tornano tra i banchi a 57 anni e si «maturano»

La vicenda al Profagri di Salerno

Osvaldo Gallucci ed Anna Sica
Osvaldo Gallucci ed Anna Sica
di Gianluca Sollazzo
Domenica 11 Giugno 2023, 06:45 - Ultimo agg. 12 Giugno, 08:00
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Tenaci e lottatori. Mai sognatori, sempre concreti e caparbi. A 57 anni suonati sono tornati sui banchi di scuola, sfoderando motivazioni da fare invidia ai loro compagni più giovani. Osvaldo e Anna, 114 anni entrambi, hanno chiuso venerdì il loro anno scolastico, salutando i professori che li hanno accompagnati nel percorso di studi. Tra dieci giorni affronteranno l’esame di maturità. Perché nella vita, come nella scuola, non è mai troppo tardi. Lui, Osvaldo Gallucci, 57 anni, salernitano doc e residente a Torrione, ha alle spalle una vita di eterno precario, fatta di contratti a termine, sacrifici lontano dalla sua terra: sogna di entrare nella scuola a tempo indeterminato come personale Ata, quindi come assistente tecnico o amministrativo. Lei, Anna Sica, 57 anni, sposata e mamma di due figlie, Cristina di 31 anni e Morena di 28 anni, ha un passato difficile, fatto di sofferenze, sacrifici personali, donna profonda e tenace con una passione per i libri, per il sapere democratico. Entrambi credono nel valore dell’istruzione e della scuola come ascensore sociale. Negli anni tempestosi della pandemia da Covid-19, hanno bussato alle porte di un istituto superiore salernitano, il Profagri, chiedendo di poter tornare a studiare e frequentare le lezioni. L’obiettivo: arrivare al diploma di scuola statale nel professionale che insegna l’agricoltura moderna. Reinseriti nel sistema scolastico dal preside Alessandro Turchi, Osvaldo e Anna hanno chiuso il loro percorso di studi non mancando mai a nessuna lezione. Sempre in prima fila. Sempre motivati. Guidati da professori d’esperienza come Maristella Forrisi e Giampolo D’Antonio, sono pronti per la prima prova d’italiano del 21 giugno. Studenti lavoratori e studenti modello. Da due anni anche compagni di banco molto affiatati. 


I RACCONTI
«Sono cresciuta in un contesto familiare non agiato – racconta Anna, la mamma di Pontecagnano appassionata di letture - La mia istruzione si è interrotta decenni fa, una volta finite le scuole medie. Purtroppo i miei genitori pensavano che solo lavorando si potesse ottenere ciò che serviva. Così, dopo aver appreso le tecniche di raccolta degli ortaggi e finiti gli studi, ho iniziato a lavorare con loro. Ma allo stesso tempo nasceva in me un’insaziabile passione per la lettura, ho letteralmente divorato centinaia di libri, gli stessi che mi davano l’opportunità di scoprire mondi nuovi, che mi insegnavano a migliorare la qualità della mia vita e che mi facevano sentire meno inadeguata alla società. In particolare il romanzo che ha avuto maggiore risonanza nella mia vita è Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas per la determinazione di vincere sull’ingiustizia. Uno dei motivi per cui ho sempre desiderato il pezzo di carta – confessa Anna - era proprio perché non volevo più sentirmi inadeguata». E così in piena emergenza Covid s’è messa in gioco. «Ho scoperto la didattica a distanza – continua Anna - ho appreso nuove conoscenze grazie a tutti i docenti che mi hanno accompagnata in questo percorso, ho conosciuto persone, anzi compagni di classe, ognuno con la propria storia. E finalmente quest’anno, dopo tre anni di scuola, mi prenderò la mia bella soddisfazione, la mia rivincita personale, il mio diploma». Osvaldo ha alle spalle una vita di precariato iniziata nel 1985. Da quando era ragazzo non ha mai smesso di lavorare. Si è diplomato come ragioniere. Ma ciò non è bastato. «A 23 ho lavorato a Cremona, Bologna, Cassano D’Adda presso le Poste Italiane ma con contratti trimestrali – racconta - Dal 1988 al 2000 ho lavorato sempre come precario.

Durante l’inverno lavoravo alle poste, d’estate come responsabile di gruppi truistici». Osvaldo non si è mai risparmiato. Indole attiva, si è visto scalzare tante volte. «Mi sono sempre trovato ad accettare la realtà e a soffrire – spiega - Finché un giorno, nel 2021, ho avuto la mia prima convocazione nelle scuole come personale Ata precario, e dopo 18 anni di attesa. Ho lavorato a Roma. Poi a Salerno. Quest’anno invece non ho lavorato senza convocazione. Ho deciso alla mia età di prendermi un diploma ad indirizzo tecnico per cercare una mia stabilizzazione e darmi una maggiore stabilità. Non più contratti trimestrali. Non più doppi lavori per vivere. Tornare a 57 anni sui banchi di scuola non è stata facile e dopo 37 anni rifarò un esame di stato, è una rivincita contro il precariato che mi affligge da anni».

 

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